macrino
venerdì 18 marzo 2022 15:42
Nell’esistenza, prima o dopo, si sperimentano diverse torture: se si escludono i supplizi fisici, ad esempio la seduta da un odontoiatra, credo che il martirio peggiore sia quello che si subisce con la nostalgia.

Mi piacerebbe conoscere le parole – ma forse non esistono – per suggerire che cos’è la nostalgia: in parziale soccorso possono venire le metafore. La nostalgia è un ago che penetra nei precordi, una spina nel fianco, un pungolo nella carne, una picca conficcata nel seno.

E’ la condizione psicologica che più facilmente si traduce in un dolore del corpo, in una fitta, in un senso di oppressione sul petto, quasi di soffocamento.

E’ la nostalgia che ti spinge a piangere, anche se da tempo non riesci a versare una lacrima. E’ sufficiente un polline di ricordi, l’eco di un’immagine, l’ombra di un suono, un volto intravisto nell’ombra per suscitare un rimpianto inconsolabile.

La nostalgia è persino più atroce del rimorso, giacché il rimorso ti sbrana la coscienza, ma ad esso si può quasi sempre rimediare, riconciliandoci con chi abbiamo ferito. Come liberarsi di questo stato malinconico? Non esiste un modo: se la nostalgia ti sopraffà, puoi solo soccombere e morirne.

Vorrei scrivere ancora molto su questo tema, ma ho un groppo in gola, le lacrime velano gli occhi e devo smettere…
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