Fazzoletti bianchi

ggiacinto
giovedì 20 novembre 2014 15:47

-2014-

sono stanco e voglio dirlo senza fuggire
ho occhi stremati per guardare questo vuoto fittizio
l'estrema passione, il dettaglio di un colore
che sia più tetro del buio finora concesso
non so parlare della notte che avanza vittoriosa
era poco più di Nessuno, e adesso si barcamena nell'oro
arroga volti, parvenza d'altro uso e profitto
non so cosa farmene delle vostre fattezze
di voi uomini con l'insano piacere della menzogna
sbandierate sacchetti vuoti e la speranza del vento
è reggersi in piedi, padroni di terra e sola sabbia
imbarazza, imbarazza tra i denti esordire
che è sacro fregarsene, scrollare le spalle
unte d'acqua, uno sputo qualunque
di questo fradicio ardore senza infamia e nè lode
vorrei sparire e tenermi l'onore
imballare espressioni accigliate, il dolore
perchè nessuno ricordi il delirio
di chi aveva il sole giusto negli occhi
in un fazzoletto bianco nasconderò il pianto
di un invalido che si dà troppe arie.

fabella
martedì 25 novembre 2014 09:53
dietro i tuoi testi ci sono sempre significati profondi che si articolano e intersecano tra loro. leggerti, molte volte implica conoscerti, avere orecchio alla tua musica, dimestichezza tra i tuoi linguaggi. non sei il classico autore da poesiola immediata e via. sui tuoi testi ci si torna più volte ed ogni volta si riesce a leggere più a fondo. può succedere che alla fine resti ancora qualcosa di impenetrabile, ma per me questo non è mai stato un problema. anzi, un pregio in più per la poesia. ma al di là del mio gusto personale, quando ti trovi un po' ingarbugliato nei significati che vorresti fossero più chiari, usa gli spazi. per il lettore sarebbe sicuramente più facile, perché generalmente ama trovarsi davanti ad una strada libera, aperta, in cui non pensare all'intonazione da dare o alle pause da interpretare

a me, al di là di un paio di punti, il significato arriva chiaro. e ti dirò, dopo tutto il discorso fatto in precedenza, che mi è arrivato così alla prima lettura. certo che le letture seguenti aggiungono sempre qualcosa, proprio per la caratteristica della tua scrittura, che apre ogni volta a proiezioni nuove.

stavo comunque scrivendoti come l'ho capita, affinché tu possa dire se mi è arrivata giusta... ma sul momento non riesco a concludere per questioni di tempo. lo farò in un momento più tranquillo...

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ggiacinto
martedì 25 novembre 2014 12:32
Grazie Fabella! Si, userò gli spazi per una boccata d'aria di tanto in tanto. Per il resto la lascerei così!

e rileggendo metterei al presente questo verso: in un fazzoletto bianco nascondo il pianto.

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garofano a.
mercoledì 26 novembre 2014 13:05
Questa volta la verità è in un invalido che non si da troppe arie, ma disgustato dalle troppe arie.Concordo con quello che dice daniela sui tuoi testi, e di questo non posso dire che sia criptica, ogni lettore deve sentire con la sua sensibilità e non per forza riuscire ad entrare nella sensibiltà altrui a me ha lasciato molto.

Ciao Pino
ggiacinto
mercoledì 26 novembre 2014 13:25
Grazie Pino, hai colto cosa volevo dire con questo testo, e come dici tu è un invalido disgustato dalle troppe arie, però a volte mi fermo a riflettere pensando alle persone che si limitano a giudicare l'operato dell'uomo senza muovere un dito, se facciamo abbastanza per cambiare le cose, quanto sia comodo lamentarsi senza fare nulla, come l'invalido che si da troppe arie.

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