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(Senza titolo, Roma, 6 febbraio 2014)

Ultimo Aggiornamento: 28/01/2021 13:49
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24/05/2014 00:15
 
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Come un crocifisso nel buio
lo sguardo oltre le persiane
della mia prigione

cerco la tua mano nella notte
e la tenerezza di un fiore andato
fra le lenzuola del letto

qui nel mio eremo di silenzio
sull’altare della mia solitudine
ho sacrificato la tua voce di mare
passeggiate come stelle nell’universo
dei nostri folli violini

la musica dei tuoi occhi si allontana
distrattamente come foglie al vento
d’autunno
quando anch’io indosserò la mia giacca
di sogni e pioggia
e sole
e un paio di occhiali per venirti a trovare
bambina

fuori da questa stanza
come fosse stato un sbaglio
il ticchettio di un orologio sul muro in ritardo
dall’inizio del tempo

e saremo immobili

davanzali su un tramonto d’estate
treni che si aspettano
alla stazione

divisi solo dall’attimo

dal nostro sbuffo umano che si perde nell’eterno
dell’amore
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24/05/2014 20:54
 
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come foglie al vento
d’autunno



Posso? Mi perdoni? Troppo banale per un pezzo come il tuo, veramente; è così affascinante leggerti che mi sento cascare a terra da questa frase un pò ovvia, scontata. Guarda, ti parla quella che è ermetica a volte per partito preso e so quanta noia a volte può dareun'obezione come la mia. L'ho detto comunque che amo il tuo pezzo e mi seduce leggerti, mi incanta. Ti cerco.Un bacione e un grazie.

Carla [SM=g2842921]



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distanzeanord@blogspot.it
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25/05/2014 12:09
 
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Dici?
In se la frase e l'immagine è banale, si, nel senso che è fin troppo abusata.
Eppure, nella sua banalità, io personalmente la troppo perfetta, nel senso che rende perfettamente, appunto, l'idea e l'immagine che volevo dare.
E non c'è un altro modo per dirlo.
Almeno secondo il mio punto di vista.
Spesso, poi, è proprio una certa "banalità" (o semplicità) d'immagine ed espressione la vera forza della poesia.
Non sempre però.
E il segreto è trovare il giusto equilibrio.
Invece, rileggendola, trovo "claudicante" la mia poesia in altri punti.
In una musicalità d'insieme che, in più versi, sembra quasi "arrancare".
Non so.
[SM=g10324]
Non me la sono presa eh, giusto per chiarire!
Quindi tranquilla.
[SM=g8265] [SM=g8335]
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25/05/2014 20:59
 
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Ah, come la penso come te! Sai, quando andiamo a cercare un neo in una persona di 300 chili: ma che cavoloooo! Ma che rompi che sonoooooo! Hai raggione perchè tu volevi che fosse così, che suonasse così nonostante potesse ritenersi ovvia e nulla ti cade per caso. Ignorante io: ho scritto proprio sull'attimo e pure sull'attimo, però, ti ho confessato l'amore -ma grande eh- per tutti quei versi così giocati bene con similitudini e metafore fantastiche. Amo leggerti.
Ti cerco [SM=g2829700]

Grazie di tutto
Carla


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Re:
notturnoop09, 24/05/2014 00:15:

Come un crocifisso nel buio
lo sguardo oltre le persiane
della mia prigione

cerco la tua mano nella notte
e la tenerezza di un fiore andato
fra le lenzuola del letto

qui nel mio eremo di silenzio
sull’altare della mia solitudine
ho sacrificato la tua voce di mare
passeggiate come stelle nell’universo
dei nostri folli violini

la musica dei tuoi occhi si allontana
distrattamente come foglie al vento
d’autunno
quando anch’io indosserò la mia giacca
di sogni e pioggia
e sole
e un paio di occhiali per venirti a trovare
bambina

fuori da questa stanza
come fosse stato un sbaglio
il ticchettio di un orologio sul muro in ritardo
dall’inizio del tempo

e saremo immobili

davanzali su un tramonto d’estate
treni che si aspettano
alla stazione

divisi solo dall’attimo

dal nostro sbuffo umano che si perde nell’eterno
dell’amore



concordo su quello che rispondi a Carla sulle banalità. talvolta è d'uopo resuscitare il linguaggio più comune per rendere più diretta l'idea a qualunque tipo di lettore, non solo agli addetti ai lavori. ma l'argomento è intricatissimo, tutt'altro che banale. per esempio io ci sto dedicando parecchio nell'ultima mia fase di scrittura.

riguardo la musicalità, prima di metterla a punto, mi sembra più urgente rivedere e ridurre tutti gli aggettivi possessivi. forse troppi [SM=g10324]
[Modificato da fabella 26/05/2014 08:56]



"Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)
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26/05/2014 12:40
 
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No, l'insistere sui possessivi è voluto.
Li ricerco molto nella mia poesia.
Danno un senso di "fisicità" più forte.
E' come un rimarcare.
Inoltre il lettore acquisisce più materialità, più possesso, appunto.
E in questa maniera, allo stesso tempo, in un certo senso può far più sua l'immagine descritta trasportandola sul proprio piano personale (la "tua mano", diventa la mano del proprio amato od amata in analoga situazione e stato d'animo già vissuti dal lettore).
Ciò che conta, secondo me, è che dalla dimensione intima e personale, apparentemente, del racconto del poeta nella poesia, la stessa si "astragga", per così dire, su di un piano "universale" e valevole in un ripetersi indeterminato di situazioni, in cui il singolo lettore può indefinitamente riconoscersi.
E in questo senso può tornare utile l'alternarsi di "mio", "tuo" e "nostro" (plurale maiestatis "mascherato") a chiudere il cerchio dell'appartenenza.
Ma che ho detto?
[SM=g10324] [SM=g8113]
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26/05/2014 13:33
 
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molto bene, se è voluto, nulla da dire, anzi... ti ringrazio perché mi consenti di mettere in discussione e scaravoltare tutto quello che ho pensato fino ad oggi di poesia universale ed individuale. una ricerca che ancora mi mancava. ci rifletterò [SM=g8335]



"Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)
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26/05/2014 18:54
 
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Caro notturno, abbiamo molti pensieri in comune. Mi piace conoscerti, pian piano sia come autore che come persona (che poi le due cose3 viaggiano intersecandosi fra loro)
Ahhhhhhhhhhhhhhhhh, che meraviglioso mondop questooooooooo [SM=g2842743] [SM=g2842743]

Carla




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27/05/2014 11:21
 
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questo pezzo l' ho letto e riletto più volte. poi l'ho letta ad alta voce. e sono inciampata in qualche punto.

Come un crocifisso (nel buio )
lo sguardo oltre le persiane
della mia prigione

cerco la tua mano nella notte
e la tenerezza di un fiore andato
fra le lenzuola (del letto)

che è buio lo dici nella seconda terzina e un incipit secco come : come un crocefisso è una lama che a mio parere affonda di più

del letto lo trovo inutile, mentre mi piace molto la sopsensione che lascia "fra le lenzuola"


quando anch’io indosserò la (mia)giacca
di sogni e pioggia
e sole

nonostante la tua ricerca, condivisibile o meno, comunque scelta personale, sui possessivi qui lo trovo stringente al senso totale della poesia e claudicante alla lettura, considerando già la sottolineatura dell'io.

fuori da questa stanza
come fosse stato (un)sbaglio
il ticchettio di un orologio (sul muro) in ritardo
dall’inizio del tempo

leverei l'articolo indeterminativo ed anche sul muro, regalando scioltezza al verso alla lettura



senza nulla stravolgere del tuo bel pezzo asciugandolo un pochino pochino lo trovo più efficace, ma sono solo pareri personali:

dal nostro sbuffo umano (che si perde) nell’eterno
dell’amore

già sottointeso dai due termini contrastanti attimo ed eterno che uno si perda nell'altro, lasciando al lettore immaginare come uno sbuffo sia nulla di fronte all'eterno


senza nulla stravolgere del tuo bel pezzo asciugandolo un pochino pochino lo trovo più efficace, ma sono solo pareri personali:

Come un crocifisso
lo sguardo oltre le persiane
della mia prigione

cerco la tua mano nella notte
e la tenerezza di un fiore andato
fra le lenzuola

qui nel mio eremo di silenzio
sull’altare della mia solitudine
ho sacrificato la tua voce di mare
passeggiate come stelle nell’universo
dei nostri folli violini

la musica dei tuoi occhi si allontana
distrattamente come foglie al vento
d’autunno
quando anch’io indosserò la giacca
di sogni e pioggia
e sole
e un paio di occhiali per venirti a trovare
bambina

fuori da questa stanza
come fosse stato sbaglio
il ticchettio di un orologio in ritardo
dall’inizio del tempo

e saremo immobili

davanzali su un tramonto d’estate
treni che si aspettano
alla stazione

divisi solo dall’attimo

dal nostro sbuffo umano
nell’eterno dell’amore

con i complimenti
[Modificato da annamariagiannini 27/05/2014 11:22]
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27/05/2014 15:03
 
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Io, ci ho letto e pensato su questi versi e a certe domande, chiarimenti o obiezioni su alcuni modi di programmare una frase, mi tornano in mente le parole di un amico. Posso farne un catalogo a minestrone? Siiiiiiiii? Ok Grazie, lo espongo.

Quei,
Quegli,
Il mio,
Mi,
tuo,
nostro,
quella volta invece per es. che LA VOLTA.
Li chiamo ironicamente aggettivi...indicatori, accentuatori e rimarcanti di un riferimento, di un'appartenenza molto sentita dell'aurore.
A volte, come ho già ammesso, mi sembrava dissonante o superfluo aggiungere marcature o frasi scontate ma, ma, ma è esattamente ciò che voleva fare arrivare l'autore. Io credo molto nelle licenze poetiche e non perchè sono grammaticalmente o logicamente una frana ma perchè credo nelpotere di personalizzare il proprio pezzo.
Stiamo discutendone: non esiste una ragione o un torto ma un condividere o empatizzare una fiosofia di stile di scrittura poetico. Bisogna sempre sapersi parlare ed ascoltare: è il dono più grande che Dio ci ha fatto.

Bacio

Carla [SM=g2829700]



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27/05/2014 15:14
 
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Oh cavolo, sembrava, rileggendomi il messaggio, sembrasse un'unica e sola chiave di pensiero. No no, era solo l'impetuosità della convinzione del MIO pensiero. Non fraintendetemi eh, è che mi faccio trasportare dai pensieri die quali vado fortemente portatrice.
Miau
Bau
Ciau


Carla [SM=g2842921]


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27/05/2014 15:56
 
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nonono Carla. hai introdotto un concetto molto importante che merita (quando avrò testa e tempo) un approfondimento. intanto sul mio, sul tuo, nostro vostro loro, mi son ricordata di avera fatto un esperimento anch'io. il tempo di ritrovarlo e lo posto [SM=g8335]



"Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)
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28/05/2014 00:56
 
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eccola, ho perso il testo e l'ho trascritto sotto dettatura da un video. la grafica non è certamente quella originale. i possessivi qui, sono concentrati in un punto più un solo richiamo esterno. proprio per rendere inequivocabile l'intenzione di usarli. credo sia l'unico esperimento in merito. non amo per nulla dire "mio" nemmeno nel linguaggio quotidiano. qui mi sono sfogata fin troppo [SM=g8231]


la voce è acqua, bacio da toccare
e scroscia giorno sul tetto
luce diversa luce riversa
finestra, pallore come odore di pane
dacci oggi, dacci un bacio
bacio mio mia voce mio straniero mio
amore padre, madre
sera di lustrini, castello, amore neve
profilo di donne, Tahiti, giallo
mio, porpora del blu, viola pensiero
viola più forte, abbraccio mare
viola che mi pare di vederti




"Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)
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28/05/2014 11:39
 
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Bene bene, vedo che vi siete scatenati!
Sono contento! [SM=g8335]
Non mi convincono, però, le "asciugature" di annamaria. [SM=g8265]
Cioè, capisco bene il suo punto di vista.
Ha fatto un'analisi accurata e chiara.
Ma la mia personale lettura, sottraendo quelle parole, al contrario, perde proprio in "fluidità sonora".
La "mia" musicalità.
Non so, inoltre, se lo avete notato.
Ma molte volte, pur consapevole della quasi "superfluità" di alcuni vocaboli inseriti nel (spesso a inizio o fine) verso, non di meno il loro utilizzo mi serve per creare un intreccio di assonanze più o meno mascherato (a tratti è un filo sottilissimo).
Non mi fanno impazzire, infatti, le rime "baciate".
Preferisco (e di regola, nell'architettura complessiva del mio pezzo, prevale) questa sorta di dialogo (fra i versi) musicale "sotterraneo".
[SM=g8265]
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28/05/2014 14:19
 
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Sìsìsìsìsììsìsìs scatenatissime.

D’altra parte, o meglio, unicamente per questa sezione del forum, siamo in un laboratorio. Notando l’uso abbondante di possessivi o soluzioni sintattiche prive di sintesi, sorge il dubbio che dietro si celi qualche strascico di ingenuità poetica. Proprio perché le suddette caratteristiche sono per lo più comuni ai poeti che ancora non hanno maturato appieno il loro modo di scrivere. Per questo è un po’ "nostro dovere” sondare il terreno. Anche per riguardo a chi in questo forum si è fidato di noi che abbiamo sempre indicato di limitare l’uso di aggettivi di ogni tipo e di asciugare linguaggi ridondanti. Ma tu ci motivi razionalmente tutte le tue scelte. E per questo è molto utile leggere le tue consapevolezze sulla sintassi e sulle costruzioni per seguire come dici: la “mia” musicalità (dove questa volta, l’aggettivo mia non va letto sicuramente con valenza universale… LOL)
E quello che ci spieghi molto bene, risulta utile anche a me, come supporto a motivare l’evoluzione della mia ultima scrittura, dove vado in modo del tutto naturale (nel senso di una consapevolezza così radicata che mi permette di generare inconsapevolezza) a trasgredire alle regole della poesia, che ho sempre enunciato e continuo ad enunciare a coloro che certe consapevolezze non le hanno ancora acquisite o consolidate. In fondo, tutto lo studio che ho fatto (e un po’ invito ognuno a fare), è sfociato in una recente scrittura del tutto improvvisata. In realtà devono esserci basi ben solide per potersi permettere di scrivere qualcosa di buono (ammesso io riesca a farlo)in condizioni di libertà estrema. Se non tutta una ricerca precedente di perfezione. Non meno che in tutte le discipline artistiche d'altronde.



Concludo con una domanda tecnica d’uopo, sennò si lascia qualcosa in sospeso.
notturnoop09, 25/05/2014 12:09:


Invece, rileggendola, trovo "claudicante" la mia poesia in altri punti.
In una musicalità d'insieme che, in più versi, sembra quasi "arrancare".
Non so.



quindi se Annamaria non ne ha azzeccata una [SM=g8231] dicci tu dove ti sembra di arrancare...



[SM=x2823269]



"Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)
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28/05/2014 18:03
 
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Hai proprio ragione e infatti mi aspettavo la tua ultima obiezione. [SM=g8335]
Oh, preliminarmente, sia chiara però una cosa, altrimenti sembra che io qui stia a fare il contro-maestrino presuntuoso a chi, a sua volta, vuol fare il mestrino.
E non è affatto così, perché questo è un laboratorio, appunto, come ben ricordavi tu.
Quindi voi fate pure tutte le considerazioni che volete, in tutta libertà (e severità di giudizio anche!), secondo il vostro modo di "sentire" la poesia.
Io ascolto e recepisco sempre e comunque con molto interesse.
Credetemi!
Capito?
Detto questo.
Tornando all'ultima tua domanda.
Ancora non lo so.
Devo scoprirlo. [SM=g10324]
Le vostre obiezioni non mi hanno (ancora) convinto infatti.
Potrebbe anche essere una mia "fissazione".
Si, perché forse a volte mi fisso pure troppo con questa storia della musicalità del verso.
Vado alla ricerca di una specie di melodia che dia all'incedere del brano, nel susseguirsi dei versi, come la consistenza di un pezzo "cantato".
Non so, è l'unico modo che ho per descrivere la cosa.
Un po' beat generation, ma non proprio.
Cioè, l'esatto contrario dell' "asciugare", comunque.
L'ultimo verso, ad esempio, che considero un tutt'uno, in realtà, con l' a capo dell'amore (a rimarcare e chiudere con uno dei "pilatri" di tutta la mia poesia: e se fate una piccolaindagine, vedrete che concludo, volutamente e ricercandolo ostinatamente, tante poesie con la parola amore nella chiusa) va letto tutto d'un fiato.
Dopo una piccola pausa, si prende un respiro e si legge tutto d'un fiato. [SM=g8265]
Con la rincorsa e poi via.
Per me è monco senza quel "si perde".
Comunque.
Tornando al discorso del pezzo "cantato".
Ecco.
La poesia diventa quasi una canzone.
In "Quando eravamo noi" (scritta nel 2007 e postata anche qui), ad esempio, c'è addirittura il "ritornello", guardate


Quando eravamo noi
e la neve bagnava la luce dell'alba
esisteva forse un tempo
perchè vivessero i ricordi
nell'uomo

come vele sopra al mare all'orizzonte

come pollini caduti nelle stanze.

Quando eravamo noi
ed il fuoco bruciava dentro al guanto
di un camino

stretti di niente sotto le coperte
a cancellarci il buio tra le ore

il mondo camminava come i piedi di un bimbo
nel suo letto di giochi

e le porte per un attimo si chiudevano
a lasciarci baciare in silenzio

e nude ci guardavano
le stelle.

Quando eravamo noi

immensamente
soli

la notte fingeva che non fosse così freddo
e le tende si agitavano
in questo vento tagliente
d'inverno

ed eravamo farfalle
ferite.

Ora che non è più Amore
e nell'ombra è taciuto ogni muro del pianto

come un cerchio nella solitudine
tra i due fogli del cielo

sono io.

Insomma, quel che voglio dire è che la mia poesia potrebbe quasi essere il testo di un brano musicale, se ci fate caso.
Fu un'osservazione che mi venne anche fatta, a suo tempo.
E sulla quale, in effetti, concordo.
Anzi.
Quando mi vennero dette certe cose nel periodo in cui stavo compiendo una sorta di passaggio da un tipo ad un altro di poesia, capii che era proprio questa la direzione in cui dovevo (e volevo) andare.
Anche se non disdegno, in certe situazioni, cimentarmi con la poesia breve e "asciutta".
Ad esempio, l' haiku mi affascina moltissimo e mi sono accostato ad esso nel periodo in cui instaurai un proficuo ed interessantissimo dialogo con un poeta che veniva da un'esperienza di viaggio con la cultura orientale.

Io te - silenzio
un’alba sul pontile
ferma – è vita.


All'inizio ero riluttante, perché bisogna rispettare una metrica ben precisa (almeno classicamente, per gli "on" - suoni - giapponesi convertiti in sillabe europee, una terzina: 5-7-5), ma poi, invece, mi ha conquistato proprio la sfida di raccogliere nelle "maglie" di un'impalcatura apparentemente soffocante, tutta la potenza espressiva di una sola immagine poetica (vabbe', non entriamo ora nella discussione sull'haiku, 'ché ce ne sarebbe da dire!).
In fondo, la poesia è l'unica in grado di portare in se e di evocare un'universo quasi in un solo verso (vedete, faccio le rime inconsapevoli anche quando scrivo ormai! [SM=g7831] ).
[SM=g8139]
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28/05/2014 18:59
 
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Come un crocifisso nel buio
lo sguardo oltre le persiane
della mia prigione

cerco la tua mano nella notte
e la tenerezza di un fiore andato
fra le lenzuola del letto


c'è un dialogo fonetico in allitterazione tra un certo ripetersi dei suoni gutturali o, comunque, più "secchi", alternati, però, da parole contenenti anche lettere più "dolci", che ne spezzano la durezza (come, persiane, prigione, mano, fiore, lenzuola, dove sono prevalenti suoni più morbidi - l - ampi - a - o sereni - e - in un certo contrapposto dialogo meno duro fra le nasali m ed n).

Sta diventando un pezzo didattico alla fine.
Ahahahah.
[SM=g8335]


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Post: 1.405
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28/05/2014 19:29
 
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uhhhh letto di corsa. tutto molto interessante, Valerio. non ho tempo ora di rimanere al piccì, ma stampo il tuo post e rispondo con calma. poi torno a copiare.

[SM=x2823269]



"Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)
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Post: 637
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28/05/2014 19:57
 
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Re:
notturnoop09, 28/05/2014 18:59:

Come un crocifisso nel buio
lo sguardo oltre le persiane
della mia prigione

cerco la tua mano nella notte
e la tenerezza di un fiore andato
fra le lenzuola del letto


c'è un dialogo fonetico in allitterazione tra un certo ripetersi dei suoni gutturali o, comunque, più "secchi", alternati, però, da parole contenenti anche lettere più "dolci", che ne spezzano la durezza (come, persiane, prigione, mano, fiore, lenzuola, dove sono prevalenti suoni più morbidi - l - ampi - a - o sereni - e - in un certo contrapposto dialogo meno duro fra le nasali m ed n).

Sta diventando un pezzo didattico alla fine.
Ahahahah.
[SM=g8335]








Mahhhh, io suono a orecchio, ma sta cosa me pare strana, se devo stare a pensare a gutturali nasali etc...., mi sembra una arrampicata sugli specchi, scusa è solo una mia considerazione e pure da scribacchino mediocre.
Ciao Pino [SM=x2823269]



[Modificato da garofano a. 28/05/2014 20:02]
Email Scheda Utente
Post: 49
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28/05/2014 21:07
 
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No, certo.
Anche io vado ad orecchio.
L'assonanza, l'allitterazione (parente stretta dell'onomatopea), mi vengono fuori abbastanza "naturalmente".
Non è che le costruisco in maniera esasperata, a tavolino.
A posteriori, quando vado a rianalizzare il mio pezzo, però, mi accorgo che nel cercare la mia musicalità la ritrovo...
In questa maniera.
E' una deduzione che faccio ora, ma che è maturata dopo anni ed anni di poesie.
[SM=g8265]

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