La storia di Lara
Tu mi chiedi di raccontare questa storia, Lara.
slacciata sul letto
perfetta nel trucco acqua
e sapone
Lara
amata tra le parole
dimenticate
in mezzo alle labbra
Me lo chiedi con gli occhi che immobilizzano i muscoli miei. Non so se detestarti nella fragilità che mi sfida ancora o difenderti da tutto, inclusi me stesso e questo viaggio.
Lara io non ci sono da sempre, sono una fotogramma bruciato sulla tua retina.
A questa cosa, tu, devi credere.
Lara
che vede il mare dove non ci sta
che ride come una bambina con le braccia sui fianchi e i denti bianchi
che guarda come scorre il filo nel rullo della matassa
Lara
che imparerà anche lei
con i calzoni arrotolati fin sulle ginocchia
a pigiare l’uva
nei tini sotto gli alberi
a cantare il tempo che non passa ed invece è una bugia.
Lara va’ via.
Ti mento volentieri dicendo che devo approfondire, Lara.
Devo approfondire l’emozione che allontano quando vado via, quando chiudo la porta di casa tua e corro giù per le scale e quasi rido.
Quando non ti vedo e dico che va meglio.
Perché sei soltanto lo scherzo sbagliato che l’esperienza vuole fare a me, Lara, il pericolo puro per chi ha tanto da fare con la sua esistenza.
La tua luce dilaga il nero delle mie camicie, eclissa la perfezione delle mie linee d’ombra, evidenzia il taglio impreciso delle mie unghia.
Tu, Lara, mi incidi sulle mani il marcio che ho dentro mentre ti tocco.
Ecco perché ti taglio l’odio nel piatto, mentre mangi e mi chiedi cos’ho.
Lara
che pensa la vita come un’ Opera
che si esegue nel salto mortale
con i nervi tesi e le spalle erette
Lara
che nella paura
incontra la bellezza delle cose
e resta immobile sull’ultima nota
con le mani spinte fuori di sé e il tutù perfetto
tutt’uno con il silenzio che d’un tratto si fa
E’ paura, Lara, tutta questa bellezza
A tratti mi accorgo di vivere l’esistenza ad ‘istanti’ sopra, come questo lasso di tempo che trascorre bizzarro tra me e te. Ma la vita sta sotto, in apnea … non te ne sei accorta?
Tutta questa purezza che mi concedi mi fa quasi vergognare. Per fortuna che tu ridi e credi ancora alle favole.
Lara
che suona nuda il pianoforte
perché così la musica le entra dentro
che ha una passione per Picasso e prega tutti i giorni
per farsi perdonare lui e me
Lara
Poi mi chiedi di guidare tu, al ritorno. Vuoi farmi vedere come si vince la paura.
Ridi e ancora ridi.
Me lo devi insegnare tu come si fa, Lara?
Mi racconti che per te la vita è uno spartito da suonare alla perfezione fino all’ultima nota. E se per caso si dovesse dimenticarne una bisognerebbe improvvisare: come in questo momento che devo tenermi forte perché hai deciso di intrufolarti tra le due macchine che stanno per arrivare. L’ urlo è spento dalla tua risata mentre dici che ho la stessa faccia dopo l’amore. E le macchine non ci sono già più mentre penso a che diavolo di faccia ho.
Uccidimi fra le tue cose, ripiegami come un giornale letto e riletto. Abbandonami, Lara.
Ci sono storie che si interrompono come un pezzo scritto senza una fine. Restano appese nel cervello in una primordiale sensazione che parole non ne ha ancora.
Io non posso dirti, Lara.
Non posso dirti l’amore e il dolore, quello che porto nella carne.
Perché le parole incidono l’aria ed ho paura di non poter respirare più. Resto muto a parlarti ma tu non capisci, nel tuo vestito melange.
.
Lara
che si appunta una rosa davanti allo specchio
poi ride, ride e poi ride
Lara
che si ritrova la parola fine tra le mani
e la mette in tasca
perché non ha capito cos’è.
.
C’è una storia da raccontare
che racconti
che(?)
Lara
(?)