Il pallottoliere

ggiacinto
domenica 6 aprile 2014 19:07
rivedo questo testo...

-2007-

Uno, due, e tre
quante volte fui padre?
Tra le mie dita escoriate e martiri
il supplizio di una filza di grani, e conto
il tormento. Uno, due.
Quelle volte, rivolto e perso
nel gemito di un figlio.
Dov’eri padre?
Quelle volte, privo e incerto, fui colto
d’altre scorte.
Quante volte fui padre? Padre.
Nascosto tra incomprese celesti
dove Nulla tace, ti sorpresi immenso
silenzioso e colmo della volontà bianca
di un bambino che sussurra al buio
terrore dei sé, brivido presunto e fatto.
Ti donai gemme di labbra e corde
retini, intese d’arti e di mani, flagelli di aculei
sangue inchiodato sulla trilogia di un dissenso
Dov’ero incoronato e schiavo? Dov’eri?
Io, di fango, di carne ed ossa
io, di tua immagine e accordo.
Quante volte fui padre? Quelle volte di un figlio
morto.
Doglie e parti d’altra spalla di una prolifera scevra
santa, demanio estorto ai principi della terra.
Azzurra sei sposa, né d’altro re.
Avi e progenie ritorte su una chiocciola sacra.
Uno, due e tre.
Disunite mai scomposte.

Carla.Aita
lunedì 7 aprile 2014 20:26
Allora ggiacintino, non ho letto il tuo post perchè è una versione ritoccata di un tuo vecchio pezzo: seguo il mio pensiero e ti chiedo di potermi/ci mandare la versione originale. Io sette anni fa non ero ancora separata (ci voleva solo qualche mese) e non ero affatto quella di adesso. Mi ho spiegata...? [SM=g2842921]

Carla



ggiacinto
lunedì 7 aprile 2014 21:05
Grazie Carla, ma questa è la versione originale, forse mi sono espresso male, per rivedere intendevo che ho ritrovato questo testo...

[SM=x2823269]

Carla.Aita
lunedì 7 aprile 2014 21:36
Me ritiro tutto, me, anche la gallina dei mattoni...hahahahaha.
Me legge bene ora, me. [SM=g8139]






fabella
giovedì 10 aprile 2014 08:39
Re:
ggiacinto, 06/04/2014 19:07:

rivedo questo testo...

-2007-

Uno, due, e tre
quante volte fui padre?
Tra le mie dita escoriate e martiri
il supplizio di una filza di grani, e conto
il tormento. Uno, due.
Quelle volte, rivolto e perso
nel gemito di un figlio.
Dov’eri padre?
Quelle volte, privo e incerto, fui colto
d’altre scorte.
Quante volte fui padre? Padre.
Nascosto tra incomprese celesti
dove Nulla tace, ti sorpresi immenso
silenzioso e colmo della volontà bianca
di un bambino che sussurra al buio
terrore dei sé, brivido presunto e fatto.
Ti donai gemme di labbra e corde
retini, intese d’arti e di mani, flagelli di aculei
sangue inchiodato sulla trilogia di un dissenso
Dov’ero incoronato e schiavo? Dov’eri?
Io, di fango, di carne ed ossa
io, di tua immagine e accordo.
Quante volte fui padre? Quelle volte di un figlio
morto.
Doglie e parti d’altra spalla di una prolifera scevra
santa, demanio estorto ai principi della terra.
Azzurra sei sposa, né d’altro re.
Avi e progenie ritorte su una chiocciola sacra.
Uno, due e tre.
Disunite mai scomposte.





tu sai quanto apprezzo la tua poesia di quegli anni. sei tu, poeta in purezza. un fluido diretto, che esce in sottili equilibri di immagini fortissime. un linguaggio apparentemente ricercato, ma invece così naturale. per me, sempre un respiro a pieni polmoni...
[SM=g2834784]
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