Zera.Sara, 22/11/2020 22:10:
Ciao! Grazie per la risposta e scusami, perché non mi sono affatto spiegata nel mio commento. Guarda, la poesia mi sembra molto bella. Mi permetto di fare un'osservazione da lettrice umilissima solo perché leggo che lo scopo del forum sarebbe questo (è la prima volta che ci entro). Riporto la strofa in questione:
Le imprimo poi su pagine virtuali
tra i pochi spiccioli della mia cultura
e la spavalda e radicata convinzione
di costruire all’infinito il mio collage
accostando con grazia ad una ad una
tutte le sfumature dei colori
Mi sembra che ci sia un cambiamento di stile rispetto a tutto il resto; sia nel registro linguistico, con parole come "pagine virtuali" o "collage" che escono un po' dai riferimenti linguistici dati in precedenza; sia nella musicalità, che mi sembra un po' più macchinosa, soprattutto nei primi quattro versi (inoltre non c'è più punteggiatura); sia nel modo in cui vuoi dire quello che dici: nel resto della poesia sei molto più dettagliata, qui è come se all'improvviso diventassi più "grossolana", usando parole meno rifinite, meno scelte.
Poi magari dico baggianate e in tal caso mi scuso, però davvero è solo un'osservazione, spero costruttiva. Saluti
Sara
Ok, Sara:
innanzitutto ti ringrazio per aver esplicato meglio quello che intendevi dirmi;
in secondo luogo ti domando: tu come metteresti mano all'ultima strofa (senza ovviamente allontanarti dai significati)?
In quanto alla punteggiatura, devo dire che non mi sono mai messa d'accordo con essa: di certo in poesia non ne faccio un uso grammaticale ma in base al ritmo interno con cui sento di scandire la lettura; oppure, per quanto riguarda le virgole a fine verso, le metto come barriera per evitare a chi legge la confusione di sconfinare nel verso successivo.
Per quanto riguarda i lemmi:
le parole, più che essere "scelte", sono veritiere e dirette, ma potrei rinunciare a "spavalda" e cambiare quel verso giocando con altri sinonimi; non cambierei invece "pagine virtuali" e neanche "collage" perché non le sento estranee al registro linguistico che mi appartiene.
Invece le tue considerazioni riguardo alla musicalità le accolgo sicuramente, infatti ci sono delle forzature ipermetriche di cui ero consapevole, ma che ho lasciato così proprio in funzione del significato di ogni parola che mi corrisponde; a questo però ho in parte ovviato con la presenza di parole a mio avviso gradevoli per senso e suono, come
- pagine
- collage
- grazia
- sfumature
- infinito
- colori
Più che la musicalità, ne è penalizzato il ritmo, ma ero convinta di aver scritto una poesia in verso libero... Ora, andando a rileggere, mi rendo conto che quasi tutti i versi, nelle strofe precedenti, procedono in base al ritmo di endecasillabi (sebbene la versificazione non li renda sempre palesi) o settenari, doppi settenari ecc.
Allora, a questo punto, completo l'opera, o almeno ci provo, dato che mi piace accettare le sfide 🤩
Di fragili timori e di equilibri
Io non capisco
proprio i controllori
che in piedi, sopra i treni a mille all’ora
rimangono pur sempre in equilibrio
senza aggrapparsi
mai a una maniglia,
serafici, piantati come pali
io invece, per esempio,
solo al pensiero di poter cadere
mi vedo già per terra:
sarà che ad inciampare basta un nulla:
un piccolo granello, un filo d’erba; il minimo, sottile dislivello
corrispondente a un’ala di farfalla,
per avvertire il senso di squilibrio;
e al solo immaginare la caduta
cado.
Ho sempre quel timore dell’impatto
tra il duro della terra e il mio pensiero.
Mi dico che non devo aver paura:
in fondo il mio pensare è imperturbabile,
granitico e antisismico, tenace ma
capace a rimbalzare, refrattario
all’idea di vacillare; e se proprio arriva un dubbio che mi assale
e attacca dall’interno la mia roccia
per renderla friabile, chiedo consiglio al cuore
come bambina che ascolta la nonna
sapendo che così non può sbagliare.
Sarà che pure se battessi i denti
sui sassi, sugli spigoli più duri
io me le tengo strette, le parole
tra lingua e gola, protette in mezzo al limbo dei pensieri,
aduse a carezzare i desideri ed a giocare con la tenerezza;
abbracciano una vita parallela; rafforzano quel timido coraggio
di chi non ha la forza di reagire; ricuciono talvolta anche gli strappi
col breve filo delle scuciture:
punt’ombra, punto a giorno, chiaroscuri…
Le digito su pagine virtuali
tra scampoli sbiaditi di cultura
e l’ostinata e ferrea convinzione
di estendere il collage all’infinito
accostando con grazia ad una ad una
tutte le sfumature dei colori
(N.B.:
la parola virtuale io la scandisco in tre sillabe metriche: vir-tua-le)
Ciao.
R.