Notturno…

al_qantar
martedì 7 luglio 2009 09:10

Si spezza l’arco della notte
sul bianco ancora luna
scivolato dagli ulivi

Luce appena nata
già rincorsa dal buio
lungo i corridoi circolari
della moneta ripetuta

Mi gira sopra un chiodo
ai lati e sui cuscini
e tracce amorfe lascia
come transenne senza scale

Un bacio si scioglie
nel giallo triste delle dalie
balaustre sul vuoto
bordo del mattino

Tra una mano e l’altra
una coda di poesie
e l’arco rotto della notte
Francesca Coppola
martedì 7 luglio 2009 10:21
a chiedere lampioni low cost
su strade familiche di sguardi
promesse di un addio imminente

e allora parole come strumenti
atipici da sventrare in ogni
suono un pò maldestro

cosa c'è da ribellarsi al buio
senza sorriso se poi siamo noi
a rimarcare orgogli non tropppo feriti

con la voglia di spuntare rovi
forse mosti o domande dal sottofondo
occasionale ed ovviamente struggente


[SM=g7831]

filodiseta--
martedì 7 luglio 2009 11:01
dalie





fa a brandelli la luna
quel violino in fondo al parco
e un intarsio di fronde
concerta gli ululati
col disordine del cielo

finisce in pugno tutta la paura
negli occhi che non vedo
ma attorno sento laghi

mi galleggiano le vesti, le tue dita

sarà un notturno o forse una sonata
o un bacio eluso tra
quelle corde messe sulla strada
oppure di rimpianto

dalie

che non ho mai dipinto là sul prato
su quel pendio, dove silenzio e vento









Francesca Coppola
martedì 7 luglio 2009 11:42

e mi gira la gonna al largo
di un fiume stropicciato
mi confondo ai margini
di melograni mai raccolti

sarei di certo grata ai bagagli
presi in fretta, ai fiori
rosicchiati sul comò, ai cigli
troppo lenti se non fosse che
mi duole quella lana, coperta
o vestaglia di turbolenze
troppo hot

come vorrei cedere a quelle dita
dal sapore farneticante, nodi sciolti
sulle risaie, petrolio sepolto ormai
magie di un crepuscolo in rovina


al_qantar
martedì 7 luglio 2009 11:47
ma non riporta niente
il falco vaporoso
raccolti i cocci
di improbabili assonanze

Franta la luna, rimane un lampione
ad eludere paesaggi
nei getti bassi che pure pesano
sulle clavicole del sogno

E i rovi dalle spine molli
boccheggiano sotto le risposte
naturalmente folli e mezze piene
di un dissanguante niente

Proteggono quei balconi di dalie
nascondono silenzi ai lati dei muretti
e spingono il cielo verso l’armadio
per domani
Maredinotte
martedì 7 luglio 2009 11:52


la cicatrice che sventra
il sopracciglio da baciare
assomiglia ad una crepa
sul muro liquido di luna

e ritorna casa fessura
rifugio da accoccolarci il pianto

saranno forse note
che s'espandono concentriche
a partire dalle nostre punte

balliamo

i volteggi del centro
cancelleranno le impronte
al_qantar
martedì 7 luglio 2009 12:04
e gira ancora il chiodo
e nei volteggi si espande
fino alle corde

Si stipano i fiori
dei girotondi sulle gonne
danze senza suoni e solo odori
forti di calendule ribelli

e dita che non smetteranno mai
Gira sul suo centro,
sulla somma delle spine,
verso il cerchio deforme e vano

la passione
Francesca Coppola
martedì 7 luglio 2009 12:04

se mi segui riprenderò le orme
procaccerò melodie per le danze
e beffarda Lei aprirà nuovi scenari
non tenebre compiaciute dei resti

né legami nè capelli unti da santoni
dedicati ad altri tempi, due parole
o forse nessuna a rammaricare giochi
sottane troppo lunghe di anni ed anni

ci saranno graffiti, mazzi di carte
more sospette o forse croci, saliscendi
o ugole potenti, ci saremo noi tra caffè
e mal di pancia sottotitoli di noi stessi



filodiseta--
martedì 7 luglio 2009 13:48
e l'ora pranzo venne..... ahhh ahhhh ahhhh








Oh notte, notte, se ti dimenticassi de le stelle, mandandole
una volta a quel paese e quella luna offrircela da bere
a gli angoli di calli e calendari, calendule a bordura nei vialetti
e il ticchettio de le sementi al buio, come le ravvoltò
mia madre per sua madre, infra le pieghe de la carta zucchero

così vorremmo noi, un nero che di più si muore, solo i profumi
di falangi, martelli sul larghetto, poi lento, lento
fino a la mia schiena, tremarmi d’ossa, l’ugola, le tempie

andante sostenuto in sol minore






al_qantar
martedì 7 luglio 2009 14:54
Vorrei l'officinale bacio
che disincanta il bosco
prima che il buio
mi riproponga pietra sotto
il pelo d'acqua...

Vorrei vedere orme e disegni
sulle rupi e ai bordi
vicino alla ringhiera del seno
in su la scala de la succinta bocca
desnuda sui resti del sipario

che decide i tempi
Sostengo un sostenuto adagio
e mi sostiene dei più minori un sol
sulla riva di una conchiglia
di stagnola
filodiseta--
martedì 7 luglio 2009 15:30
evvamòs con l'erotichos





ma no, ma no, il bacio è geroglifico, sgocciola che schioccia
tutti i rossi, il pentagramma alla ragazza dai capelli neri, la gonna
che inscrive nuvola, flanelle, bianchi scuciti all’apice dov’esce melograno
grano più fino e sale cuspide incappa, inceppa, abbocca

e sviene







Francesca Coppola
mercoledì 8 luglio 2009 10:15


e Lui interviene, aspira bene il boccone
che fuoriesce dalle ginocchia e impaccia
poi beve o no, fose rigurgita per la fretta

Lei rinviene, è annoiata infine sorpresa
forte dell'intrallazzo quando dormiva, ma
vede Lui col suo viola e appanna, si stringe
e decide di ri- giacere, ch'era meglio prima


[SM=g27987]

Maredinotte
mercoledì 8 luglio 2009 13:29
o povera donzella demotivata, ingrata
a quell'afrore sotto le lenzuola stanche
flosce, di peso addosso
dov'eri mentre t'aspettava la voglia
sui balconi, tra gerani rossi strabordanti
e mieteva attese come spighe a fine estate?

il caldo concupiva sieri e tu non c'eri







(ammazza che brutto!!! [SM=g27991] )



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