(quanto tempo ancora)

al_qantar
venerdì 4 maggio 2012 19:00


voltatevi non guardate queste braccia di legno
hanno pregato a lungo rivolte al nulla
mentre i cani mordevano le catene
mentre le donne coprivano il sangue delle pulizie
o mentre sui chiodi dell’anima si poneva il veto

e quanti onorevoli menti ci vorranno per compiere il delitto
che ci riporterà sugli alberi
quante norme ancora prima dell’usura e quanti schemi
per poter dire “siete tempo che passa” come se ci fosse
qualcuno immune all’indifferenza di un numero




lastrega65
sabato 5 maggio 2012 15:40
...................sei bello quando scrivi.
fabella
venerdì 11 maggio 2012 12:30
abbiamo detto tutto tra noi su questo testo. mi sembra giusto informare gli amici del commento che ti ho fatto quando ci siamo sentiti.

intanto ho voluto sapere a quando risale, perché mi era sembrato di notare un'involuzione. ogni volta che scrivi così mi chiedo cosa stia succedendo in te. mi hai confermato che è recente e mentre parlavamo mi è venuto l'aggettivo giusto per definire questa scrittura: rilassata. quindi quasi non riletta, non rielaborata (so che tu fai sempre revisioni minime: sarebbe bastato). perciò mancante del caratteristico nerbo della tua scrittura.

mi hai confermato tutto ciò, parlando di, lasciamela chiamare "stasi evolutiva" (tanto noi ci capiamo al volo). il momento della scrittura in cui ci si impigrisce di fronte al lavoro finale di poeta (ed anche iniziale, nel tuo caso, per assenza di strutture embrionali di cui sempre mi parli), semplicemente perché contiene l'intenzione di un cambiamento. e si spera, anche forse inconsciamente, che certe casualità contengano nuove chiavi di espressione.

capisco che potrà sembrare strano il mio discorso su una poesia di tal forgia. ma da me non è strano, per come ti conosco [SM=g2843114]





al_qantar
venerdì 11 maggio 2012 12:43
Si è proprio così Fil0, mi ritengo in fase di rilassatezza poetica ed i motivi sono diversi. Primo fra tutti, la voglia di cambiare la struttura del linguaggio o, quantomeno, la forma espressiva, e questo per non "stagnare" in un "soliloquio" che alla lunga potrebbe risultare monotono. Poi c'è una stanchezza da lavoro, soprattutto letterario, che non mi permette di concentrarmi completamente, per cui lascio stare e, anche volendo non ci penso nemmeno di rielaborare il testo per renderlo più rappresentativo, per cui lascio questa sebastianata come prova di cambiamento.
Grazie per aver parlato di questo pubblicamente, perché mi dai l'opportunità di dire quel che ho detto e di confermare quel che hai scritto.
Baciotto!
ggiacinto
martedì 15 maggio 2012 22:16
Parole della terra nostra
Hanno un sapore i tuoi versi che mi riportano alla mia terra di origine che forse è anche la mia. Grande!
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