Non riesco a capire, da ogni tuo scritto in questo forum, trapela una difficoltà di estrinsecare le tue emozioni e trasferirle su "carta".
C'è una sofferenza interiore che permea ogni tuo componimento, persino la presentazione fatta sul diario poetico.
Io credo, e perdonami la presunzione, che dovresti lasciarti andare, abbandonarti alla possibilità che non necessariamente debba esserci una ricerca del momento poetico, ma che semplicemente sia esso a trovarci nei tempi e modi che necessitano. In parole povere la ricerca affannosa della nostra essenza produce ansia e contraddizioni che si riflettono in tutto ciò che facciamo. Rispettare, invece, la nostra capacità elaborativo/espressiva, senza forzarne i tempi, asseconda la naturale propensione di ognuno di noi alla spiritualità ed alla riflessione.
(spero che tu abbia capito, perchè io, dopo aver riletto, ho difficoltà a comprendermi
)
Comunque mi piace quello che scrivi, anche se, a volte, devo rileggere per comprendere bene.
Ho notato l'utilizzo di tanti aggettivi nei tuoi testi.
Alle luce di una diversa impaginazione, che dia al testo il giusto ritmo di lettura e le adeguate pause di riflessione, lo vedrei così:
Dalle viscere s'impenna
il tormento dell'esprimere.
Ulula e soffia l'uragano d'onice (perchè d'onice?)
dal grido imploso.
D'ere recondite monta l'effluvio
a trovare sfogo ed esistenza
soffrendo in intima supplica
di comunione al Verbo.
Il marasma d'inquietudine
scioglie grumi d'anima sul foglio
e d'inchiostro feconda i ventri
delle menti.
Leonardo