Re:
lastrega65, 05/01/2014 18:12:
Eccomi...come ti dicevo di là non trovo questo tuo nuovo percorso un cambiamento, ma una evoluzione necessaria della tua parola. come tutte le evoluzioni che si rispettino è stata preceduta, come ben sappiamo, da un tuo momento di silenzio, dal quale credevi di non uscire più, invece eccoti qui con una veste che continuo a non vedere nuova, ma allungata ad arte sulle ginocchia e i polsi, con del tessuto buono e resistente dai colori più terreni del tuo precedente percorso.ha le sfumature dell ocra e della ruggine questa tua poesia,intensa e cruda, tagliente a perforare gli sguardi e andare oltre. Questa la mia prima impressione,
ma oramai non me ne vedo più e avremo modo di disquisire.
sìsìsìsì, disquisire
anche se fatico ancora molto a dire le cose. sono felicissima di tutto quello che mi dici sulla mia nuova poesia. io sento questa "evoluzione" che a tratti diventa regressione consapevole. una definizione che amo molto e che tocca tutti coloro che hanno una preparazione accademica, come può essere stata la mia, che son partita dall'ABC della poesia e toccato
tecnicamente vette anche abbastanza alte. a questo punto, avevo bisogno di liberarmi ed uscire. ma non ho voluto forzare. ho atteso. sento nuova questa fase, per come mi si presentano le parole, per come scaturiscono a briglie sciolte, dalla musica che seguono... battente e poi spezzata, anche di colpo. insomma, quello che sento è diverso... completamente, anche se al lettore, come succede a te, non potrebbe sembrare una svolta così radicale, un'inversione di marcia, come invece la sento io. certo che restano le basi di tutto quello che ho maturato nel mio lunghissimo periodo di preparazione. Il mettere in comunicazione l’evento reale, a quello ipotetico, alla casualità, lo spostamento di contesto. più nuove sono le interruzioni brusche, le allegorie del quotidiano che accendono una confidenza e intimità più profonda… ma la cosa che più mi produce libertà mentre scrivo e soddisfazione mentre rileggo, riguarda quello che abbiam sempre considerato la pecora nera: l’ovvietà, il luogo comune. è sempre stata una mia ricerca quella di inserire il luogo comune in poesia, cercando di dare valenza positiva alla banalità. in piccolissima percentuale ci riuscivo anche… adesso però sento che esce in modo lampante, so destreggiarmi, ci so giocare con una naturalezza che mi sorprende. insomma mi sto recensendo LOL
comunque sento che già la strada incanalata al principio, si sta allargando, sta pian piano acquisendo un’identità precisa e soprattutto coraggio di comunicare questo mio stato di verità e di libertà. vabbé speriamo…