Fara

-2014-

più o meno truccata
come un luna park
dorme in una stazione di servizio
si adagia giocando con le perle
un ciuffo che cade
scarpe più rosse
del male già concepito
e non ha voglia di ricordare
quando la luna cambia faccia e si beffa
si sveglierà tra due secoli
quando l'alba potrà ricomporla

cerca negli occhi dei giramondo
che si fermano spesso in quel bar
per un caffè, un bisogno incontenibile
di solito non ama il suo nome
se qualcuno osa riconoscerla.

leggo questa tua, dopo aver riletto Salòme ed assaporo il contrasto. sai spaziare dall'atmosfera sfarzosa a quella del degrado, dalla vanità più frivola, alla decadenza. tutto questo senza inoltrarmi nei rispettivi contenuti. peraltro anch'essi espressi in formula opposta, sviluppandosi il primo, attorno un complessità culturale multipla. la seconda, in una storia di degrado quotidiano.





ecco che significa prendere due piccioni con una fava

Buongiorno Fabella, in effetti non riesco a distinguere la vanità più frivola dalla decadenza, è un mio limite, non sarò mai alleato nè da una parte nè dall'altra. La vanità nasce anche dagli spiritualisti più fanatici, a quel punto considero la frivolezza come ancora di salvezza...

Non so se è accettabile la ripetizione di quando, rileggendo a me non stona, però vorrei sentire cosa ne pensate voi, grazie!

no, non mi ha proprio disturbato il doppio quando durante le varie letture. ora soffermandomi me ne sono accorta. i due quando non si succedono tra loro in formula coordinata e sono certissima che a qualche "pigni" potrebbero non piacere. a questo punto terrei presente l'alternativa di fare a meno del primo:

e non ha voglia di ricordare
la luna che cambia faccia e si beffa
si sveglierà tra due secoli
quando l'alba potrà ricomporla

press'a poco così



(non so perché dopo beffa vedrei lo spazio o una punteggiatura, un segno, insomma... boh)

Si Fabella, pensavo proprio ai "pigni", accolgo la tua soluzione...
Grazie!