Da volte miele avorio, alle siepi di rosmarino
(il tuo nome da Galla Placidia alle grotte di Catullo)
E’ a maggio che disegnano Madonne crepe di altari senza paramento
soglia d’est senza la campana, gli anni e le canzoni…
non dimenticherò la volta di cielo che pende miele avorio, un nome
troppo alto per segnare il territorio con orme di stelle e evangelisti
malesorti, di estati senza lune
Ho libri sotto il letto e Pasque, puntate all’albero maestro
non troverà veliero la corrente sui prati gialli di formiche e tane
al largo di radici o fiordalisi o tulle, appeso ai rami bassi
che corrano a pel d’acqua gli strascichi da sposa
che aprano ventagli le mattine, tra gli aghi e il viale
in salita, ove s’alzò a trofeo la torre d’arenaria
Un lusso i pomeriggi, sulle agende e penne di parole sul lago
di spiccioli prestati, d’imbarchi al rosmarino
per tracciare perimetri alle grotte