La collina ha i suoi respiri
come la vendetta il proprio tempo.
Con quale fragore si ode il clarinetto,
l’esitazione della mano sulle porcellane
dalla tazzina al tavolino mentre affossa la sera
in una stoccata, gesto che solleva due lembi di colombi.
Quale inaudita purezza la nota d’alabastro
risuona nella piazza, un’ottava sopra i turbamenti?
Nello stesso modo il sangue ricalca le vene,
ogni minutosecondo, attimo, stesso percorso
eppure sembra ne inverta la circolazione
dinnanzi al tuono – clangore tra statue.
Alla velocità con cui il respiro raccorcia
cenere si leva nel cielo in cortina,
feretro prima, follone poi di labrador neri
famelici nell'attesa del lampo che azzanna il sipario.
Dettata da fiamma blu, ossigeno che arde nello sparo
scatto secco dei nervi, la goccia brucia
come colpo di balestra precorre il movimento
appende ad un riparo; ci resta l’inerzia,
cerva discesa per offrire il suo cuore, disalberata e tremula
tra i parafulmini, contempla la luce in volteggio sul bosco.
Lenzuolo bianco.
Arco voltaico.
I labrador devono essere neri per forza
, perchè non tutti pensano ai labrador neri quando si parla di loro, tanti sono bianchi ed anche marroni
Il feretro e i labrador più che per la forma della nuvola, volevano essere per dire che, come una necrosi (da qui il feretro), partono da un nucleo definito per poi agire capillarmente fino ad ingigantire in modo tale da sembrare una muta di cani neri in attesa di abbaiare...
Non mi soddisfa ancora ma per oggi non la tocco più