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29/01/2022 11:09 | |
l’erba ha freddo, pronta a rompersi nel gelo è un pasticcio di cespugli estranei. Qualcosa si inclina nel silenzio ma poi non è così. Con un leggero movimento mi spingi indietro e poi avanti. Le mie gambe stringono i passi. Piano, non è tempo di colori, di notte o di giorno. Si avvicina il viso di mio padre rosso come un urlo, nudo come il suo sesso distratto tra le lenzuola estive. Non sopporto le stanze chiuse, le maniglie troppo in alto. Qualcuno dirà che non sono mai stata una vergine. Non capisco. Non capisco il richiamo quando sapevi che non c’ero, il colpo di pistola al valor civile tra i denti. Perché hai pianto quando non hai mai detto amore. Da dimenticata lascio indietro i nomi. Cado negli stivali tra i tuoi sbuffi, verso le voci basse che sembrano venire da una luna madre e bianca. Muovi la testa e mi senti. Sono circondata dal marmo di magnifici palazzi, da cravatte allentate dagli odori di moquette e prime colazioni. Non è il tempo di un desiderio passato, profumo di torta di mele e stelle dipinte di giallo. Sopra di me ho la tua coperta di fieno. Due passi a destra due a sinistra battere le mani lanciare il cappello. Un fazzoletto a quadri per le mie rughe d’acqua. Mentre il tuo corpo muove la strada, l’argento, il nero, un rosa.
E dietro le fiamme del camino una donna sembra bruciare accanto al suo unicorno. |
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