La lista della spesa

La lista della spesa

I
a volte è conveniente
aggiungere ammorbidente
alla città di sabbia e se divento ruvida
e noiosa, lasciami far la sposa solitaria e stolta
dentro una sincope non alternativa
allitterazione conservativa
meglio l’ammorbidente sulla lista della spesa

dirai

allora mettimi un parametro perché io sbando
divento cavernicolo oppure metto al bando
tesori di famiglia, la devastazione
quel forno chiuso con le porte di carbone
a te che ami il legno, il suo sacro piacere
l’odore del dettaglio, il suo braciere
mentre io vedo nidi di topi, le aperture
aperte fughe chiuse alle dispense
vorrei che amassi il vento, la nudità
del petalo di rosa -anche se un po’
pelosa

II
non è vera niente la previsione
delle terre scure, del vendo casa, vendo
l’androne, vendo l’inaugurazione della mostra
coi croccantini a forma di cestini
e i fiori di zucchero, le foglioline
che fai saltare con un giro di pollice
gli spogli il manico, senza che
nessuno se ne accorga

mi sono confessata, mi sono ammorbidita
mi sono imbiancata col piquet

domani è il giorno più bello
ho la macchina rossa che mi porta in chiesa
le chiavi sul cruscotto, l’acceleratore
scompone le sintassi del motore, le filtra
sul velo, mi trasvola nel volo, bianca
nella stanza dei bottoni
con il digiuno stretto alle mie insonnie
scrivo -biscotti sulla lista della spesa
sognando libero il fumo
dalla teiera

III
come di giorno
dopo la notte
cambi discorso
cambi contorno
eppure ti appare così facile
disperdere le corsie monotone
degli approvvigionamenti
di tristi dinamismi clandestini

fermati all’angolo
coglimi estremo il passo dei tuoi ordinamenti

apriamo il frigorifero, mettiamoci
le virgole
tra quello che manca
dai cassetti alla portiera
come una Mesopotamia tra i due fiumi
dev’essere la spesa
dalle mie labbra intense
ai tuoi risvolti chiusi