Noi... bambole del '43

te_verde
mercoledì 17 giugno 2009 11:16


fu come un’esplosione di colori
quando sorgesti di lana e
di capelli in trecce
occhi cuciti bottoni doppio filo
e di rammendi proprio sopra il cuore

incastonammo paglia
o resti di pannocchie
in quelle gambe secche e lunghe
ch'erano troppo sghembe per
una danza sussurrata ad alta voce

tu sempre muta
io precorrevo degli alberi il silenzio e
delle note buie a toni forti
leggevo sinfonie di sangue
quando passavano sul petto i carri armati
e le pallottole sibilavano sui letti
ad aspettare un dio che ritardava la venuta

poi ci levammo ad annusare l’aria
dietro al cespuglio di lavanda secca
e nostra madre dal chiuso delle mura
contava i giorni e

divideva il pane



filodiseta--
mercoledì 17 giugno 2009 11:38
sandra
avevo appena finito un giro di commenti e me ne stavo andando.

ma come non rientrare leggendo tanta meraviglia, per esprimere anche solo le impressioni a caldo. ti ho sentita tanto vicina anche alla mia ultima poesia. anche tu parli di tre donne, sorelle con la madre, e cogli il bello dell'infanzia nel momento tragico della guerra. poi con gli elementi che sono arrivati anche a me, che non l'ho vissuta. le bambole con i capelli di lana e quelle pannocchie. Dio quanti ricordi di pannocchie.

mi piace tanto l'immagine del dio in ritardo e la spensieratezza delle bimbe tra il profumo di lavanda, protette dai sacrifici sempre in ombra, della madre.

tutto a caldo te l'ho detto, col cuore caldo, ma caldo, caldo


grazie cara amica [SM=g27998]




Francesca Coppola
mercoledì 17 giugno 2009 21:26


amara Sandra, così mi arriva. Guarda a ritroso con rammarico, con occhio clinico. Eccerto che si legge una meraviglia. Un verso in particolare mi prende e mi porta lontano: io precorrevo degli alberi il silenzio

Brava! [SM=g7831]

morgan4
giovedì 18 giugno 2009 19:02
la trovo meravigliosa


avevo già letto altre tue poesie ma mai nessuna mi è arrivata come questa

qualcuno mi diceva che con questa poesia ci avevi lasciato un pezzo di cuore, non posso che concordare

spero di leggerti ancora a presto

[SM=g27998]


ti abbraccio


simina
al_qantar
giovedì 18 giugno 2009 21:52
Non hai idea Sandra, di quante e quante pietre hai spostato da sopra il mio scrigno segreto... e verso dopo verso, come un ectoplasma, dalla memoria profonda, vengono fuori immagini, volti, tanti volti, paesaggi e "rammendi proprio sopra il cuore".

E' una di quelle poesie che si insinuano nella mente e non puoi fare a meno di ritornarci... è una meraviglia e d'accordo con Francesca, quel precorrere il silenzio degli alberi è uno stiletto che trapassa e piace.

Ti applaudo con ammirazione

Sebastiano
Maredinotte
venerdì 19 giugno 2009 09:08
leggendola (ed è meraviglioso!) mi sono tornati in mente i racconti di una persona speciale, i racconti della guerra, che amava raccontare. i sabato fascisti, le tessere del pane, le bombe esplose a un passo...

mi sono emozionata,
grazie. [SM=g27998]
northernrock.
venerdì 19 giugno 2009 12:45
Non ostante trovi il femminismo, al pari del maschilismo peraltro, una delle più grosse fandonie che il secondo '900 vuole spacciarci (al proposito un magnifico libro di Alan Soble uscito qualche tempo fa) devo dire che la poesia, non ne contiene traccia ed anzi si concentra su quegli aspetti del quotidiano che hanno caratterizzato, caratterizzano e forse caratterizzeranno la figura materna.
Su tutto l'ultima strofa, davvero molto bella:

poi ci levammo ad annusare l’aria
dietro al cespuglio di lavanda secca
e nostra madre dal chiuso delle mura
contava i giorni e

divideva il pane


Saluti
anumamundi.
venerdì 19 giugno 2009 21:18
Solo l'altra sera parlavo dei ricordi tramandatimi dai miei nonni.
L'uno al fronte e poi in prigionia, l'altra a casa con l'unica figlia da tirare su e senza notizie del marito.
Le granate che fendevano l'aria ed i sibili che atterrivano l'allora bambina di pochi anni.
Nemmeno io ho vissuto (per fortuna) gli orribili anni della guerra, ma l'essere riuscito a vederli e viverli attraverso i racconti di chi li ha provati sulla propria pelle mi aiuta a comprendere quale follia sia la degenerazione del dialogo fra i popoli.

Tu hai espresso in maniera dolcissima e senza enfatizzare alcunché questo dramma visto attraverso gli occhi di vittime innocenti: i bambini.


te_verde
venerdì 26 giugno 2009 19:13
Stavolta passo davvero con ritardo a salutarvi e ringraziarvi per l'attenzione prestata.
Una sola cosa(non che sia importante): quel plurale alla fine della poesia (nostra madre) era riferito alla madre della bimba e della bambola di pezza.
A volte la solitudine e le difficoltà si colmano anche con gli stracci che possono diventare le sorelle, le madri, i padri, le amiche assenti nella vita reale.

Con affetto per tutti voi


Sandra
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