Se accosto l'orecchio, non sento il mare

La Muta
domenica 27 settembre 2009 23:04
Se accosto l’orecchio, non sento il mare:

se solo lo ascolto
il mio cuore-osso
mi addentro nei segreti di questa notte
ululati di vento
nelle cavità calcaree
ritorni di eco
da ampolle di sentimento
imprigionate
gettate
in fondo.

Se lo sbatto
il mio cranio-cuore
che pulsa e spacca dolore
addento il suono
dei pensieri caduti
lasciati
persi
entro
il mio corpo-osso
da scalare impalcatura
gioco e mistero
fino alle mani
lanciate in alto lassù
verso il nero
a strappare la pelle più in su
con violenza e gioia
scoprire le stelle
perdersi
dissolversi
ancora
nel volto-osso
in mimiche sequenziali
aperte-chiuse
farsi canto
e discontinuità
freddo-caldo
equilibrio del senno
in questo viso-osso
lasciato a maggese
per secoli di fame
per puro diletto
nel colmare le fenditure
espressività dell’arsura
di cessate cascate
dalle cavità
ora, ancora, solo
lamentate, descritte
entro il mio cuore-osso
che appeso dondola impiccato
pupazzo del tempo.

Entro il mio corpo-osso
sono la vittima
il boia
e quel che è peggio
il coro lamentoso e vile

e se solo lo ascolto
il mio cuore-osso
mi addentro nel suo silenzio
interrogo la colpa
ne dissolvo la sostanza.

E spengo anche questa notte.

al_qantar
domenica 27 settembre 2009 23:48
Ciao La Muta, ti do il mio benvenuto anche se con un pò di ritardo.

Ti ho letto e devo dire che mi ha lasciato una impressione molto forte il tuo modo di scrivere, tuttavia non mi sento ancora di commentare, dico solo che i temi dei tuoi lavori mi toccano nel profondo e mi pongono in una posizione psicologica che al momento non posso permettermi.
Dammi un pò di tempo.

Ciao e ancora benarrivata!

Sebastiano
La Muta
martedì 29 settembre 2009 14:11
Re:
al_qantar, 27/09/2009 23.48:

Ciao La Muta, ti do il mio benvenuto anche se con un pò di ritardo.

Ti ho letto e devo dire che mi ha lasciato una impressione molto forte il tuo modo di scrivere, tuttavia non mi sento ancora di commentare, dico solo che i temi dei tuoi lavori mi toccano nel profondo e mi pongono in una posizione psicologica che al momento non posso permettermi.
Dammi un pò di tempo.

Ciao e ancora benarrivata!

Sebastiano




Se di condizione psicologia spiacevole si trattasse...bè...evita accuratamente di leggermi [SM=g27988]

Tempo ce n'è.. nessuna fretta.

Grazie per il passaggio.
Ecat Mel
mercoledì 30 settembre 2009 00:04
anch'io ti do il benvenuto e ti leggo... interessante il tuo scrivere, [SM=g27987]
ciao
Mire
filodiseta--
martedì 13 ottobre 2009 07:47



questa poesia ha la sua forza nel verso breve, perché è un precipizio, una caduta, un pozzo, un'eco che ci sbatte dentro. e tutto quello che sta dentro sembra sia anche nel corpo. il corpo che diventa pozzo a contenere ossa, suono e silenzi. e i pensieri che ci sbattono dentro, come gli echi e si feriscono, si lacerano, come la pelle durante la caduta. un grande riferimento storico in questo dolore/rumore/eco che entra e che esce, che dondola, che screpola e rimbalza. credo che Kate abbia voluto scrivere uno scenario della memoria attraverso parole di chi laggiù è rimasto. preferisco non definire lo sfondo storico che ci leggo molto chiaro. vediamo se qualcun altro ha la mia stessa percezione...


La Muta
martedì 13 ottobre 2009 10:24
Re:
filodiseta--, 13/10/2009 7.47:




questa poesia ha la sua forza nel verso breve, perché è un precipizio, una caduta, un pozzo, un'eco che ci sbatte dentro. e tutto quello che sta dentro sembra sia anche nel corpo. il corpo che diventa pozzo a contenere ossa, suono e silenzi. e i pensieri che ci sbattono dentro, come gli echi e si feriscono, si lacerano, come la pelle durante la caduta. un grande riferimento storico in questo dolore/rumore/eco che entra e che esce, che dondola, che screpola e rimbalza. credo che Kate abbia voluto scrivere uno scenario della memoria attraverso parole di chi laggiù è rimasto. preferisco non definire lo sfondo storico che ci leggo molto chiaro. vediamo se qualcun altro ha la mia stessa percezione...






Sai filo... in questo caso la mia miopia non mi permette di rintracciare riferimenti storici in questo brano. E' un viaggio interiore chiuso in sé stesso. La forza sta davvero nel verso breve, nel precipizio, nella tensione. Ma i rimandi sono unicamente alla solidificazione, all'ossificazione di tutte quelle voci morbidamente e vitalmente polifonice di un corpo. E' il risultato della costruzione o demolizione di un corpo vivo. E' il cantodel vento attraverso ciò che rimane. Non è neanche più una conchiglia, ma come essa , questa rovina ossea permette ancora ritorni di eco, di suono, di memoria. Prima della notte.

yeah.
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