ti rispondo con 3 poesie dedicate a lei
(due vecchie e una nuova, riveduta e corretta, rispetto a quella che ti avevo annunciato)
Quel tale monello
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E con le rose
finiremo il maggio in un vaso
a affogare il tempo mite e l’ora
di un lampione capoverso
Ti spaventava il passo in salita ancora prima
che finisse l’anno
le cataratte e il verde di una gatta
l’unica vagabonda della casa. Stavi meglio
in una mezza noce, tra mollica pressata
e uno stecchetto da issare a vela
con i quadrettini
che piegavi perfetti dopo cena
Mezzo guscio per contesto
e le stagioni riverse a pagliuzzare
di ghirlande, che usavo
per scolpire i tuoi capelli
Oh, i tuoi capelli
che li modellavo come la corda armata
serti e creste di grandi capi indiani
oh, dopo, il sole
l’ultimo dei moicani senza specchio
Mostravo l’ombra
pronta a ricomporti, a smettere
di ridere sull’inno nazionale
o persino di pregare
Ti parlavo il dialetto di montagna
quello rigonfio di finali in ò, quel che
ti scivolava da bambina già
lungo una discesa e ti lisava
la pelle
dei calzoni, sul sedere
Per fuggire da quel tale
monello, un cugino acquisito
alla lontana
Di memoria
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Narrami di memoria
le tue scale , i libri che leggevi
e della seta sul carro bestiame , il sangue
la valigia con i cachi ed il vino fragolino
e poi di quel brunetto, il bel fornaio
che sbucava avanti a te ad ogni curva
narra della conchiglia
che urla il mare
della tua anima bella o quella
di tua madre e dei bucati, dei vestiti
dismessi e rivoltati a nuovo
nelle notti e l’indomani
in treno
coi modellini “poco comunisti”
e con quel taglio corto
soffiato in piega da un candore vento
per te in due cuori
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non è il giorno oggi per parlare
tra cure e attese, stridere di sposa
solfeggi di platee aperte al vento
campanara, di mestiere
tra i calicanti della notte prima
scivola il raso
goccia sulla goccia
e d’amore radici le lanterne
mentre attendevi
cherubina
con gli abiti più belli
l’ultimo nome
avesti sulle labbra
metto i tuoi anelli
per portarti appresso
e il giusto tempo
che al cuore tutto deve
tu benedici
serafina
per il prosieguo che ci resta