Di fragili timori e di equilibri

Versolibero
domenica 15 novembre 2020 08:42

Io non capisco i controllori
che in piedi, sopra i treni a mille all’ora
rimangono pur sempre in equilibrio
senza aggrapparsi a una maniglia,
serafici, piantati come pali

io invece, per esempio,
solo al pensiero di poter cadere
mi vedo già per terra:
sarà che ad inciampare basta un nulla:
un piccolo granello, un filo d’erba; il minimo, sottile dislivello
corrispondente a un’ala di farfalla,
per avvertire il senso di squilibrio;
e al solo immaginare la caduta
cado.
Ho sempre quel timore dell’impatto
tra il duro della terra e il mio pensiero.

Mi dico che non devo aver paura:
in fondo il mio pensare è imperturbabile,
granitico e antisismico, tenace ma
capace a rimbalzare; è refrattario
all’idea di vacillare; e se proprio arriva un dubbio che mi assale
e attacca dall’interno la mia roccia
per renderla friabile, chiedo consiglio al cuore
come bambina che ascolta la sua nonna
sapendo che così non può sbagliare.

Sarà che pure se battessi i denti
sui sassi, sugli spigoli più duri
io me le tengo strette, le parole
tra lingua e gola, protette in mezzo al limbo dei pensieri,
aduse a carezzare i desideri ed a giocare con la tenerezza;
abbracciano una vita parallela; rafforzano quel timido coraggio
di chi non ha la forza di reagire; ricuciono talvolta anche gli strappi
col breve filo delle scuciture:
punt’ombra, punto a giorno, chiaroscuri…

Le imprimo poi su pagine virtuali
tra i pochi spiccioli della mia cultura
e la spavalda e radicata convinzione
di costruire all’infinito il mio collage
accostando con grazia ad una ad una
tutte le sfumature dei colori




Rosanna Spina
passeggiando
lunedì 16 novembre 2020 14:49
Ma quanto è bella questa poesia, in particolare trovo stupendi gli ultimi quattro versi della terza strofa
rienvaplus
martedì 17 novembre 2020 22:14
Re:
Versolibero, 15/11/2020 08:42:


Io non capisco i controllori
che in piedi, sopra i treni a mille all’ora
rimangono pur sempre in equilibrio
senza aggrapparsi a una maniglia,
serafici, piantati come pali

io invece, per esempio,
solo al pensiero di poter cadere
mi vedo già per terra:
sarà che ad inciampare basta un nulla:
un piccolo granello, un filo d’erba; il minimo, sottile dislivello
corrispondente a un’ala di farfalla,
per avvertire il senso di squilibrio;
e al solo immaginare la caduta
cado.
Ho sempre quel timore dell’impatto
tra il duro della terra e il mio pensiero.

Mi dico che non devo aver paura:
in fondo il mio pensare è imperturbabile,
granitico e antisismico, tenace ma
capace a rimbalzare; è refrattario
all’idea di vacillare; e se proprio arriva un dubbio che mi assale
e attacca dall’interno la mia roccia
per renderla friabile, chiedo consiglio al cuore
come bambina che ascolta la sua nonna
sapendo che così non può sbagliare.

Sarà che pure se battessi i denti
sui sassi, sugli spigoli più duri
io me le tengo strette, le parole
tra lingua e gola, protette in mezzo al limbo dei pensieri,
aduse a carezzare i desideri ed a giocare con la tenerezza;
abbracciano una vita parallela; rafforzano quel timido coraggio
di chi non ha la forza di reagire; ricuciono talvolta anche gli strappi
col breve filo delle scuciture:
punt’ombra, punto a giorno, chiaroscuri…

Le imprimo poi su pagine virtuali
tra i pochi spiccioli della mia cultura
e la spavalda e radicata convinzione
di costruire all’infinito il mio collage
accostando con grazia ad una ad una
tutte le sfumature dei colori




Rosanna Spina



Quando le poesie piacciono troppo tanto
quelli fatti male come me
le leggono scritte solo per te

il pianto ha preso il controllo così benedetto
sin dal controllore spaesato

Ho avuto spasmi e convulsioni
e sono tornato a piangere
alla fine
in quell'infinito che hai smarcato
dal più duro dei denti per terra

che mi ci hai accompagnato
all'uomo nero
ai miei o tuoi colori

ti amo mister





Zera.Sara
venerdì 20 novembre 2020 17:18
Molto bella, complimenti. Un'osservazione: l'ultima strofa mi sembra discostarsi un po' dal resto del testo, e mi piace meno.
Versolibero
domenica 22 novembre 2020 07:07
Re:
passeggiando, 16/11/2020 14:49:

Ma quanto è bella questa poesia, in particolare trovo stupendi gli ultimi quattro versi della terza strofa



Ciao Michele, grazie.
Versolibero
domenica 22 novembre 2020 07:12
rienvaplus:


Ho avuto spasmi e convulsioni
e sono tornato a piangere
alla fine


Come stai, mister,
va meglio?




ti amo mister



e... Sarà per sempre??? [SM=g7831]


(dimmi di sì...) [SM=g2829700]
Versolibero
domenica 22 novembre 2020 07:33
Zera.Sara, 20/11/2020 17:18:

Molto bella, complimenti. Un'osservazione: l'ultima strofa mi sembra discostarsi un po' dal resto del testo, e mi piace meno.




Faccio una premessa:
i miei itinerari sono casa-orto, orto-casa.

Sarà per questo che sogno spessissimo di essere in viaggio su un treno?


Quello che racconto nel testo, è uno dei viaggi reali che ho fatto per la poesia.

Anche per questa poesia avrei dovuto fare un viaggio, se non fosse che Qualcuno ha detto:
“non s’ha da viaggiare”.



Seconda premessa:
ho molto sofferto di vertigini.
Perciò non potevo esprimere meglio di così (🙂) questo passaggio:
“sarà che ad inciampare basta un nulla: /un piccolo granello, un filo d’erba; il minimo, sottile dislivello/
corrispondente a un’ala di farfalla, / per avvertire il senso di squilibrio; /e al solo immaginare la caduta /
cado”
.

Ovviamente, ciò è solo un pretesto per dire altro sotto metafora.

Tuttavia, c'è da dire che
così come sono salita su quel treno, così ne scendo.
Torno a me, ai miei bagagli pieni di piccole cose.
Torno a me non per dire “io sono questo e quest’altro”, ma per dire cosa posso e desidero fare.

La caduta non era (solo) in senso strettamente fisico, ma è pure il timore di sbagliare, di non riuscire ad esprimermi, di non saper usare la parola giusta al momento giusto, perfino paura di fare scena muta.

Il treno è simbolico mezzo su cui viaggia la mia emotività, che può raggiungere mete lontane oppure riavvolgersi su se stessa.

La struttura portante è:
“in fondo il mio pensare è imperturbabile, / granitico e antisismico, tenace ma / capace a rimbalzare; è refrattario / all’idea di vacillare”

Perciò, questa (temuta) fragilità, in realtà non mi fa paura, perché
“se proprio arriva un dubbio che mi assale / e attacca dall’interno la mia roccia /per renderla friabile, chiedo consiglio al cuore /come bambina che ascolta la sua nonna /sapendo che così non può sbagliare”.

Il riferimento è agli esempi, ai valori trasmessi dai genitori, dalla nonna, da chi mi ha educato.

Si parte con la propria personalità, durante il viaggio ci si arricchisce di qualcosa, si ritorna senza perdere nulla.

C’è un legame strettissimo, infine, tra il pensiero che procede nel suo itinerario e le parole che abitano il ‘dentro’ (come il passeggero nel vagone):

“io me le tengo strette, le parole /tra lingua e gola, protette in mezzo al limbo dei pensieri, / aduse a carezzare i desideri ed a giocare con la tenerezza; / abbracciano una vita parallela …… / ricuciono talvolta anche gli strappi / col breve filo delle scuciture”

E da qui si arriva al momento di rendere pubbliche le parole trasformando i pensieri ma soprattutto il sentire in versi:
“Le imprimo poi su pagine virtuali”

ma senza alcuna velleità o pretesa; le lascio lì
“tra i pochi spiccioli della mia cultura”

vale a dire che riconosco i miei limiti, ma mi aggrappo a quella
“spavalda e radicata convinzione / di costruire all’infinito il mio collage / accostando con grazia ad una ad una / tutte le sfumature dei colori”.


La scrittura come alfa e omega della propria esistenza.
Che implica estrema coerenza tra lo scrivente e la poesia.

---

Mi scuso per essermi ‘parlata addosso’, ma ho cercato di chiarire la coerenza del testo e coesione tra tutte le strofe.

Ciò detto, è sacrosanto che l’ultima strofa possa non piacerti abbastanza.

Grazie [SM=g7535]




Zera.Sara
domenica 22 novembre 2020 22:10
Re:
Versolibero, 22/11/2020 07:33:




Faccio una premessa:
i miei itinerari sono casa-orto, orto-casa.

Sarà per questo che sogno spessissimo di essere in viaggio su un treno?


Quello che racconto nel testo, è uno dei viaggi reali che ho fatto per la poesia.

Anche per questa poesia avrei dovuto fare un viaggio, se non fosse che Qualcuno ha detto:
“non s’ha da viaggiare”.



Seconda premessa:
ho molto sofferto di vertigini.
Perciò non potevo esprimere meglio di così (🙂) questo passaggio:
“sarà che ad inciampare basta un nulla: /un piccolo granello, un filo d’erba; il minimo, sottile dislivello/
corrispondente a un’ala di farfalla, / per avvertire il senso di squilibrio; /e al solo immaginare la caduta /
cado”
.

Ovviamente, ciò è solo un pretesto per dire altro sotto metafora.

Tuttavia, c'è da dire che
così come sono salita su quel treno, così ne scendo.
Torno a me, ai miei bagagli pieni di piccole cose.
Torno a me non per dire “io sono questo e quest’altro”, ma per dire cosa posso e desidero fare.

La caduta non era (solo) in senso strettamente fisico, ma è pure il timore di sbagliare, di non riuscire ad esprimermi, di non saper usare la parola giusta al momento giusto, perfino paura di fare scena muta.

Il treno è simbolico mezzo su cui viaggia la mia emotività, che può raggiungere mete lontane oppure riavvolgersi su se stessa.

La struttura portante è:
“in fondo il mio pensare è imperturbabile, / granitico e antisismico, tenace ma / capace a rimbalzare; è refrattario / all’idea di vacillare”

Perciò, questa (temuta) fragilità, in realtà non mi fa paura, perché
“se proprio arriva un dubbio che mi assale / e attacca dall’interno la mia roccia /per renderla friabile, chiedo consiglio al cuore /come bambina che ascolta la sua nonna /sapendo che così non può sbagliare”.

Il riferimento è agli esempi, ai valori trasmessi dai genitori, dalla nonna, da chi mi ha educato.

Si parte con la propria personalità, durante il viaggio ci si arricchisce di qualcosa, si ritorna senza perdere nulla.

C’è un legame strettissimo, infine, tra il pensiero che procede nel suo itinerario e le parole che abitano il ‘dentro’ (come il passeggero nel vagone):

“io me le tengo strette, le parole /tra lingua e gola, protette in mezzo al limbo dei pensieri, / aduse a carezzare i desideri ed a giocare con la tenerezza; / abbracciano una vita parallela …… / ricuciono talvolta anche gli strappi / col breve filo delle scuciture”

E da qui si arriva al momento di rendere pubbliche le parole trasformando i pensieri ma soprattutto il sentire in versi:
“Le imprimo poi su pagine virtuali”

ma senza alcuna velleità o pretesa; le lascio lì
“tra i pochi spiccioli della mia cultura”

vale a dire che riconosco i miei limiti, ma mi aggrappo a quella
“spavalda e radicata convinzione / di costruire all’infinito il mio collage / accostando con grazia ad una ad una / tutte le sfumature dei colori”.


La scrittura come alfa e omega della propria esistenza.
Che implica estrema coerenza tra lo scrivente e la poesia.

---

Mi scuso per essermi ‘parlata addosso’, ma ho cercato di chiarire la coerenza del testo e coesione tra tutte le strofe.

Ciò detto, è sacrosanto che l’ultima strofa possa non piacerti abbastanza.

Grazie [SM=g7535]








Ciao! Grazie per la risposta e scusami, perché non mi sono affatto spiegata nel mio commento. Guarda, la poesia mi sembra molto bella. Mi permetto di fare un'osservazione da lettrice umilissima solo perché leggo che lo scopo del forum sarebbe questo (è la prima volta che ci entro). Riporto la strofa in questione:

Le imprimo poi su pagine virtuali
tra i pochi spiccioli della mia cultura
e la spavalda e radicata convinzione
di costruire all’infinito il mio collage
accostando con grazia ad una ad una
tutte le sfumature dei colori


Mi sembra che ci sia un cambiamento di stile rispetto a tutto il resto; sia nel registro linguistico, con parole come "pagine virtuali" o "collage" che escono un po' dai riferimenti linguistici dati in precedenza; sia nella musicalità, che mi sembra un po' più macchinosa, soprattutto nei primi quattro versi (inoltre non c'è più punteggiatura); sia nel modo in cui vuoi dire quello che dici: nel resto della poesia sei molto più dettagliata, qui è come se all'improvviso diventassi più "grossolana", usando parole meno rifinite, meno scelte.

Poi magari dico baggianate e in tal caso mi scuso, però davvero è solo un'osservazione, spero costruttiva. Saluti

Sara

Versolibero
lunedì 23 novembre 2020 06:24
Zera.Sara, 22/11/2020 22:10:


Ciao! Grazie per la risposta e scusami, perché non mi sono affatto spiegata nel mio commento. Guarda, la poesia mi sembra molto bella. Mi permetto di fare un'osservazione da lettrice umilissima solo perché leggo che lo scopo del forum sarebbe questo (è la prima volta che ci entro). Riporto la strofa in questione:

Le imprimo poi su pagine virtuali
tra i pochi spiccioli della mia cultura
e la spavalda e radicata convinzione
di costruire all’infinito il mio collage
accostando con grazia ad una ad una
tutte le sfumature dei colori


Mi sembra che ci sia un cambiamento di stile rispetto a tutto il resto; sia nel registro linguistico, con parole come "pagine virtuali" o "collage" che escono un po' dai riferimenti linguistici dati in precedenza; sia nella musicalità, che mi sembra un po' più macchinosa, soprattutto nei primi quattro versi (inoltre non c'è più punteggiatura); sia nel modo in cui vuoi dire quello che dici: nel resto della poesia sei molto più dettagliata, qui è come se all'improvviso diventassi più "grossolana", usando parole meno rifinite, meno scelte.

Poi magari dico baggianate e in tal caso mi scuso, però davvero è solo un'osservazione, spero costruttiva. Saluti

Sara




Ok, Sara:
innanzitutto ti ringrazio per aver esplicato meglio quello che intendevi dirmi;

in secondo luogo ti domando: tu come metteresti mano all'ultima strofa (senza ovviamente allontanarti dai significati)?


In quanto alla punteggiatura, devo dire che non mi sono mai messa d'accordo con essa: di certo in poesia non ne faccio un uso grammaticale ma in base al ritmo interno con cui sento di scandire la lettura; oppure, per quanto riguarda le virgole a fine verso, le metto come barriera per evitare a chi legge la confusione di sconfinare nel verso successivo.

Per quanto riguarda i lemmi:
le parole, più che essere "scelte", sono veritiere e dirette, ma potrei rinunciare a "spavalda" e cambiare quel verso giocando con altri sinonimi; non cambierei invece "pagine virtuali" e neanche "collage" perché non le sento estranee al registro linguistico che mi appartiene.


Invece le tue considerazioni riguardo alla musicalità le accolgo sicuramente, infatti ci sono delle forzature ipermetriche di cui ero consapevole, ma che ho lasciato così proprio in funzione del significato di ogni parola che mi corrisponde; a questo però ho in parte ovviato con la presenza di parole a mio avviso gradevoli per senso e suono, come
- pagine
- collage
- grazia
- sfumature
- infinito
- colori


Più che la musicalità, ne è penalizzato il ritmo, ma ero convinta di aver scritto una poesia in verso libero... Ora, andando a rileggere, mi rendo conto che quasi tutti i versi, nelle strofe precedenti, procedono in base al ritmo di endecasillabi (sebbene la versificazione non li renda sempre palesi) o settenari, doppi settenari ecc.

Allora, a questo punto, completo l'opera, o almeno ci provo, dato che mi piace accettare le sfide 🤩



Di fragili timori e di equilibri


Io non capisco proprio i controllori
che in piedi, sopra i treni a mille all’ora
rimangono pur sempre in equilibrio
senza aggrapparsi mai a una maniglia,
serafici, piantati come pali

io invece, per esempio,
solo al pensiero di poter cadere
mi vedo già per terra:
sarà che ad inciampare basta un nulla:
un piccolo granello, un filo d’erba; il minimo, sottile dislivello
corrispondente a un’ala di farfalla,
per avvertire il senso di squilibrio;
e al solo immaginare la caduta
cado.
Ho sempre quel timore dell’impatto
tra il duro della terra e il mio pensiero.

Mi dico che non devo aver paura:
in fondo il mio pensare è imperturbabile,
granitico e antisismico, tenace ma
capace a rimbalzare, refrattario
all’idea di vacillare; e se proprio arriva un dubbio che mi assale
e attacca dall’interno la mia roccia
per renderla friabile, chiedo consiglio al cuore
come bambina che ascolta la nonna
sapendo che così non può sbagliare.

Sarà che pure se battessi i denti
sui sassi, sugli spigoli più duri
io me le tengo strette, le parole
tra lingua e gola, protette in mezzo al limbo dei pensieri,
aduse a carezzare i desideri ed a giocare con la tenerezza;
abbracciano una vita parallela; rafforzano quel timido coraggio
di chi non ha la forza di reagire; ricuciono talvolta anche gli strappi
col breve filo delle scuciture:
punt’ombra, punto a giorno, chiaroscuri…

Le digito su pagine virtuali
tra scampoli sbiaditi di cultura
e l’ostinata e ferrea convinzione
di estendere il collage all’infinito
accostando con grazia ad una ad una
tutte le sfumature dei colori




(N.B.:
la parola virtuale io la scandisco in tre sillabe metriche: vir-tua-le)


Ciao.


R.
Zera.Sara
martedì 24 novembre 2020 13:41
Re:
Versolibero, 23/11/2020 06:24:



Ok, Sara:
innanzitutto ti ringrazio per aver esplicato meglio quello che intendevi dirmi;

in secondo luogo ti domando: tu come metteresti mano all'ultima strofa (senza ovviamente allontanarti dai significati)?


In quanto alla punteggiatura, devo dire che non mi sono mai messa d'accordo con essa: di certo in poesia non ne faccio un uso grammaticale ma in base al ritmo interno con cui sento di scandire la lettura; oppure, per quanto riguarda le virgole a fine verso, le metto come barriera per evitare a chi legge la confusione di sconfinare nel verso successivo.

Per quanto riguarda i lemmi:
le parole, più che essere "scelte", sono veritiere e dirette, ma potrei rinunciare a "spavalda" e cambiare quel verso giocando con altri sinonimi; non cambierei invece "pagine virtuali" e neanche "collage" perché non le sento estranee al registro linguistico che mi appartiene.


Invece le tue considerazioni riguardo alla musicalità le accolgo sicuramente, infatti ci sono delle forzature ipermetriche di cui ero consapevole, ma che ho lasciato così proprio in funzione del significato di ogni parola che mi corrisponde; a questo però ho in parte ovviato con la presenza di parole a mio avviso gradevoli per senso e suono, come
- pagine
- collage
- grazia
- sfumature
- infinito
- colori


Più che la musicalità, ne è penalizzato il ritmo, ma ero convinta di aver scritto una poesia in verso libero... Ora, andando a rileggere, mi rendo conto che quasi tutti i versi, nelle strofe precedenti, procedono in base al ritmo di endecasillabi (sebbene la versificazione non li renda sempre palesi) o settenari, doppi settenari ecc.

Allora, a questo punto, completo l'opera, o almeno ci provo, dato che mi piace accettare le sfide 🤩



Di fragili timori e di equilibri


Io non capisco proprio i controllori
che in piedi, sopra i treni a mille all’ora
rimangono pur sempre in equilibrio
senza aggrapparsi mai a una maniglia,
serafici, piantati come pali

io invece, per esempio,
solo al pensiero di poter cadere
mi vedo già per terra:
sarà che ad inciampare basta un nulla:
un piccolo granello, un filo d’erba; il minimo, sottile dislivello
corrispondente a un’ala di farfalla,
per avvertire il senso di squilibrio;
e al solo immaginare la caduta
cado.
Ho sempre quel timore dell’impatto
tra il duro della terra e il mio pensiero.

Mi dico che non devo aver paura:
in fondo il mio pensare è imperturbabile,
granitico e antisismico, tenace ma
capace a rimbalzare, refrattario
all’idea di vacillare; e se proprio arriva un dubbio che mi assale
e attacca dall’interno la mia roccia
per renderla friabile, chiedo consiglio al cuore
come bambina che ascolta la nonna
sapendo che così non può sbagliare.

Sarà che pure se battessi i denti
sui sassi, sugli spigoli più duri
io me le tengo strette, le parole
tra lingua e gola, protette in mezzo al limbo dei pensieri,
aduse a carezzare i desideri ed a giocare con la tenerezza;
abbracciano una vita parallela; rafforzano quel timido coraggio
di chi non ha la forza di reagire; ricuciono talvolta anche gli strappi
col breve filo delle scuciture:
punt’ombra, punto a giorno, chiaroscuri…

Le digito su pagine virtuali
tra scampoli sbiaditi di cultura
e l’ostinata e ferrea convinzione
di estendere il collage all’infinito
accostando con grazia ad una ad una
tutte le sfumature dei colori




(N.B.:
la parola virtuale io la scandisco in tre sillabe metriche: vir-tua-le)


Ciao.


R.




Allora, rispetto al registro linguistico, musicalità e punteggiatura, prendo atto di quello che mi dici. Forse quelle parole sono estranee a me, e basta. Faccio solo una ulteriore precisazione su cosa intendevo per parole “meno scelte”.

Intendevo che secondo me le parole sono troppo poche (in effetti, di nuovo, non mi ero spiegata su questo). Cioè usare meno parole fa sì inevitabilmente che debbano essere scelte molto bene per esprimere una determinata cosa. Quindi, mentre nel resto della poesia sei piuttosto prolissa nel fare questo, e non ti fai mancare le immagini, le metafore, qui diventi improvvisamente più sintetica, e per me questo incide sul significato della strofa. Si scollega un po’ dal resto, diventa un po’ più fumoso. Mi sembra che “viri” bruscamente su un altro terreno: come il fatto che imprimi le parole su pagine virtuali, costruendo a poco a poco il tuo collage, ha a che fare con la paura di cadere e tutto il resto? Dalla parafrasi che ne hai fatto si capisce meglio, ma con la sola poesia (secondo me) no.

In questo senso, per me la seconda versione che hai scritto non aggiunge molto. Io questa strofa o la scriverei più lunga, dettagliando di più quello che volevi dire (ma capisco che una poesia è legata anche al momento in cui uno la scrive e quindi sia difficile aggiungere dei “pezzi”) o forse la toglierei del tutto. Comunque il verso meno chiaro secondo me è “tra i pochi spiccioli della mia cultura”, che nella tua parafrasi significa che “scrivi senza velleità, riconoscendo i tuoi limiti”… Io qui forse scriverei “con i pochi spiccioli della mia cultura”, e quindi anche “(con) la spavalda e radicata convinzione”, che mi sembra meglio.

Detto ciò, come dicevi anche tu, è sacrosanto che per te le parole migliori siano queste, e che a me possano non piacere o possa non capirle. 😊 Quindi prendi tutto ciò con le pinze e se ti è utile bene, se no pazienza!

Un caro saluto
Sara

Versolibero
martedì 24 novembre 2020 22:55
Zera.Sara, 24/11/2020 13:41:


(...) Forse quelle parole sono estranee a me, e basta. Faccio solo una ulteriore precisazione su cosa intendevo per parole “meno scelte”.

(...) le parole sono troppo poche
(...) usare meno parole fa sì inevitabilmente che debbano essere scelte molto bene per esprimere una determinata cosa.

Quindi, mentre nel resto della poesia sei piuttosto prolissa (...) qui diventi improvvisamente più sintetica, e per me questo incide sul significato della strofa.

(...)Mi sembra che “viri” bruscamente su un altro terreno: come il fatto che imprimi le parole su pagine virtuali, costruendo a poco a poco il tuo collage, ha a che fare con la paura di cadere e tutto il resto? Dalla parafrasi che ne hai fatto si capisce meglio, ma con la sola poesia (secondo me) no.

(...) Io questa strofa o la scriverei più lunga, dettagliando di più quello che volevi dire (...) o forse la toglierei del tutto.

(...) Comunque il verso meno chiaro secondo me è “tra i pochi spiccioli della mia cultura”, che nella tua parafrasi significa che “scrivi senza velleità, riconoscendo i tuoi limiti”… Io qui forse scriverei “con i pochi spiccioli della mia cultura”, e quindi anche “(con) la spavalda e radicata convinzione”, che mi sembra meglio.




La poesia si capisce... è stata capita perfettamente.

L'ultima strofa, poi...

toglierla?...

Giammai.

"costruire all’infinito il mio collage
accostando con grazia ad una ad una
tutte le sfumature dei colori
"

dice tutto.

Aggiungere particolari equivarrebbe a mortificare la fantasia del lettore.


in quanto al "tra" oppure "con":
è tra
(tra il poco e il molto).



Ad ogni modo, al di là dei gusti personali, ho fatto una riflessione:
difficilmente i nuovi entrati si avventurano in commenti critici.
Se è la prima volta che entri in forum, complimenti per i commenti articolati...
avrei detto che sei una veterana.😉



Buona notte.


Zera.Sara
mercoledì 25 novembre 2020 14:49
Grazie! Comunque ci ho riflettuto, non sono osservazioni fatte a casaccio. È la prima volta che entro in forum ma non la prima volta che mi avventuro nella lettura critica di un testo (lo faccio un po' da tutta la vita a dire il vero) ma la poesia è un genere che non ho mai studiato né prediletto da lettrice, quindi sono consapevole che potrei anche non capirci niente e dire cose sbagliate. Ci ho provato, poi mi hai dato corda quindi ho cercato di approfondire. Grazie per il confronto :) Ho postato anche una mia "poesia", se ti va di lasciare un commento mi fa piacere (è solo un tentativo, ma se poi uno non le fa leggere a nessuno non scoprirà mai come appaiono agli occhi di un altro).

Sara
Versolibero
giovedì 26 novembre 2020 01:46
Re:
Zera.Sara, 25/11/2020 14:49:

Grazie!
(...)
Ci ho provato, poi mi hai dato corda quindi ho cercato di approfondire. Grazie per il confronto :) Ho postato anche una mia "poesia", se ti va di lasciare un commento mi fa piacere (è solo un tentativo, ma se poi uno non le fa leggere a nessuno non scoprirà mai come appaiono agli occhi di un altro).

Sara



Dato corda?

Ho risposto con pertinenza;

per il resto 'sto sulle mie',

mi reputo abbastanza antipatica 🤐


(o forse mi ha reso così l'esperienza) 😉




Zera.Sara
giovedì 26 novembre 2020 15:27
Sì, dato corda nel senso che mi hai risposto in maniera approfondita e hai dato modo a me di fare altrettanto. Per il resto la simpatia non è un obbligo, ci mancherebbe. Buon pomeriggio,

Sara
Versolibero
martedì 29 dicembre 2020 19:44
E poi finisco per versificarla così:



Io non capisco affatto i controllori
che in piedi, sopra i treni a mille all’ora
rimangono pur sempre in equilibrio
senza aggrapparsi mai a una maniglia,
serafici, piantati come pali

io invece, per esempio,
solo al pensiero di poter cadere
mi vedo già per terra:
sarà che ad inciampare basta un nulla:
un piccolo granello, un filo d’erba,
il minimo, sottile dislivello
corrispondente a un’ala di farfalla,
per avvertire il senso di squilibrio,
e al solo immaginare la caduta

cado.

Ho sempre quel timore dell’impatto
tra il duro della terra e il mio pensiero.
Mi dico che non devo aver paura:
in fondo il mio pensare è imperturbabile,
granitico e antisismico,
tenace ma capace a rimbalzare,
refrattario all’idea di vacillare;
e se c’è qualche dubbio che mi assale
e attacca dall’interno la mia roccia
per renderla friabile,
chiedo consiglio al cuore
come bambina che ascolta la nonna
sapendo che così non può sbagliare.

Sarà che pure se battessi i denti
sui sassi, sugli spigoli più duri
io me le tengo strette, le parole
tra lingua e gola,
protette in mezzo al limbo dei pensieri,
aduse a carezzare i desideri
ed a giocare con la tenerezza;
abbracciano una vita parallela;
rafforzano quel timido coraggio
di chi non ha la forza di reagire;
ricuciono talvolta anche gli strappi
col breve filo delle scuciture:
punt’ombra, punto a giorno, chiaroscuri…

Le digito su pagine virtuali
tra scampoli sbiaditi di cultura
e l’ostinata e ferrea convinzione
di estendere il collage all’infinito
accostando con grazia ad una ad una
tutte le sfumature dei colori





R. S.
GiaMal85
martedì 19 gennaio 2021 14:00
eh? eh? la mia Zietta... ❤

sempre un tantinello lunga... ma quanto ti piace scrivere, eh? troppo dirai tu. troppo risponderò io...
detto questo... ma sto Tevere ce serve o non ce serve?

un piccolo granello, un filo d’erba; il minimo, sottile dislivello
corrispondente a un’ala di farfalla,
per avvertire il senso di squilibrio;



no perchè se ce serve io ce vojo pure fa er bagno volendo...

Baci

Il nipotino sempre meno ino

Versolibero
martedì 19 gennaio 2021 19:35
GiaMal85, 19/01/2021 14:00:

eh? eh? la mia Zietta... ❤

sempre un tantinello lunga... ma quanto ti piace scrivere, eh? troppo dirai tu. troppo risponderò io...
detto questo... ma sto Tevere ce serve o non ce serve?

un piccolo granello, un filo d’erba; il minimo, sottile dislivello
corrispondente a un’ala di farfalla,
per avvertire il senso di squilibrio;



no perchè se ce serve io ce vojo pure fa er bagno volendo...

Baci

Il nipotino sempre meno ino




A me il mio nipotino sempre meno ino piace perché mi (e anche ci) sa prendere per i fondelli (no, per il culo) con eleganza 🤤

Fiume... sì hai ragione, ma è solo la riva opposta agli haiku...

Qui però consentimi la lunghezza: il viaggio è stato lungo, fuori e dentro di me.

Le prossime saranno corte apposta per te 😘





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