questo sangue suddiviso a sacche ti cancella. è un fermo immagine
di te senza mani, né occhi. su e giù per la stanza. di spalle. di fronte
mentre conti la parola morte cento volte. per più di cento volte
morte di sopra, di sotto, morte stentata, morte immediata. morte
morte da scavare. morte dannata a rimanere lì, sotto un lenzuolo
ad aspettare le ingabbiature, le fiamme sibilanti più delle sirene
sirene. non richiami alla bellezza. sono i giorni col nero sull’alba
che costringono a ripetere la parola morte per altre cento volte
dentro lenzuola bianche sul pavimento. poi rosse. raccolte, da lavare
come il dolore che vive sotto una mano di calce. trasuda
pelle appiccicata d’altro sangue. il tuo sangue, il mio sangue
ma il profumo del bucato sale come un pensiero leggero, dritto
puntato al cervello. tutto il contrario di un’esecuzione. ti coglie
tiepido. è vivo. ti saluta con un’introduzione alla notte: a domani
e ti addormenta in tre parole. multiplo. il sogno ti ricompone
"Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)