A Santa Croce

radikal60
venerdì 5 settembre 2014 19:15
Entro a leggerne l’architettura
a valutare architravi
nel reggere d’agosto
se ristorino un poco
da quest’onda di calura
se a movimenti terrestri
possano ancora opporre
peso e resistenza
se c’è un domani atteso
alla dorsale delle mura
dentro le urne e i tabernacoli
nell'eloquenza dei nomi

Ma la gente si accalca
l'inquadratura uno scatto
una posa distratta
la pausa nella fretta
di consumare la vita.
Poi si è già spostata
è partita mutata
il tempo la devia
la discosta al resto
la manifesta altrove.
Senza cura i lari
senza altari o alcove
a chiari segni s'approssima
altra stagione alle vetrate

Non m’allineo
al culto dei morti
alla loro separata sede
se parlano ancora
è perché avevano già parlato
e la rifrazione che segue
è meccanica breve
d’un tempo limitato.

Non tornerebbero di certo
alle aperture in alto
a spicchio di limone o luna
al lento levarsi
al passare in cruna
con tutto il volume
del loro disporsi a terra
deporsi e depositarsi
nel lete d’un giardino serale.

Servirebbero i vivi oggi
a conoscerne a contarli
a tenerli ritti e senza appoggi
lungo una linea longitudinale.
fabella
domenica 7 settembre 2014 08:28
Un gran bel scrivere il tuo [SM=g3227796]

mi sembra meno leggero l'uso dei verbi nei primi quattro versi

Entro a leggerne l’architettura
a valutare architravi
nel reggere d’agosto
se ristorino un poco


non saprei, forse è una cosa molto soggettiva [SM=g10324]
radikal60
domenica 7 settembre 2014 10:27
Pensi che migliori un po' con "leggere" al posto di "leggerne"? E' che mi intrigano parecchio le rime interne, un po' nascoste e meno evidenti, perciò a volte forse forzo certe parole a starci.
fabella
lunedì 15 settembre 2014 10:48
allora per questo tuo sfizio delle rime interne, potresti calcare la mano. ci sta benissimo nella lettura

Entro a leggerne l’architettura
a valutarne gli architravi
nel reggere d’agosto
e ristorare un poco
da quest’onda di calura


radikal60
lunedì 15 settembre 2014 21:10
grazie di cuore fabella, ci penserò...anch'io sento questa parte un po' più fragile...
ili@de
martedì 16 settembre 2014 10:56
Davvero interessante questa riflessione che ci proponi.
Vi riscontro una profonda amarezza su come il turismo mordi e fuggi, quello fatto delle foto ricordo davanti a monumenti di cui il più delle volte si ignora la storia, sia portatore di uno svilimento dell'arte stessa e dell'architettura. Una riflessione indiretta anche sulla filosofia del "va tutto bene purché portino danaro fresco".
A volte migliaia di anni di storia vengono immortalati in un click che sarà depositato in cassettoni dei quali si perderà la memoria.

Fabella accenna al tuo sfizio di creare le rime interne. Francamente nella prima strofa non mi pare di individuarne (a parte mura - calura). In effetti, leggendo le altre strofe, si trova un ritmo, una sorta di "rap" con il quale leggere in maniera scorrevole il testo. Nella prima invece manca del tutto. Forse è questo a dare il senso di una scarsa musicalità. Comunque limitandoci solo ai versi indicati credo che gli unici che siano davvero dissonanti siano :

"nel reggere d’agosto
se ristorino un poco"


Per il resto mi piace abbastanza.


@

radikal60
martedì 16 settembre 2014 11:41
Entro a leggerne l’architettura
a valutare architravi
nel reggere d’agosto
e alleggerire un poco
quest’onda di calura
se al moto della terra
possano ancora opporre
peso e resistenza
se c’è un domani atteso
alla dorsale delle mura
dentro le urne e i tabernacoli
e l'eloquenza dei nomi

E se fosse così (forzando ancora sul suono "egger")?
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