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Breve racconto

Ultimo Aggiornamento: 10/02/2017 15:51
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10/02/2017 13:22
 
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Lasciato…

Avevo lasciato l’acqua per il tè sul fuoco e mi ero addormentato. Fortuna che il mio cane di nome cane m’ha svegliato mettendosi ad abbaiare, a chi, non m’è dato sapere, e di sobbalzo rotolo fuori dal letto atterrando sulla moquette consumata. Scivolando un paio di volte mi rimetto in piedi e volo giù dai gradini della scala a chiocciole. Camera e bagno sono in una mansardina, salotto e cucina si trovano al piano di sotto… per arrivarci quasi m’ammazzo. Dribblando l’aspirapolvere, il quadro appoggiato al pavimento e due paia di calzini sporchi di chissà quando, quasi calpesto la gatta che entra dalla finestra e mi fiondo ai fornelli: sono spenti, belin, ho sognato di nuovo.
Eppure ricordo benissimo: qualche ora fa ero sul divano, leggevo quel romanzo di avventura, quello di quell’autore, quello di cui non ricordo mai il nome, quello che scappa da quella prigione sull’isola, quello che poi va a stare con gli indigeni fin che non lo ribeccano ma lui evade di nuovo, belin, ce l’ho sulla punta della lingua. Però è bravissimo e questo è il suo capolavoro. Beh, ero immerso totalmente in quella storia. Ridevo, piangevo, mi inebriavo con i suoi colori e, anche se con qualche incongruenza, mi sono fatto trasportare totalmente dalle sue immagini, ho ballato con la sua musicalità, mostrava, raccontava, ricordo l’alternarsi della poesia e della prosa, tutti i personaggi con le loro spiccate diversità si amalgamavano mutando emozioni, disparate sensazioni, insomma, è un bel libro e m’era venuta sete. Volevo farmi un te. Mi sono alzato, ho recuperato una tazzina decente dalla lavastoviglie sporca, ho preso la teiera da sopra il frigorifero e l’ho riempita con l’acqua del rubinetto, ho girato la manopola del fornello e ho dato fuoco al gas. Poi, non ricordo più nulla. Però questo forte mal di testa, la teiera sempre al suo posto sopra il frigorifero, le sette lattine di birra accartocciate dentro il lavandino, cartine, cenere e balle di fili di tabacco sopra il forno mi fanno capire che la serata non è andata proprio come pensavo di ricordare. Torno in salotto, vedo il mio libro preferito ancora impilato al fianco delle altre pile abbandonate giù in fondo nell’angolo della sala. Mi volto, oltre alla piramide di lattine ammucchiate sopra la televisione, una bottiglia vuota che gira sul giradischi ancora in funzione, cartacce di merendine alla carota e cartone di pizza spalmati sul divano, vedo solo la sua foto, è inchiodata con un dardo al paiolo delle freccette attaccato alla porta della cantina. Adesso ricordo, ieri sera mi ha lasciato.
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