Grazie amici poeti...
Leggo sempre con attenzione i commenti di tutti i lettori ed anche i consigli, che sono sempre bene accetti, perchè il confronto è fonte di indiscutibile arricchimento...
Per quanto riguarda la parola "tazza", a me invece suona bene così ed esprime esattamente quello che volevo dire: una metafora, cioè, ("sulla tazza dei miei passi") per quello che è un vortice esistenziale senza (momentanea) via d'uscita...
La tazza, infatti (che non è il wc, ma l'utensile per una buona prima colazione
) è un elemento circolare, profondo (in un certo senso può essere vista come un piccolo pozzo, anche se questo ultimo vocabolo non sarebbe stato adatto dal punto di vista della costruzione ritmica e musicale del verso - almeno secondo il mio "orecchio" - ), piccolo e stretto nel suo essere "conchiuso"...
"Danza" si sarebbe senz'altro inserito bene dal punto di vista musicale (rima interna stanza-danza), ma non avrebbe espresso ciò che volevo dire, anche a livello visivo...
Inoltre mi serviva un vocabolo decisamente "forte", che colpisse il lettore, ma senza esagerare... Tazza, con quella doppia z, ha la giusta forza infatti (secondo me) e crea una sorta di assonanza-diss(t)onante, ricoleggandosi un po' ad "Aushwiz" (altro vocabolo "forte")di due versi prima e un po' a "stanza" (altro elemento chiuso)...
La poesia dovrebbe sempre essere "spontanea", "sincera" (come era solito affermare il buon vecchio Baudelaire nei suoi "Diari intimi"
) ma questo non vuol dire che non si debba "possedere" in toto il mezzo tecnico sottostante, da poter "piegare" a piacere alla propria vena creativa...
Un saluto a tutti e grazie ancora di cuore,
Vale