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Anne Sexton

Ultimo Aggiornamento: 09/09/2009 10:43
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31/07/2009 14:30
 
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Anne Sexton (Newton, 9 novembre 1928 – Weston, 4 ottobre 1974) è stata una scrittrice e poetessa statunitense.
Una donna che cominciò a scrivere poesie a ventinove anni per evitare di uccidersi e che, a dispetto dell’alcolismo e della malattia mentale che la condussero comunque nel 1974 al suicidio, riuscì a produrre opere che si aggiudicarono tutti i maggiori premi, fino al «Pulitzer».
Storie private di infedeltà e di incesto, donna dalle molte anime: la casalinga degli anni Cinquanta; la seduttrice; la squilibrata in preda a manie suicide che portava nella borsa delle pillole che chiamava “uccidimi”, con la stessa naturalezza con cui le altre donne portano il rossetto; la poetessa capace di trasformare in arte la confessione dell’inferno che portava dentro di sé.

POETICA:
Anne Sexton è un’artista dalla psicologia enigmatica e complessa la cui opera è strettamente intrecciata a una vita tormentata, fatta di trasgressioni e autodisciplina, di successi pubblici e di crolli privati, di innumerevoli legami sentimentali e di frequenti ricoveri in cliniche psichiatriche. Una vita affascinante e ricca di estrosi colpi di scena, tutta giocata sul labile confine fra creatività e distruttività.
La sua poesia racconta la confusione sociale dell’essere donna nell’America del Dopoguerra, ma esprime soprattutto un disagio interiore ancora di grande attualità, un messaggio universale che non riguarda soltanto i “cultori” di poesia ma un pubblico molto più ampio: «Non leggo poesia, ma leggo Anne Sexton» ha scritto significativamente un suo ammiratore.
La Sexton è in America una delle poetesse più lette ed è nota anche al pubblico italiano grazie soprattutto alla raccolta Poesie d’amore pubblicata nel 1996 da questa stessa Casa Editrice.
[Modificato da 'Skorpio' 31/07/2009 14:30]
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31/07/2009 14:43
 
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La ballata della masturbatrice solitaria



La fine della tresca è sempre morte.
Lei è la mia bottega. Viscido occhio,
Fuori dalla tribù di me stessa
l'ansimo che non ti ritrova. Matto paura
a chi mi sta a guardare. Banchetto.
Di notte, da sola, mi sposo col letto.

Dito dopo dito, eccola, è mia.
E lei il mio rendez-vu. Non è lontana.
La sbatto come una campana. Mi chino
nel boudoir dove eri solito montarla
tu che mi prendevi a nolo sul copriletto a fiori.
Di notte, da sola, mi sposo col letto.

Metti ad esempio stanotte, mio amore:
ogni coppia s'accoppia
rivoltolandosi, di sopra, di sotto,
in ginocchio s'affrontan spingendo
su spugna e su piume l'abbondante duetto.
Di notte, da sola, mi sposo col letto.

Così evado dal corpo,
è un miracolo irritante. Come posso
mettere in mostra il mercato dei sogni?
Mi distendo. Mi crocefiggo.
La chiamavi mia piccola susina.
Di notte, da sola, mi sposo col letto.

Poi venne lei, la rivale occhi neri.
Signora delle acque si staglia sulla spiaggia
ha dita vellutate da pianista
parole flautate e pudore sulle labbra.
Mentre io, gambe a X, sembro lo scopetto.
Di notte, da sola, mi sposo col letto.

Lei ti prese come una donna prende
un vestito a saldo dall'attaccapanni,
e io mi spezzai come si spezza un sasso.
Ti rendo i libri e la roba da pesca.
Ti sei sposato, il giornale l'ha detto.
Di notte, da sola, mi sposo col letto.

Ragazzi e ragazze son tutt'uno stanotte.
Sbottonan camicette, calano cerniere,
si levano le scarpe. Spengono la luce.
Le creature raggianti sono piene di bugie.
Si mangiano a vicenda. Sono sazi.
Di notte, da sola, mi sposo col letto.
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31/07/2009 14:45
 
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Il bacio


La mia bocca si schiude come un taglio.
Sono stata bistrattata tutto l’anno, notti
tediose, niente se non ruvidi gomiti contro di esse
e delicate scatole di Kleenex a dirmi piagnona
piagnona, stupida!

Prima d’oggi il mio corpo era inutile.
Ora cerca di strappar via i suoi spigoli.
Scappa via, nodo a nodo, dagli abiti della vecchia Mary
e, guarda - Ora è cangiante pieno di questi lampi elettrici.
Zang! Resurrezione!

Una volta era una barca, legnosa
e con niente da fare, senza acqua salata sotto di sè
e bisognosa di una ridipinta. Era niente di più
d’un mucchio d’assi. Ma tu l’hai sollevata, l’hai armata di nuovo.
Lei è stata eletta.

I miei nervi si sono riaccesi. Li ascolto come
strumenti musicali. Dove c’era silenzio
tamburi, corde stanno inguaribilmente suonando. Sei stato tu.
Puro genio all’opera. Caro, il compositore ha camminato
nel fuoco.
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31/07/2009 14:47
 
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Una volta soltanto



Una volta soltanto ho capito lo scopo della vita.
A Boston, all’improvviso, l’ho capito.
Camminavo là lungo il Charles River,
guardavo le luci mimare se stesse,
tutte neon dal cuore stroboscopico,
spalancare bocche come cantanti lirici;
contavo le stelle, mie piccole commilitone,
mie sfigurate margherite, e ho capito
che il mio amore vagava sulla sponda verde notte,
e piangendo esponevo il cuore alle auto che andavano a est,
piangendo esponevo il cuore alle auto che andavano a ovest
e la mia verità ha varcato un piccolo ponte ricurvo
e si è affrettata la mia verità, la sua malìa, verso casa
e ho tesaurizzato le costanti fino a mattina tarda
solo per poi vederle svanite.
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09/09/2009 10:43
 
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Ti ringrazio molto Skorpio per questo lavoro, non conoscevo quest'autrice. Questi tre pezzi mi hanno impressionato, indagherò.. [SM=g27989]




"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com
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