Proposta di sperimentazione

al_qantar
lunedì 4 maggio 2009 22:15
Vorrei proporre una sperimentazione: la riscrittura.

So perfettamente che non ho scoperto la penicillina, pero questa mia idea verte sul riscrivere un classico con il nostro linguaggio e stile senza assolutamente stravolgere il testo.

Per esempio, prendiamo una poesia del Carducci o del Leopardi e vediamo un pò come la scriveremmo noi oggi.

Pensate che è fattibile?


Attendo controproposte oppure "ma va!"

Sebastiano
Maredinotte
lunedì 4 maggio 2009 22:26
guarda guarda!!! [SM=g27987]
io ho fatto questo giochetto su un altro sito e, tanto per vantarmi un pochino, ho pure vinto, cimentandomi in una riscrittura di Montale! ho osato!! ahahaha

però... ci voglio riprovare! [SM=g27988]
morgan4
lunedì 4 maggio 2009 22:37
ci posso provare anche io? [SM=g27995]

ho già qualche esempio, farò la brava

[SM=g7831]


simina
filodiseta--
martedì 5 maggio 2009 18:02



sìsìsìsìs, la aspettavo questa cosa, con impazienza: chissà perché? [SM=g27998]

io mi sento di essere molto originale nelle riscritture ... ci sarà anche da riderissimo [SM=g27987]

al_qantar
giovedì 7 maggio 2009 20:27
A Silvia
Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.

Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.



Ecco questa è la mia proposta.

Non aspettate me per cominciare perché non ho la benché minima idea di cosa fare.

Se ci sono controproposte fatevi avanti.


Io direi di non stravolgere il testo, solo di riscriverlo con un linguaggio adeguato al nostro tempo, magari contrarlo o allargarlo o dargli altre chiavi di lettura ma senza modificarne la tematica


a dopo

S

prima strofa

Silvia, ti soffermi mai a ricordare
la vita, perché vita
la bellezza, perché bellezza
quella che si ha negli occhi
se ridono, se fuggono
quando inizia la salita
verso giovinezza


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