Come ho detto sotto la poesia di qualcuno che ho commentato, apro una pagina a caso e leggo qualche poesia:
qui ho sorriso
perché ho trovato un'espressione che evidentemente ti si è impressa ed è venuta fuori identica nella tua poesia che ho commentato stamattina;
non avevo ancora letto questa e tantomeno i commenti, perciò ho sorriso notando la coincidenza delle osservazioni tra me e Fabella sul termine "piantate", solo che per me la pesantezza non è motivata tanto dai participi ma dal termine in sé direi molto 'deciso' per la tua poetica e i temi che la ispirano.
Invece "abbracciate", participio è e participio sia - :) - perché mi piace tantissimo
Dato che hai sempre avuto tanta pazienza con me, mi permetto di suggerire una possibile rivisitazione, ma prendila come uno spunto e nulla più.
Lucciole i papaveri
che stridono nel verde
accenno di virgole nel verso
falene in ghingheri
abbracciate ad un lampione
e l’ombra che s’illumina
di passi al vento
Pensa Pino che quando scrivo io poesie lunghe a verso lungo, mi capita a volte di sentire la necessità di
aggiungere una parola - anche se non indispensabile - per dare maggiore "ossigeno" alla lettura del verso; leggendo invece le tue poesie brevi mi capita, al contrario, di togliere qualcosa, per esempio quel "come" che non mi sembra indispensabile;
ti spiego poi la motivazione di "accenno" che preferirei a "piantate":
lo trovo congruo sul piano semantico con lucciole:
quindi i papaveri sono barlumi di lucciole, e le lucciole si illuminano a intermittenza, perciò a loro volta sono "accenni".
A parte questi dettagli, ne ho apprezzato le immagini pittoresche, molto suggestive, e il lirismo degli ultimi due versi molto molto poetico.
Complimenti.