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intervista: Francesca : " i duri hanno due cuori"

Ultimo Aggiornamento: 04/06/2009 14:39
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18/05/2009 14:13
 
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e poi, se dovessi trasmettere un messaggio positivo ai posteri, o agli altri abitanti dell'universo, incapsularlo e spedirlo nello spazio, cosa vorresti che leggessero?


farei le fotocopie rimpicciolite di tutto quello che ho scritto e le ficcherei nella bottiglia! sono megalomane... [SM=g27987]
tanto è inutile, potrebbero parlare un'altra lingua fino alla riscoperta dei messaggini e allora mi toglierei lo sfizio di essere immortale e magari vedere dall'alto i miei scritti sotto un vetro, esposti in qualche museo... [SM=g7910]

Scusami ma non riesco ad essere obiettiva e seria in questa risposta, potrei inserirti qui mille frasi ad effetto speciale ( combatti la tua battaglia, non arrenderti mai, fai di ogni giorno il tuo sole principale ecc...) passare per la saggia della situazione, ma non mi va...
La verità è che ognuno dentro di sè, dovrebbe trovare un pensiero positivo, che gli faccia da guida. Le cose dette dagli altri non valgono per noi. La vita è così breve, che deve essere vissuta necessariamente in modo intenso ed ognuno di noi deve trovare quegli imput giusti, capaci di farci stare bene e realizzarci.



"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
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29/05/2009 08:33
 
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duecuori e dueanime
Francesca Coppola, 08/05/2009 9.33:


e raccontiamoci nel giornale
che cambia nome ad ogni piazza
in quell'abbraccio scomodo e
nel non sapore di niente se
tu non sei chiunque, ovunque
per sempre

diciamolo ai tetti, versanti
di incontri incompiuti o ai
folletti, redentori di sogni
Si, anche a quei colombi senza
palma dai, raccontiamo questo
circolo di pelle e rabbia




Francesca Coppola, 12/05/2009 19.16:



non si diverte a stringere nodi ai parapetti
lui aspetta e mi gira coi piedi, quasi fossi
una farfalla, ma le ali le perdo ad ogni goccia
poi al segno di qualche inutile logica

mi spinge ad amante restituendo disegni fatti
di carne e non cede al credo di gesta eroiche
ma calpesta silenzi inciampando fra le carte
Lui prende caligine, risparmia promesse

e no, non inneggia paese. Io, il suo mare che
accavalla gambe e vento poi sul prato respirando
perdono e mi risveglio nel sole, correggo la neve
risplendo tempeste conservando comete

e di buono c'è la salsedine, il dormiveglia
di stazioni mai in partenza, riflessi di sereno



(è da parecchio che giro attorno al primo testo che riporto qui. secondo me uno dei tuoi più belli)



ti chiedo di commentare da te i due testi che ho scelto, perché li ritengo significativi per estrapolare la dualità del tuo cuore e della tua anima. in breve, gli stati d'animo e le situazioni, che generano, a parer mio, due poetiche e stili così distanti tra loro. e se mi sbaglio, come senti che invece i tuoi cuori o le tue anime sono "uno", in entrambe gli stili.


ti abbraccio [SM=g7831]
_______________________________
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29/05/2009 14:17
 
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D’accordo Daniela, ti racconto tutto, ma dopo vorrei che tu mi dicessi cosa ci vedi o leggi tu in questi due testi e cosa ti fa pensare alla dualità di cuori ed anime e ovviamente le somme che tiri da tutto ciò che ti dirò. [SM=g27987]

Innanzitutto se li leggo ora a distanza di un po’ di tempo, ci ritrovo me e probabilmente questi due testi non sono agli antipodi, anzi. Ci sono tanti altri testi che fanno ribalzare la contraddizione di anche più di due componenti in me.


e raccontiamoci nel giornale
che cambia nome ad ogni piazza
in quell'abbraccio scomodo e
nel non sapore di niente se
tu non sei chiunque, ovunque
per sempre

diciamolo ai tetti, versanti
di incontri incompiuti o ai
folletti, redentori di sogni
Si, anche a quei colombi senza
palma dai, raccontiamo questo
circolo di pelle e rabbia

Questa nasce da un duetto con Al: L’abbraccio. Per me il titolo è stato più che mai esplicativo, indicativo, ho pensato all’abbraccio, al modo dolcissimo in cui ne parlava Seb. Lui utilizzava parole incisive, ma volte ad esprimere un sentimento straripante, ambito.
Io pensavo solo all’abbraccio, all’unione, al racconto di una storia. E’ stato un attimo, credimi, che mi riesce pure difficile motivarti. So solo che probabilmente ho esternato un sentimento molto intimo. Per spiegarmi e spiegarti devo farti necessariamente una premessa, che poi è anche una sorta di spiegazione.
Io non ho un buon rapporto con mio padre. Su 365 giorni, più della metà li passo a litigarci, un quarto a non parlarci, i restanti trascorrono sulla base di una convivenza forzata. Come ben sai, io sono fidanzata da molto tempo, parliamo di più di 6 anni. E non ti nascondo che riverso su lui e ricerco in lui un affetto sincero, che non sia intrecciato di ignoranza e menefreghismo. Leggi l’abbraccio come condizione interiore di delusione e speranza, voglia di dolcezza ed attimi altamente sentimentali, ma anche di durezza esagerata, violenza psicologica, ricordi macchiati di inquietudine.

La mia versione de L’abbraccio si muove nella ricerca di un qualcosa, che non conosco, ma che mi rende insoddisfatta, sempre. Quando apparentemente tutto va bene, io riesco a vederci sempre il marcio. Il mio non sentirmi mai nel posto giusto, al momento giusto. Sono fuori posto soprattutto in me e questo lo trasporto all’esterno su tutto ciò che mi circonda, comprese le persone, sulle quali spesso scarico questa mia rabbia.

L’abbraccio di cui parlo è quello conosciuto, intimo e confortevole, quello inventato, sognato, ambito, quello falso e svenduto, quello riappacificante. L’abbraccio come circolo di pelle e rabbia, ecco le due componenti: materialità e spiritualità, dolcezza e ira, tristezza e sensualità, contraddizione su/vs contraddizione = io!


Come avrai capito la prima si diffonde su note malinconiche, tristi, miste a rabbia su quello che non si è avuto e si vorrebbe, ma soprattutto ciò che si desidera.




[Modificato da Francesca Coppola 29/05/2009 18:54]


"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
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29/05/2009 14:39
 
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non si diverte a stringere nodi ai parapetti
lui aspetta e mi gira coi piedi, quasi fossi
una farfalla, ma le ali le perdo ad ogni goccia
poi al segno di qualche inutile logica

mi spinge ad amante restituendo disegni fatti
di carne e non cede al credo di gesta eroiche
ma calpesta silenzi inciampando fra le carte
Lui prende caligine, risparmia promesse

e no, non inneggia paese. Io, il suo mare che
accavalla gambe e vento poi sul prato respirando
perdono e mi risveglio nel sole, correggo la neve
risplendo tempeste conservando comete

e di buono c'è la salsedine, il dormiveglia
di stazioni mai in partenza, riflessi di sereno





Il titolo è irrisorio. "Di buono". La chiusa è esplicativa.
Parlo del mio amore, quello che stringo e dal quale mi faccio avvinghiare, quello che ho ricercato a lungo, che ho desiderato, al quale mi sono sottomessa e che a volte penso mi limiti.

Dovresti leggere quello che scrivo alla luce delle contraddizioni che legano ogni rapporto. Ci sono momenti si ed altri non. Ci sono le cose che vanno bene e quelle che ammazzano lentamente. Ci sono sorrisi da soffocare il sole e lacrime che invecchiano i giorni. Quando vivi un rapporto, lo vivi a 360°(o almeno io) e mi ci fiondo e allo stesso tempo ci vado coi piedi di piombo.
Già ho accennato al mio ultimo anno e più un po’ drastico e qui traccio il mio bilancio, di una vita, di un rapporto, di un momento. E’ una sorta di auto consolazione alla domanda: Cosa c’è di buono?” se leggi bene, in ogni immagine viene esplicata dolcezza, ma poi include anche una parte malinconia, restia.

Evidente qui:

lui aspetta e mi gira coi piedi, quasi fossi
una farfalla, ma le ali le perdo ad ogni goccia
poi al segno di qualche inutile logica


E parlo di lui e come mi appare, mi sento protettiva nei suoi confronti e nella vita di tutti i giorni cerco di non fargli pesare più del dovuto delle cose. Lui così per me, io per lui: una caverna, un riparo, l’acqua, lo scombussolamento dei sensi. Io mi sento il centro del suo mondo, lui è il centro del mio mondo, ma mi basta?

Nella chiusa non c’è nulla di buono, leggi tra le righe:

e di buono c'è la salsedine, il dormiveglia
di stazioni mai in partenza, riflessi di sereno


La salsedine è buona? Stazioni da cui non partono treni? E i riflessi di sereno sono appunto riflessi, quindi illusori.





La prima nasce da un parallelismo rabbia - amore.
La seconda da un bilancio, un pò triste. A quanti capita di non vedere via d'uscita? di sentirsi stanchi e mai appagati realmente? a quanti capita per un attimo di posare le armature?


Il mio dualismo, vive in me, parte da me e ritorna a me.
C'è sempre una parte più torbida in noi, inquieta ed inquietante, quella che non vorremmo mai uscisse fuori e ce la custodiamo col lucchetto. La mia, mio malgrado fuoriesce quando scrivo e la rendo simbolica, poco eloquente per mascherarla.
L’altra è solo una facciata di apparenza o è davvero parte di me? È un po’ tutte e due.






[Modificato da Francesca Coppola 29/05/2009 18:56]


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01/06/2009 14:31
 
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Re:
Francesca Coppola, 29/05/2009 14.17:

ma dopo vorrei che tu mi dicessi cosa ci vedi o leggi tu in questi due testi e cosa ti fa pensare alla dualità di cuori ed anime e ovviamente le somme che tiri da tutto ciò che ti dirò. [SM=g27987]






Sì, ti premetto che si tratta di una questione di linguaggio e di suoni non solo di temi. ma proverò ad approfondire in un momento di solitudine, così difficile da trovare tra questa mura


ti abbraccio stretto [SM=g7831]

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01/06/2009 14:37
 
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eheheh. Io non essendo cultrice della materia, mi posso solo soffermare sulle tematiche e come esse scaturiscano da me. Per tutto ciò che riguarda il suono, il linguaggio lascio a te l'armeggio.

Ti aspetto e ti abbraccio [SM=g7831]


[SM=g28003] [SM=g28003] [SM=g28003] [SM=g28003]



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02/06/2009 09:51
 
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Del silenzio e del suo potere molti hanno scritto... in un antico frammento un autore sconosciuto così evoca il suo fascino e il mistero:

"Conchiglia, da dove viene il tuo prezioso contenuto? Dal Silenzio; per anni e anni le mie labbra sono state chiuse"

e tu come lo interpreteresti?

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04/06/2009 14:39
 
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Scusami innanzitutto per il ritardo, ma lo studio mi tiene spesso impegnata, per cui pur avendo letto la tua domanda non trovavo il momento giusto per maturare una risposta degna e non sono convinta neanche ora che lo sia... [SM=g27989]



Mi chiedi come interpeto questo passo, in realtà non riesco a trovargli precisa collocazione in me. Io che sono abituata al dibattito continuo, non posso pensare alla bocca come vegetale. Non so interpretarlo probabilmente perchè non lo capisco o non lo condivido.

Il silenzio non può mai avere l'oro in bocca, non può celare tesori e meraviglie. Il silenzio genera altro silenzio che diventa freddezza e incomprensione.


Se penso alle cose non dette, non posso credere a nulla di positivo. Certo, la frase che canta: se devi dire una str.... è meglio che stai zitto!" quella sì, la approvo decisamente. Perchè molto spesso il cervello non ha un filo diretto con le labbra! [SM=g27987]

Ti faccio vari esempi, banali se vuoi ma che comunque possono spiegare il mio punto di vista:


* Silenzio come omertà: cosa può apportare? la corsa libera delle menzogne, magari ti salva la vita in quel momento sì, ma a quale prezzo? costruendo argini già crepati di fiumi in piena.

* Silenzio in amicizia: un amico comprende sempre e capisce anche il tuo silenzio. Fattelo dire è una grande sciocchezza. Se ci è stata donata la parola, un motivo ci deve pur essere, altrimenti comunicavamo con la forza del pensiero. Il silenzio in questo caso, quando le cose non sono chiare genera il sospetto, fa crescere la situazione magari più del dovuto.

* Silenzio in amore: quant'è bello comunicare col proprio partner a questo sto pensando ora!
al mio scandagliare ogni particolare, ogni movenza, ogni sguardo perchè sebbene potremmo dire che, in questo caso, si potrebbe omettere la parola e farsi trascinare dall'intensità dei momenti, beh! questo non può essere in eterno.


Il silenzio mi fa paura, io lo lego al concetto di solitudine. Non avere la forza di parlare, la voglia, la motivazione...
La potenza del silenzio? no! è un mio limite.





[SM=g7831]
[Modificato da Francesca Coppola 04/06/2009 14:39]


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