ancora a Roberta
e non mi pàgano le foglie per entrare in cucina
né i calendari per essere strappati
a fine mese, né tu, come padrone
parlando col plurale del “facciamo”, io
(io) sui compleanni distraggo pugni di sale
tra le tovaglie e una mano
che s'allunga sul mio culo
spòrto a infilare cucchiai nel cestello
allora come saprà mai, la luna dare colore
a le ultime rose, alle falàngi
sulle mie spalle (meglio le labbra sulle chiome)
, come saprà mai poggiare spicchi
sugli archi vuoti di cielo in una notte piena
nasconderà fruscii, pizzicati di violino
ali geroglifiche nei tre quarti blu
sopra il calànte