L'ultima cena

ggiacinto
giovedì 5 marzo 2015 19:24
Il bel vaso di vetro di Fabella, mi trova sempre d'accordo, mi ha fatto venire in mente questo mio scritto. Bellissima poesia la tua Fabella.

-2014-

mantengono distanze perfette
il coltello è sempre a destra
se la fame non discrimina
imbianchino, prete, delinquente
al ruminar della vita
c'è il gaio, un barbuto, la velata
un banchiere, il violinista e l'ortopedico

facce impresse in un soufflè
rissa di carni e troppo sale,
il mento sporco non distingue
ebreo, astruso, il maniscalco

a capo di un coperto
siede il commensale risoluto
si disgusta ad ogni morso
con baffetto e fascia rossa,
versando vino tipo santo
vuol far da paciere
poi si accascia nel miracolo
di una cosa finta che si guasta
grazie a Dio - poi si rompe.

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