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sulla scrittura di marco.schelotto

Ultimo Aggiornamento: 01/10/2017 14:46
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28/09/2017 22:12
 
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Re:
marco.schelotto, 25/09/2017 23.10:


(...)
Intervengo nello specifico a commentare l intervento di Versolibero, Rosanna se ho ben inteso;
mi hanno colpito due aspetti.

Il primo, la problematica dell accesso ad alcuni testi da parte di minori.
Obiezione assolutamente pertinente di cui io, con colpevole superficialità, non avevo tenuto in conto.
Ho subito sorriso, pensando alla mia prematura (avevo dodici anni) lettura dei Quarantanove Racconti di Hemingway, o ad alcuni testi del teatro classico greco.
Ma ribadisco, obiezione pertinente e legittima, tenendo conto della sensibilità di minori
ed anche della responsabilità editoriale dei gestori del sito.



Ah, capisco.
Io a dodici anni leggevo il libro "Cuore"
(e a sessanta mi piacerebbe rileggerlo)



marco.schelotto, 25/09/2017 23.10:



Il secondo aspetto dell intervento di Rosanna, quello che quoto


[Quote
Per me la Poesia non è mera Rappresentazione della realtà, bensì Elaborazione della rappresentazione della realtà.
Mi aspetto quindi sì che si parli della realtà e quindi anche della povertà di spirito, anche della depravazione - se sotto forma di denuncia - ma anche dei fiori e anche dei cuori - perché no se fanno parte della vita? -) però mi aspetto che l'Arte mi/ci elevi a uno stato dell'essere migliore, per non dire sublime.
Mi sarebbe piaciuto scorgere, nei testi di Marco Schelotto, una qualsiasi forma di dissociazione, di umanissima pietà, un augurarsi che qualsiasi tipo di donna e di uomo esca dalla spirale del rendersi oggetto.
Ciò che ho letto, invece, mi ha trasmesso il senso dello spiare dal buco della serratura in un privato privatissimo che può essere solo privatissimo, e non oggetto di sguardi indiscreti o di dominio pubblico.QUOTE]


mi trova in totale disaccordo concettuale.


Per quale motivo dovrei dissociarmi o, al contrario, approvare i comportamenti descritti nel mio testo?
Dissociarsi, condannare, denunciare o, al contrario, avallare, approvare non fanno parte della poesia, o meglio, della mia.
Certo, vi sono stati Poeti schierati politicamente, socialmente, Poeti di lotta, di rottura politica, figure grandissime, Panagulis, Neruda, Parra, Lorca….
Ma non e* un obbligo del Poeta quello di schierarsi ma di far vedere una realtà “altra”, di lasciare al lettore l’ elaborazione della realtà.
Una Poesia pacificata, manichea, “morale” non mi interessa.

Come ebbe a scrivere Wilde

La vita morale dell'uomo è parte della materia dell'artista, ma la moralità dell'arte consiste nell'uso perfetto di un mezzo imperfetto. L'artista non desidera dimostrare nulla. Persino le cose vere possono essere dimostrate.
Nessun artista ha intenti morali. In un artista un intento morale è un imperdonabile manierismo stilistico.

Rivelare l'arte e nascondere l'artista è il fine dell'arte.


Marco Schelotto



Quel "nascondere l'artista" dell'ultima frase che riporto è tutto da interpretare.
Vale a dire che la poesia non è autocelebrazione, non è vanità personale, non è narcisismo, insomma non deve essere autoreferenziale.
Ma ciò non significa che non deve trasparire l'animo del poeta, le sue emozioni di fronte alle esperienze (mediate o immediate) della realtà, con tutte le proprie percezioni, reali o immaginarie che siano gli oggetti di tali percezioni, emozioni, sentimenti, pensieri poetici.
Altrimenti non ho bisogno di un poeta, basta un automa, un robot, una telecamera, una macchina fotografica telecomandati, che mi facciano vedere certe realtà.
Volendo essere altrettanto asettica come il poeta che tu dici corrisponde alla tua idea di esso, potrei risponderti di rimando:
"E perché mai io dovrei elaborare la realtà?"
Andando avanti di questo passo, mi pare che il percorso va verso la de-soggettivazione, verso la raccolta di dati non commentabili, visti con occhio vitreo, senza nessuna passione o com-passione.
Insomma, io trovo gelido tutto questo, e perciò nocivo ai minori, ma anche sterile per quelli di maggiore età.

Forse "morale" è una parola troppo restrittiva, legata soprattutto alla sfera religiosa; io parlerei, più laicamente, di etica.
Come ben sappiamo, in questa nostra epoca, l'etica è in deficit, e non solo tra i giovani, che non hanno più modelli forti con cui confrontarsi.
Non dico che a poesia sia salvifica, ma una poesia che non si interessa di morale (o di etica) può essere il suo contrario (cioè una poesia immorale (???)
Dicevo: non mi aspetto che la poesia e l'arte in genere salvino il mondo, ma almeno che lo aiutino a non farlo precipitare.

Buona serata.
Rosanna







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"Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
(citazione di EEFF)
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