Come quando fuori c’è il sole

passeggiando
giovedì 8 ottobre 2020 19:59
Quando giro le mie carte e non trovo
le stagioni che volevo, le speranze immaginate,
quando fuori piove e la primavera tarda
ad arrivare. Così la mente per inerzia torna
indietro, alle giornate di campagne luminose,
agli stormi di maggio che annodavano sul capo
fazzoletti di cielo, agli anni veloci tra orizzonti
di vigneti e gli orti incorniciati nell’azzurro.
Poi, celandone il motivo, la nostalgia, d’un tratto,
vola altrove. La vita mi regala, tutta insieme,
ogni meraviglia che non osservavo. E il sorriso
di un mattino, qualunque è la stagione,
prende spazio in un secondo nel mio cuore

fabella
venerdì 9 ottobre 2020 07:57
Re:
passeggiando, 08/10/2020 19:59:

Quando giro le mie carte e non trovo
le stagioni che volevo, le speranze immaginate,
quando fuori piove e la primavera tarda
ad arrivare. Così la mente per inerzia torna
indietro, alle giornate di campagne luminose,
agli stormi di maggio che annodavano sul capo
fazzoletti di cielo, agli anni veloci tra orizzonti
di vigneti e gli orti incorniciati nell’azzurro.
Poi, celandone il motivo, la nostalgia, d’un tratto,
vola altrove. La vita mi regala, tutta insieme,
ogni meraviglia che non osservavo. E il sorriso
di un mattino, qualunque è la stagione,
prende spazio in un secondo nel mio cuore




qui stessa monotonia che poi si espande ad aggettivi e participi. se vuoi provarci tu... [SM=g8154]
Versolibero
venerdì 9 ottobre 2020 08:14
Re:

Mi piace.
Hai gestito la lunghezza del verso abbastanza bene.

Io però sono una fissata della scorrevolezza e della musicalità in poesia; mentre qui trovo che la punteggiatura sia eccessiva e spezzi troppo la fluidità della lettura (specialmente quando si arriva a "Poi,...../........osservavo", dove la meticolosità della punteggiatura mi dà l'impressione di leggere prosa).

A mio parere, potresti eliminare "Così" e il punto che precede, potresti anche eliminare "mie" e "che volevo" (meno soggettivismo c'è in poesia, più essa si allarga nel respiro di chi legge).

Ho anche il difettaccio di essere perfezionista, e quindi anche se la poesia, così com'è, è niente male, io eliminerei il termine "stagione" in seconda posizione, visto che all'inizio dici che non trovi le stagioni.

Chiaramente, togli questo e togli quest'altro (benedetta sintesi) dopo le potature c'è bisogno un minimo di livellare, smussare gli spigoli che si creano quando si va a togliere una parola, perciò, ancora per una volta, ti metto a confronto la tua versione con la mia.
Ma con un elogio al fatto che ti trovo, questa volta, con una mano più sobria, con meno sdolcinature (a parte sorriso e cuore) rispetto al passato però pur sempre con la stessa freschezza.


Quando giro le mie carte e non trovo
le stagioni che volevo, le speranze immaginate,
quando fuori piove e la primavera tarda
ad arrivare. Così la mente per inerzia torna
indietro, alle giornate di campagne luminose,
agli stormi di maggio che annodavano sul capo
fazzoletti di cielo, agli anni veloci tra orizzonti
di vigneti e gli orti incorniciati nell’azzurro.
Poi, celandone il motivo, la nostalgia, d’un tratto,
vola altrove. La vita mi regala, tutta insieme,
ogni meraviglia che non osservavo. E il sorriso
di un mattino, qualunque è la stagione,
------------------------------------------------(qualunque sia)
prende spazio in un secondo nel mio cuore



Quando giro le carte e non trovo le stagioni
le speranze immaginate quando fuori piove,
la mente per inerzia torna indietro
alle giornate di campagne luminose, agli stormi
di maggio che annodavano sul capo fazzoletti
nitidi di cielo, agli anni veloci tra orizzonti
di vigneti e gli orti incorniciati nell’azzurro.
La nostalgia, d’un tratto
vola altrove, e la vita mi regala tutta insieme
ogni meraviglia che un tempo mi sfuggiva,
e adesso, che sia inverno o primavera,
il limpido sorriso di un mattino
prende spazio in un secondo nel mio cuore





Ciao.

Versolibero
venerdì 9 ottobre 2020 08:49
Devo dire che sono in disaccordo con Fabella che in entrambe le poesie evidenzia i plurali, ma ovviamente si tratta di gusti del tutto soggettivi: a me, invece, i plurali in poesia piacciono tantissimo perché mi sembra donino un'estensione maggiore, uno sguardo più ampio sull'insieme temporale e sulle cose: perché concentrarsi invece sul singolare?
E' probabile che la monotonia arrivata a Daniela con questi plurali derivi dal fatto che la poesia è breve e dunque essi si susseguono a catena, ma ripeto, io neanche li avevo notati, mentre sono stata presa
dall'insieme di stagioni, stormi, orizzonti, fazzoletti e vigneti,
così sono stata proiettata in una distensione spazio-temporale di lungo periodo e di ampio sguardo, non solo su un fatto particolare che abbia segnato e sia motivo della poesia stessa.

Allora mi domando se non sia sufficiente eliminare solo i participi, che in definitiva sovraccaricano i suoni monotoni in ati/ate, variandoli in qualche modo (per esempio, invece di "orti incorniciati", "orti immersi") o altro.
A questo punto rimarrebbero solo
giornate
vigneti
e vita
con le stesse consonanze, ma risultano abbastanza distanziati da non creare monotonia (sostituendo però anche "speranze immaginate", che a ripensarci bene non mi piace).


Quando giro le mie carte e non trovo
le stagioni che volevo, le speranze immaginate,
quando fuori piove e la primavera tarda
ad arrivare. Così la mente per inerzia torna
indietro, alle giornate di campagne luminose,
agli stormi di maggio che annodavano sul capo
fazzoletti di cielo, agli anni veloci tra orizzonti
di vigneti e gli orti incorniciati nell’azzurro.
Poi, celandone il motivo, la nostalgia, d’un tratto,
vola altrove. La vita mi regala, tutta insieme,
ogni meraviglia che non osservavo. E il sorriso
di un mattino, qualunque è la stagione,
prende spazio in un secondo nel mio cuore

passeggiando
venerdì 30 ottobre 2020 09:03
Grazie mille Fabella per il commento e le tue considerazioni.
Grazie anche a te Rosanna per i suggerimenti e per la tua versione che ho apprezzato molto. Ne propongo anch'io una che è molto simile alla tua (c'è appena qualche piccola variazione:-))

Grazie ancora, ciao


Come quando fuori c’è il sole

Quando giro le carte ma non trovo le stagioni
le speranze che volevo quando fuori piove
la mente per inerzia torna indietro,
ai giorni di campagne luminose
a stormi di maggio che annodavano sul capo
fazzoletti di cielo, agli anni tra orizzonti
di vigneti e gli orti incorniciati nell’azzurro.
La nostalgia, d’un tratto, vola altrove
la vita regala tutta insieme ogni meraviglia
che un tempo mi sfuggiva e il sorriso di un mattino
prende spazio in un secondo nel mio cuore



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