La macchia umana

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Raylight
00sabato 27 dicembre 2003 18:01
Attirata dai nomi della Kidman e di Hopkins, quasi sempre una garanzia, entro velocemente in sala, giusto per non essere scambiata per una fan di Boldi/DeSica, in programmazione nella sala contigua, ma, ahimè, la sorte che mi attendeva non è stata molto migliore di quella evitata![SM=g27828]

1998: all'epoca dello scandalo sessuale che porta all'impeachment del presidente Clinton, il professore universitario Coleman Silk deve fronteggiare un'ingiusta accusa di razzismo che lo porta all'allontanamento dal college. Scomparsa la moglie, la sua vita, che nasconde un segreto seppellito per anni, viene segnata fatalmente da due incontri: quello con lo scrittore Nathan Zuckerman e quello con Faunia, una donna molto più giovane di lui.

Si è parlato, per “La macchia umana”, di ritorno alla solidità del cinema degli anni 60 e 70 e un'impressione rètro fortissima l'ho avuta anche io. Nei primi 5 minuti. “La macchia umana” propone in oridine sparso: conflitti di classe, tormenti legati alla razza, al sesso, alla religione, a una vita costruita sulla menzogna. Fanno da contorno: riflessioni sulla correttezza politica, fulminea aneddotica sull'affaire Clinton (tanto per far capire in quale epoca si svolgono i fatti), l'integrazione e l'affermazione dell'individuo nella società americana (cenni). Conseguenti rimpianti, recriminazioni, sconfitte esistenziali, rivincite, vendette. Il film, che aspirerebbe a ben altro, è un catalogo inerte di questi temi, in cui la Kidman sbaglia parte (è ora di dirlo: non è che una discreta attrice[SM=g27829]; risulta pericolosamente artificiosa e poco credibile); Hopkins sbaglia razza (alterna guizzi di euforia all’ormai intollerabile sguardo da babbo buono e fascinoso); Gary Sinisesbaglia mestiere; Ed Harris timbra il cartellino per l'ennesimo ruolo da non protagonista\ caratterista. Il regista gestisce male gli andirivieni temporali, non dà spessore alcuno ai personaggi (l'amicizia tra Silk e Zuckerman che si intuisce decisiva, è resa malamente; la relazione tra il professore e Faunia si riduce a qualche scambio di verbosissime battute e ad alcune imbarazzanti scene di letto), espone meccanicamente le storie: la pellicola non ha nessuna compattezza componendosi di una serie di brutti frammenti (le scene migliori sono quelle del protagonista in giovane età) che non appassionano in alcun modo. Nella generale sciatteria anche il velo di menzogna che avvolge la vita di Silk diventa, una volta squarciato, ultima scena di un dramma improbabile se non ridicola e il nodo tematico centrale, la volontà dell'individuo di affrancarsi dalle costrizioni e dai pregiudizi della società, si riduce a quieta formuletta.

La fotografia livida, bluastra nel riflesso di neve e ghiaccio che raggela i protagonisti, è molto suggestiva. Le tonalità neutre, quasi grigiastre, lasciano i protagonisti come cristallizzati, come definitivamente schiavi delle proprie ossessioni. Il regista li segue, spiandoli in quel loro muoversi che si capisce essere senza speranza. Toccanti e riusciti i flashback del protagonista da giovane, ritratto nel momento della scelta/trappola che gli condizionerà la vita in un’illusione di libertà. Purtroppo il bello del film è tutto qui.[SM=g27818] Eppure la storia di quest’uomo che si inventa un’esistenza, si auto-inganna pensando di raggiungere ciò che è il bene più prezioso, la libertà, è intrigante e attuale, quasi un esempio aberrante delle estreme conseguenze del concetto tutto americano del self-made man.
Nel complesso, la pellicola non coglie il bersaglio. La trama si sfilaccia in più direzioni, tanti fiumiciattoli che finiscono per inaridirsi; la tensione è spezzata dai continui flashback o da inutili anticipazioni. Se analizzassimo il film episodio dopo episodio, troveremmo scene ben costruite, di grande effetto, ma l’insieme è senza vita, e la bellezza svanisce.cool
La sceneggiatura si butta a capofitto nella vicenda amorosa tra i protagonisti: nel romanzo è una storia di complicità, pudori, erotismi e segreti condivisi, qui viene trasformata in un melodramma passionale tra un’ultratrentenne e un settantenne. L’alchimia passionale tra l’anziano intellettuale e la giovane non funziona: non accade nulla, è pura accademia. Non c’è sangue, non c’è passione.[SM=g27820]
La potenza di questo film è l'idea narrativa. Al romanzo, che merita di essere letto, aggiunge poco, anzi toglie qualcosa, specie nella caratterizzazione dei personaggi.
I due protagonisti, pur bravi, non sono credibili nei ruoli: né Hopkins che è troppo Hopkins, né la Kidman, improponibile, con quel viso aristocratico, come custode dall’esistenza martoriata.[SM=g27828]
Lo so che a Natale bisogna essere tutti più buoni, preferisco quindi fermarmi qui non rivelandovi neppure il vero colpo di scena, in realtà all'inizio del film, che da solo vale il prezzo del biglietto.[SM=g27827]
Un colpo di scena, nel casting, che in realtà è l'autogoal più smaccato di questo film.
Un film che sfiora, lambisce, a volte tocca decisamente, il trash più evidente ed autoconsapevole (???)[SM=g27824]
Cinema vecchio? Magari!!!! (Come dimenticare quel gran melodrammone –anni 50- sugli stessi temi che fu “Lo specchio della vita”?)[SM=g27818]


[Modificato da Raylight 28/12/2003 15.46]

-Beppe-
00sabato 27 dicembre 2003 19:35
Mi sembra che su questo film siano tutti più o meno d'accordo:è la bufala dell'anno.Ma azzarderei che anche il romanzo,per chi come me per ora è fermo a quello,va preso com le pinze:attenti a chi lo definisce(praticamente un plebiscito di critici e lettori)un irrinunciabile capolavoro.
Su Hopkins e Kidman,tu,Ray,esprimi la conferma di ciò che un po' tutti hanno pensato:un film in meno,una bella vacanza in più
pavigi
00sabato 27 dicembre 2003 19:42
Per Ray
Anche io ho subito la tua stessa sorte ..... grandi aspettative deluse.
Devo ancora vedere In the Cut, ma il tuo post forse mi convince ad un ripensamento.

Per Beppe
ma tu sei l'ammiratore di MASTE??
Raylight
00sabato 27 dicembre 2003 19:43
Re:

Scritto da: -Beppe- 27/12/2003 19.35
....
Su Hopkins e Kidman,tu,Ray,esprimi la conferma di ciò che un po' tutti hanno pensato:un film in meno,una bella vacanza in più


[SM=x111044] ..anche se...se nn l'avessi visto nn avrei potuto esprimermi così come ho fatto[SM=x111039]
chiros
00sabato 27 dicembre 2003 22:18
L'adattamento cinematografico di un romanzo è un operazione che nasconde difficoltà e possibili scivoloni. Difficoltà che il regista Robert Benton doveva avere ben presenti, avendo deciso di portare sul grande schermo La Macchia Umana (ultimo capitolo della trilogia iniziata con Pastorale Americana e proseguita con Ho sposato un Comunista), opera di uno dei maggiori scrittori americani di origine ebraica, Philiph Roth, un letterato di grande potenza narrativa e impatto sociale. La macchina realizzativa è delle migliori. Benton ha vinto due Oscar (Kramer contro Kramer, Le stagioni del cuore) e ha ottenuto numerose candidature per le sue sceneggiature (L'occhio privato, La vita a modo mio, Bonnie and Clyde). Sir Anthony Hopkins ha dimostrato ampiamente la sua capacità di calarsi nei personaggi letterari: Il silenzio degli innocenti, Quel che resta del giorno, Casa Howard, Il Bounty. Nicole Kidman è l'attrice più ricercata del momento. Un tris d'assi che però non riesce a vincere la partita. L'ex moglie di Tom Cruise non convince del tutto. I suoi occhi di ghiaccio, i capelli scuri e scompigliati, l'aspetto non curato non riescono a toglierle quella patina di dolcezza hollywoodiana che ormai la contraddistingue. In questo film la Kidman è una copertina di Vogue che tenta di fare la donna delle pulizie. Estremamente bella e sexy quando si spoglia, non credibile quando si lancia in tranche drammatiche. La potenza di questo film è l'idea narrativa, ossia Philiph Roth. Al romanzo, aggiunge poco, forse toglie qualcosa, specie nella caratterizzazione dei personaggi. E il sesso? Questo universo, da sempre protagonista dei romanzi dello scrittore, viene affrontato con troppa pulizia, a parte qualche inquadratura della Kidman nuda. Si sarebbe potuto confrontare la donna giovane e il vecchio maturo calandosi un piano più materialistico, che avrebbe giovato alla veridicità dei protagonisti. La Macchia Umana è la storia di un uomo che reinventa se stesso. Coleman Silk, afro-americano dalla pelle chiarissima, si fa passare per bianco e diventa il prototipo dell'ebreo acculturato, del self-made man americano. La frase farsi passare per bianco è stata usata per indicare le persone che hanno cercato di cancellare la loro identità afro-americana. Nel XIX secolo era considerata una tecnica di sopravvivenza degli schiavi che cercavano così di sfuggire alle umiliazioni ma il fenomeno è continuato anche in epoca moderna. «Bisogna ricordare gli anni di cui parliamo - spiega Philiph Roth - prima del 1945 l'America era un paese segregazionista. Coleman ha preso la sua decisione in un periodo precedente a quello dei diritti civili, e sospetto che molti abbiano preso allora decisioni simili. Coleman si sente spinto a farlo perché vuole essere quello che pensa sia un uomo libero».
popgirl
00domenica 28 dicembre 2003 20:02
Re:

Scritto da: chiros 27/12/2003 22.18
In questo film la Kidman è una copertina di Vogue che tenta di fare la donna delle pulizie. Estremamente bella e sexy quando si spoglia, non credibile quando si lancia in tranche drammatiche. «Bisogna ricordare gli anni di cui parliamo - spiega Philiph Roth - prima del 1945 l'America era un paese segregazionista.


GRANDE CHIROS . . . [SM=g27828]
chiros
00domenica 28 dicembre 2003 20:29
Re: Re:

Scritto da: popgirl 28/12/2003 20.02

GRANDE CHIROS . . . [SM=g27828]



Grazie Pop lol
-Claire-
00martedì 30 dicembre 2003 18:38
E qui ringrazio Raylight pubblicamente per avermi evitato di spendere soldi!!!! Forse Boldi e De Sica lasciano di più? laugh
Comunque sia... visto i protagnonisti lo avrei evitato alla grandissima, magari optando per il libro.. comunque in tutta la recensione, ovviamente sempre accurata e splendida (mi sembra sempre di essere in sala con te Ray), ci fosse stato qualcosa che mi abbia suggerito VAI A VEDERLO!!! Immaginavo che fosse così, ma non fino a questi livelli.. che la Kidman non sia niente di eccezionale... lo sapevo.. meno male che si ha il coraggio di dirlo almeno qui!!!!!!! E certo che se lei il cast (che sembra il punto di forza) è in realtà l'autogol più grosso... tanto vale spendere quei soldi per un altro film oppure per vedere qualcosa di migliore nel prossimo futuro [SM=g27828]

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