Re:
annamariagiannini, 05/05/2014 23:32:
come se non stessi seduta abbastanza
così circolare, così concentrica
piatta sul fondo. una schiena assuefatta
al nulla per cui valga la pena
se non di stare qui, a scrivere un diario
da regalare a chi può crederci ancora
non so perchè ma questa tua mi ha fatto venire in mente questi versi di fabella, forse per contrapposizione, chissà.mai farsi troppe domande sui percorsi della poesia. che ti incanta.
Non hai detto di sedermi
Sai che non si può fermare a lungo l'anca dello sfiorarti ciglia
-
culla del tuo plumbeo-
E quelle fragole di guance che si stendono...
mi colpisce molto l'aggettivo "plumbeo", che contiene un po' i primi quattro versi della parte di poesia che hai evidenziato. la monotonia, il peso dell'inutilità.
la rileggevo in aereo, con mia figlia, che a suo tempo fece una scuola di recitazione. in quella che poteva sembrare autoironia, lei mi consigliava una lettura più leggera, più ammiccante. io insistevo per una lettura greve. le feci notare che altrimenti sarebbe mancato il contrasto, tra la prima parte, incentrata sulla monotonia e l'immobilità che genera il sentirsi inutili (culla del tuo plumbeo), e la seconda imperniata invece sulla sbocciatura del "colore" per quello che si può ancora fare (quelle fragole di guance che si stendono)...