Tarli di luna (remix di ricordi)

filodiseta
mercoledì 12 settembre 2007 21:36
(panna di fiato e due di picche tra il ribes e le more)






Quasi alle otto, sui quadri di galline
scrivo cinemascope di noccioli
in pose di colonne nero-fulvo

Poggio la Salomé alla balaustra
con fuori il seno e i polsi attenti
al Cabaret di un pappagallo

cresta a guanto mezzo gonfio
della moglie di un lattaio
stordito da un balbettante blog
ancora tutto da inventare


Dondola code appese e le mascelle
canticchiano gusci d’ombra sull’anatomia

E’ la paglia che esce dal fagotto
la pietra tuttofare,che mescola la zuppa
a mugolare sonni di colori, muti
d’ammonimenti e cenci da scrollare


Appuntamento in piazza, per le dieci
curiosità dormienti di silenzi
ritorti su brusii di tarli.
Rispondo picche, al giallo della luna
preso a rilievi di ribes e di more
campane sorde a petali

e contrari

Riportamela in braccio per le scale
e posa la sua panna di fiato

sull’ultimo gradino







[SM=g27998]
te_verde
venerdì 14 settembre 2007 13:35


Accidenti che lettura impegnativa.
Dopo la ventesima volta che leggo, riesco ad afferrare solo delle immagini prettamente estive, ma per la maggior parte del testo mi sento completamente spaesata ed inadeguata [SM=g27994].
filodiseta
lunedì 17 settembre 2007 12:51
Niente di impegnativo, Sandra, nessun concetto per cui arrovellarsi.

Sono solo immagini, come dici tu, sulle quali viene proiettata una fonte di luce, che corre su di esse illuminandole parzialmente.

Un po' come i flash back, che ti compaiono all'improvviso, senza un ordine e senza ragione, misti alle immagini reali, vicine, sulle quali intanto si posa l'occhio.


Mi piacerebbe trovare tutte le fonti da cui scaturisce questo pezzo.
Evviva, due le ho trovate:
La zuppa di pietra
Lattaio


Trattasi infatti dei ricordi di teatrini più o meno improvvisati (nei quali per riprodurre una cresta ti pappagallo si usava un guanto di gomma arancione, mezzo sgonfio, per fare che pendesse da un lato), anche realizzati nel luogo stesso in cui la poesia è nata.

Insomma, in agosto, mentre guardavo da due colonne della mia casa di collina, uno scoiattolo nero fulvo che rompeva gusci di nocciole sulle piante, mi venivano in mente tutte ste vecchie cose, che ho cercato di scorrere velocemente, con un occhio di bue impazzito.



ehehehhehehheh [SM=g27987]

Anhelikax
lunedì 17 settembre 2007 15:29
una visione alla Salvador Dalì...e poi dicono che io scrivo le poesie surrealiste he he he
buon inizio di lettura al mio rientro
ben ritrovata
ormedelcaos
sabato 22 settembre 2007 22:23


La farei uscire dal ritornello, che tende ad appiattirla, movimentandola col tempo dei verbi,in questo cinescope tra passato e presente.

Ad es, metterei al passato qui:

E’ la paglia che usciva dal fagotto
la pietra tuttofare,che mescolava zuppa
a mugolare sonni di colori, muti
d’ammonimenti e cenci da scrollare



La chiusura mi piace molto.


Ciao Daniela.

walter




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