grazie streghetta e iliaduccia
I
giallo narciso, in ogni nome
nel disegno prima che nasca
da polvere di madre, che ha tracce
sulle mani. i gessi, l’idea di un tempio
il fuoco. la voce di profeta
che cade recisa come la testa
dell’unico figlio
II
su uno specchio di Rouault, fare uso
dei propri medesimi tratti
per cogliere le sembianze del demonio
in quell’acqua di ortiche che ravviva le ombre
perché la carne cali sulla carne
il mondo sul suo stesso male
III
fuori la porta, la tovaglia è un recinto di galline
l’odore dei gigli, della menta, nello stesso clamore
dell’uovo al tegamino. ed è tutto un apparecchiare
di tetti e pavimenti, con la luce che si accende
come una tromba che richiama al primo rancio
i lini saranno le gonne tagliate, delle signore
IV
prima di dormire
allungherò il taglio della gonna
verrai con me, o resterai per le scale?
V
sarà un atlantico minore
il blu del lenzuolo, il vuoto del bicchiere
l’aria dei baci nella carne
cancellata dalle ombre delle ortiche