[vuoi ancora che ti abbracci]

al_qantar
mercoledì 8 maggio 2013 17:49

Non era questo che intendevo quando, equivocando, hai sciolto i capelli. Entrare nell’anima capire il perché di ogni gesto, di ogni rarefatta espressione, credendo di aver afferrato ogni senso di questa vita… ma ora, in quel suo nucleo pesante, dove si nascondono tutti i neri degli occhi, i falsi nomi, i giravolta degli inganni, lì, in quel nucleo chiuso da millenni, tutto ciò che trovi sono matasse di parole senza seguito, di voli imprigionati dalla più gretta intelligentia che nulla trattiene dalla natura, anzi, annulla la validità del miracolo.
Volevo una solitudine fatta di speranza, di piccole emozioni e, nei discorsi con nessuno, le soluzioni per demolire tutto quel nero, le infrazioni, i disagi che hanno trasformato un’avventura in una apocalisse.
Cosa rimane del corpo deformato dal freddo di un rimorso se non l’illusione di farcela ancora?
C’è molto poco di umano in questa umanità la cui maggiore espressione è la distruzione della propria casa, ed io non so consigliare altro che di coprirsi il capo col velo dell’indifferenza, mettere da parte un po’ di soldi per l’avvocato e poi entrare in una qualsiasi bolgia di un qualsiasi girone e prepararsi ad uccidere qualche innocente speranza ancora innamorata dell’alba, un sabato sera.
E tu, vuoi ancora che ti abbracci?



Francesca Coppola
mercoledì 30 aprile 2014 11:03

ho sciolto i capelli, è vero! e accavallato le gambe e accarezzato il mento. Ora non c'è da chiedersi di quel mancato abbraccio, che sai non si cela mai in domande e mai avrei voluto farti giungere il profilo del mio nome quando stanco e arrabbiato hai varcato la mia soglia. Che poi di case crollate, avvocati neri e circostanze manoscritte ho i cancelli chiusi. Avevi scuse da appoggiare sui miei fianchi, per spiegarmi _ancora una volta_ la stranezza racchiusa in quel no che non ci vuole noi. Quella sera ho spostato alchimie, quando preso dalle troppe incertezze, dall'indifferenza nascosta nella bellezza di una resistenza, hai sparato all'alba prima del sabato, prima ancora di equivocare, prima di credere che nell'anima si aggirasse un qualche tormento che una cascata di capelli non poteva risolvere.

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