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Alle corde

Ultimo Aggiornamento: 24/04/2014 15:16
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01/03/2013 19:25
 
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Chissà dove si nasconde la poesia quando ne hai bisogno. In quali anfratti della mente si relega, in quali orridi bisogna cercarla.

Ho freddo. In questa stanza di qualche metro quadro; ho freddo… e sono stanco.
Stanco dei pensieri ricorrenti e pungenti come l’odore di naftalina che mi sento addosso.
Stanco di essere nemico di questo briciolo di esistenza che in termini universali equivale ad uno sputo di mosca.
Stanco di decidere “per il meglio” senza sapere il meglio di chi.

Sono stanco dei miei viaggi, delle soste, delle interminabili attese, della comprensione stantia, delle riflessioni estemporanee e di quelle condizionate da un fiasco di vino.
Stanco del “secondo me” e delle opinioni personali, dei ringraziamenti a mezza voce che non servono a niente.
Stanco dei “come stai” - come se a qualcuno importasse davvero il tuo stato fisico o quello mentale - stanco dei “bene, grazie” - tanto non servirebbe un’altra risposta-.

Stanco di negarmi tutto, anche le piccole cose.
Stanco dei sacrifici, di scoprire come, giorno dopo giorno, si possa rimanere schiavi della propria vita, delle proprie necessità elementari, delle esigenze che continuiamo a dimezzare sperando possano avanzare almeno due euro per la cassa da morto.
Stanco di degradare inesorabilmente verso uno stadio di abbrutimento dal quale ci si rende conto sarà sempre più difficile venir fuori.

Ed i pensieri, quei maledetti, funesti, pensieri che, come tormentoni estivi, ti perseguitano ovunque e ti levano le forze lasciandoti stremato a contare i giorni per la fine.

Vorrei restare appeso al muro come una di queste riproduzioni di Magritte che mi scrutano torve e severe, fermo, immobile, impassibile a tutto quello che accade attorno a me oppure vorrei poter alzare un dito per dire “ci sono anche io; voglio vivere”.
Vorrei essere caparbio e canaglia quel tanto che basterebbe a sopravvivere intatto ai mutamenti.
Ho superato l’insostenibile leggerezza dell’essere per approdare ad una più modesta inettitudine all’esistenza.

Vorrei poter dire “basta”, sollevarmi sopra il muro di apatia e scuotere le coscienze per il tempo necessario a bere un caffè il lunedì mattina.
Un gesto, l’ultimo, che mi accomiati dalla rete globale dell’indifferenza, dalla narcolessia di un puzzle intricato che non sento più mio, che forse non ho mai sentito mio.

Ho freddo. Nemmeno il vino, ormai, mi concede più calore. Tremo, mi si irrigidiscono i muscoli dietro la nuca. Ho le dita ghiacciate, ma continuo a scrivere, l’unica speranza è che anche i pensieri non abbiano più la forza per tormentarmi. C’è calore attorno a me, ma dentro avverto solo un gelo che comprime il torace e non mi lascia respirare.

Vorrei urlare a Dio la mia sfiducia e accovacciarmi a recitare strofe, ma anche la poesia, dolce puttana, mi ha abbandonato lasciandomi alle corde.

@
[Modificato da ili@de 01/03/2013 19:26]
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Post: 788
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03/03/2013 08:30
 
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Buona domenica, Ili@de. Le tue parole mi avrebbero indotta a commentare immediatamente. Ho esitato per farmi prima un'idea più precisa, di quanto potessero essere autobiografiche.

A questo punto non mi soffermo sul contenuto. Voglio solo ringraziarti per il fatto di aver considerato questo posto come un approdo certo, in cui qualcuno ti può ascoltare, anche al di là di tutta la letteratura del mondo. Sappi che sei riuscito a commuovermi e a farmi felice, solo per questo.

Ti mando l'abbraccio, più stretto del mondo



[SM=g2829702]



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Post: 1.062
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25/05/2013 20:02
 
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Quello che ho provato leggendo, non è del tutto decodificabile in parole. Rileggendo, sono entrato in quello stesso globo ghiacciato dove, sotto tantissimi aspetti, mi trovo anch'io e non ne ho potuto fare a meno, non mi son sentito più un lettore, ma il protagonista. Ecco, quindi, che arriva, prima la commozione, subito dopo la commiserazione per quel noi stessi che va al degrado psicofisico in attesa della completa rottamazione e riciclo.
Sai Ili@de, non ho mai pensato al percorso del "finire" come in questi momenti di reale impossibilità di rientrare in circolo, e non perché ci sia ostinazione a voler rimanere ad ogni costo, bensì perché ci si accorge che quello che lasciamo è peggiore di quello che trovammo in principio. E' come se la nostra presenza non abbia avuto alcun senso e nulla al mondo può cambiare le cose.
Ecco perché sento fortissimamente questo tuo "sfogo", che assume un valore molto alto anche per il fatto che tu l'abbia condiviso con noi, qui, in questa nostra casa.
Comprendo pienamente lo stato d'animo che spinge a questo tipo di scritture e la "stanchezza" che esprimi per tutte quelle stupide domande predefinite e il disgusto per le risposte che si "devono" dare.
Non c'è molto da dire riguardo la stesura del brano, tanto è chiara la consapevole amarezza che si muove dentro le tue parole.

Solo, ti abbraccio.


S


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Post: 1.332
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24/04/2014 15:16
 
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la leggo solo ora e così a distanza di tempo. E' strano, proprio perché non più di qualche giorno fa mi sono ritrovata a scrivere proprio di questo, la sensazione era la stessa, le domande inutilmente retoriche, chiedendomi soprattutto dove la scrittura mi avrebbe mai condotto e quanto la sentissi indispensabile. Grazie per la condivisione e devo aggiungere che il tuo sentire appartiene ai sensibili, a quelli che proprio perché estremamente ricettivi sono destinati ad avvertire tutti i mali del mondo e ad essere tormentati da un male interiore.





"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com
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