Undici novembre

'Skorpio'
mercoledì 11 novembre 2009 09:11
Sarai tu
la luce dello shrapnel che s'infrange sull'elmetto
e divora ogni paura mai tradita in questa voce,
sollevati nudo, brother in arms che m'accompagni oltre
il fucsia dell'orrore, sibilare dietro le mie spalle
Fiandre annegate di silenzio e papaveri, il massacro
farà i giorni fertili dai solchi di sassi e Maxim.
Frater che ti levi così poco sopra alle spighe, adesso
che le gambe con le mani raccogli, hai pianto con me
la coda d’agosto, bagnato il collo dell'ultima conquista,
questa distesa crudele, forse ragazza irraggiungibile,
forse sterile novilunio che ancora spiegarsi non sa
come con gli occhi già chiusi tu veda i figli giocare
nel verde del giardino, fuori dal sagrato, ventre vostro,
nelle orecchie rintocco di campane a morto.
Tenente, il sangue tuo dentro alle mie vene.
Simina Sino
venerdì 13 novembre 2009 10:46
per riuscire ad entrare in questa poesia avrei bisogno di qualche commento ben fatto di chi ne sa più di me..

è una poesia che non lascia indifferenti anche se per me (solo) è leggermente impenetrabile!!!!!!!!

aiutoo calliope!
[SM=g27995]
Ecat Mel
domenica 15 novembre 2009 19:38

Mi permetto brevi note...
L'11 novembre del 1918, una data fatidica per la fine della 1° Guerra mondiale. Questa poesia ne ricorda il senso e l'orrore. Lo Shrapnel era un proiettile micidiale, usato moltissimo in questa guerra e il suo nome deriva dal tenente inglese che lo aveva inventato.

[SM=g27995] in realtà mi sono documentata moltissimo, ma ne valeva la pena per una poesia così bella, d'impatto, riuscirne a penetrare profondamente il senso.

Sempre un grande piacere leggerti.
[SM=g7831]
al_qantar
lunedì 16 novembre 2009 12:37
E' bella al di là di ogni tipo di celebrazione. Colgo una solennità in questa poesia che mi lascia un senso di abbandono a causa delle capacità distruttive dell'animale uomo, solennità che verte ad esaltare appunto queste capacità.
Tu riesci, nella tua sintesi, a riportare alla memoria la data di un finale che ha visto milioni di morti e non si capisce bene il perché... milioni di vite perse con milioni di storie dentro.

Mi alzo in piedi per applaudire te poeta, ma soprattutto per aumentare il valore già alto della tua poesia attraverso l'umile consenso di uno che, come te, cerca nelle piccole cose le grandi verità.

Ti abbraccio

Sebastiano
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