Sindrome di Hegel

ggiacinto
mercoledì 27 marzo 2013 14:39

-2013-

al parto un bagliore
sugli occhi e non piansi
gettarono il fagotto morto
ai piedi del santo

“per grazia ricevuta
lo chiameremo Giovanni
come il decollato”

per i milanesi ero la fenice
cenere e aria
ma non ricordo afflati

un giorno nascosi le mani
l'imbarazzo di un malato
e smisi di parlare

al tocco dissolvevo
m'annientavo, sparivano
anche i gatti
sindrome congenita alla nascita
torpore hegeliano

a testa in giù
guardai il cielo
prestigio di poli inversi
imparai il contrario di ogni termine
un negativo ad assolvermi

-oggi si chiedono
cosa fa quel matto-

gioca ai bottoni e si diverte
spegne la luce
ed è l'alba.

ggiacinto
mercoledì 27 marzo 2013 14:56
...mi correggo... [SM=g2829698]


a testa in giù
leggo il cielo
prestigio di poli inversi
il contrario di ogni termine
un negativo ad assolvermi

ggiacinto
giovedì 28 marzo 2013 10:28
...tempo fa Fabella mi consigliava di scrivere poesie meno coinvolte, suggerimento che a volte mi sfugge ancora, riscrivo il testo in terza persona...con qualche ritocco.

al parto un bagliore
sugli occhi e non pianse
gettarono il fagotto morto
ai piedi del santo

“per grazia ricevuta
lo chiameremo Giovanni
come il decollato”

per i milanesi era la fenice
cenere e aria
ma non ricorda afflati

nascose le mani
l'imbarazzo di un malato
e smise di parlare

al tocco dissolveva
s'annientava, sparivano
anche i gatti
sindrome congenita alla nascita
torpore hegeliano

a testa in giù
legge il cielo
il contrario di ogni termine
prestigio di poli inversi
un negativo ad assolvere

-oggi si chiedono
cosa fa quel matto-

gioca ai bottoni e si diverte
spegne la luce
l'alba risorge.

ili@de
sabato 6 aprile 2013 14:23
Ritengo che quello di Fabella sia senz'altro un ottimo suggerimento. La decontestualizzazione (così la chiamano) è un processo fondamentale in poesia. Però trovo che in alcuni casi il coinvolgimnto in prima persona, dell'autore, sia indispensabile a fornire profondità ai pensieri. Io che sono innamorato dei versi di Neruda ricorro sempre alla sua poesia per offrire esempi di come si possa scrivere in prima persona senza appesantire i versi.
In questo tuo testo, per esempio, trovo possa esserci un mix fra la prima persona dello scritto originario e la seconda versone. Ritengo possa venir furoi un testo assolutamente gradevole sotto questo punto di vista.
Non faccio nessun intervento di modifica, lasciando a te l'eventuale esercizio di come il testo possa essere modificato


@
ggiacinto
sabato 6 aprile 2013 19:40
Grazie Ili@de, ottimo suggerimento, credo che porterò in prima persona singolare solo questo verso:

a testa in giù
leggo il cielo
il contrario di ogni termine
prestigio di poli inversi
un negativo ad assolvere

cosa ne pensate? modifico soltanto un verbo per tutto il testo...

[SM=x2823269]

ili@de
domenica 7 aprile 2013 00:26
io la vedrei così:

al parto un bagliore
sugli occhi e non piansi
gettarono il fagotto morto
ai piedi del santo

“per grazia ricevuta
lo chiameremo Giovanni
come il decollato”

per i milanesi era la fenice
cenere e aria
ma non ricorda afflati

nascosero le mani
l'imbarazzo di un malato
e smise di parlare

al tocco dissolvevo
m'annientavo, sparivano
anche i gatti
sindrome congenita alla nascita
torpore hegeliano

a testa in giù
lessi il cielo
il contrario di ogni termine
prestigio di poli inversi
un negativo ad assolvere

-oggi si chiedono
cosa fa quel matto-

gioca ai bottoni e si diverte
spegne la luce
l'alba risorge.


Non ho aggiunto nè levato nulla perchè in questi casi non è facile mantenere intatto il significato e si rischierebbe di stravolgere tutto.

@



P.S. Mi accorgo che mi manca la percezione profonda del significato, perchè rileggendo ci sono un po' di cose che mi sfuggono. Comunque lascio le modifiche solo a scopo didattico in modo da indicare come si possano ottenere risultati diversi utilizzando la tecnica dell'alternanza.
ggiacinto
domenica 7 aprile 2013 00:42
Grazie Ili@de, anch'io pensavo di mettere in prima persona non pianse, credo che vada bene questa tua versione.
Riguardo al significato del testo, è una mia personale dedica alla "cosalizzazione" di Hegel, in questo caso vista come una malattia, una sindrome, al tocco ogni cosa svanisce.

[SM=x2823269]
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