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Federico Garçia Lorca - Il martirio di Eulalia

Ultimo Aggiornamento: 14/10/2008 17:45
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14/10/2008 00:19
 
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1
PANORAMA DI MERIDA


Sulla strada salta e corre
cavallo di lunga coda,
mentre giuocano o sonnecchiano
vecchi soldati di Roma.
Una selva di Minerve
apre mille braccia senza foglie.
Acqua sospesa indorava
le creste delle rocce.
Notte di torsi giacenti
e stelle dal naso rotto,
attende crepe dell'alba
per diruparsi tutta.
Di tanto in tanto sonavano
bestemmie dalla cresta rossa.
Nel gemere, la santa bambina
spezza il cristallo delle coppe.
La ruota affila coltelli
e uncini di curva acuta.
Mugghia il toro delle incudini
e Mérida s'incorona
di tuberose quasi sveglie
e di gambi di more.

2
IL MARTIRIO


Flora nuda sale
piccole scale d'acqua.
Il console chiede un vassoio
per i seni d'Eulalia.
Un fiotto di vene verdi
sboccia dalla sua gola.
Il suo sesso trema impigliato
Federico Garcia Lorca Tutte le poesie
152
come un uccello nei rovi.
Per terra, ormai senza guida,
saltano le sue mani tagliate,
che ancora possono incrociarsi
in tenue preghiera decapitata.
Dai rossi buchi
dov'erano i suoi seni
si vedono cieli minuscoli
e ruscelli di latte bianco.
Mille alberetti di sangue
le coprono tutta la schiena
e oppongono umidi tronchi
al bisturi delle fiamme.
Centurioni gialli
di carne grigia, insonne,
giungono al cielo sbattendo
le loro armature d'argento.
E mentre vibra confusa
passione di crini e spade,
il console porta sul vassoio
i seni bruciati d'Eulalia.

3
INFERNO E GLORIA


Neve ondulata riposa.
Eulalia pende dall'albero.
Il suo nudo di carbone
annera i venti gelati.
Notte tesa risplende.
Eulalia morta sull'albero.
Calamai delle città
versano lenti l'inchiostro.
Neri manichini da sarto
coprono la neve del campo
in lunghe file gementi
il mutilato silenzio.
Neve rada incomincia.
Eulalia bianca sull'albero.
Squadre di nichel congiungono
le punte nel suo costato.
*
Un Ostensorio risplende
sopra i cieli bruciati
fra gole di ruscelli
e usignoli sui rami.
Saltano vetri colorati!
Eulalia bianca nel bianco.
Angeli e seratini
dicono: Santo, Santo, Santo.
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Martirio de Santa Olalla
A Rafael Martínez Nadal.

I
PANORAMA DE MÉRIDA


Por la calle brinca y corre
caballo de larga cola,
mientras juegan o dormitan
viejos soldados de Roma.
Medio monte de Minervas
abre sus brazos sin hojas.
Agua en vilo redoraba
las aristas de las rocas.
Noche de torsos yacentes
y estrellas de nariz rota
aguarda grietas del alba
para derrumbarse toda.
De cuando en cuando sonaban
blasfemias de cresta roja.
Al gemir, la santa niña
quiebra el cristal de las copas.
La rueda afila cuchillos
y garfios de aguda comba:
Brama el toro de los yunques,
y Mérida se corona
de nardos casi despiertos
y tallos de zarzamora.

II
EL MARTIRIO


Flora desnuda se sube
por escalerillas de agua.
El Cónsul pide bandeja
para los senos de Olalla.
Un chorro de venas verdes
le brota de la garganta.
Su sexo tiembla enredado
como un pájaro en las zarzas.
Por el suelo, ya sin norma,
brincan sus manos cortadas
que aún pueden cruzarse en tenue
oración decapitada.
Por los rojos agujeros
donde sus pechos estaban
se ven cielos diminutos
y arroyos de leche blanca.
Mil arbolillos de sangre
le cubren toda la espalda
y oponen húmedos troncos
al bisturí de las llamas.
Centuriones amarillos
de carne gris, desvelada,
llegan al cielo sonando
sus armaduras de plata.
Y mientras vibra confusa
pasión de crines y espadas,
el Cónsul porta en bandeja
senos ahumados de Olalla.

III
INFIERNO Y GLORIA


Nieve ondulada reposa.
Olalla pende del árbol.
Su desnudo de carbón
tizna los aires helados.
Noche tirante reluce.
Olalla muerta en el árbol.
Tinteros de las ciudades
vuelcan la tinta despacio.
Negros maniquíes de sastre
cubren la nieve del campo
en largas filas que gimen
su silencio mutilado.
Nieve partida comienza.
Olalla blanca en el árbol.
Escuadras de níquel juntan
los picos en su costado.

Una custodia reluce
sobre los cielos quemados
entre gargantas de arroyo
y ruiseñores en ramos.
¡Saltan vidrios de colores!
Olalla blanca en lo blanco.
Ángeles y serafines
dicen: Santo, Santo, Santo.

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