ad Orgosolo (dom.22 giugno- giorno di prime comunioni)

fabella
lunedì 7 luglio 2014 21:28


qui ad Orgosolo si arriva attraverso la voglia di sgranare gli occhi
di puntarli in alto, a questo paese che si fa tela e parla sui muri
in tutti i segni del mondo –graffiando- tra il caffè degli artisti
e l’odore di piscio arrampicato su per tutte le scale

la via centrale è un museo coi suoi visitatori
i marciapiedi stretti. i bar per gli ubriachi così folti
e un terrore solo, sulle gomme di un’auto rossa che
corre nel budello quasi fosse un circuito

qui la parola è stretta
fra i denti c’è poco spazio per un’altra lingua
e la piazza tanto grande è resa vuota da fare paura

ma la terra non è mai una distanza
è l’unione col pane che si sfoglia come le ostie da distribuire all’altare
poi diventa minestra, insalata, foglio sottile
che stringe la ricotta fresca come il volto dei bambini
come le premure delle madri aperte alle assoluzioni

dove ancora c’è provvidenza nel nome dei nuovi nati
nei ricami fatti a mano, nella lana tagliata dai pastori

le case hanno giardini piccoli come balconi
e le ringhiere spalancate a dire –nessun segreto tra noi
nessun giudizio negli occhi dei murales –siete voi
il segreto, voi che vi aggirate a far fotografie come ladri
ad una bellezza che ci dipinge con le radici

fabella
mercoledì 9 luglio 2014 07:27
Re:


fabella, 07/07/2014 21:28:




la via centrale è un museo coi suoi visitatori
i marciapiedi stretti. i bar per gli ubriachi così folti
e un terrore solo, sulle gomme di un’auto rossa che
corre nel budello quasi fosse un circuito






questa strofa non mi convince. infatti l'ho momentaneamente eliminata per pubblicare il testo sul blog. ma voglio mantenerla ed ho pensato di modificarla così


la via centrale è un museo coi suoi visitatori
i marciapiedi stretti. i bar per gli ubriachi così folti
fanno da spalti a un terrore che corre sulle gomme
di un’auto rossa, nel budello quasi fosse un circuito



anche perché ci terrei a mantenere l'immagine dell'automobile rossa, impazzita su quella strada strettissima. ma volendo potrei renderla implicita


la via centrale è un museo coi suoi visitatori
i marciapiedi stretti. i bar per gli ubriachi così folti
fanno da spalti a un terrore che corre
sui pneumatici nel budello, quasi fosse un circuito



quale vedete meglio?
fabella
mercoledì 9 luglio 2014 11:39
tra una foglia d'edera e l'altra, posto la trascrittura con la modifica che sceglierei io e un altro piccolo aggiustamento
fabella, 07/07/2014 21:28:



qui ad Orgosolo si arriva attraverso la voglia di sgranare gli occhi
di puntarli in alto, a questo paese che si fa tela e parla sui muri
in tutti i segni del mondo –graffiando- tra il caffè degli artisti
e l’odore di piscio arrampicato su per tutte le scale

la via centrale è un museo coi suoi visitatori
i marciapiedi stretti. i bar per gli ubriachi, così folti
fanno da spalti ad un terrore che corre sulle gomme
di un’auto rossa nel budello, quasi fosse un circuito

qui ad Orgosolo la parola è stretta
fra i denti c’è poco spazio per un’altra lingua
e la piazza tanto grande è resa vuota da fare paura

ma la terra non è mai una distanza
è l’unione col pane che si sfoglia come le ostie da distribuire all’altare
poi diventa minestra, insalata, foglio sottile
che stringe la ricotta fresca come il volto dei bambini
come le premure delle madri aperte alle assoluzioni

dove ancora c’è provvidenza nel nome dei nuovi nati
nei ricami fatti a mano, nella lana tagliata dai pastori

le case hanno giardini piccoli come balconi
e le ringhiere spalancate a dire –nessun segreto tra noi
nessun giudizio negli occhi dei murales –siete voi
il segreto, voi che vi aggirate a far fotografie come ladri
ad una bellezza che ci dipinge con le radici


annamariagiannini
mercoledì 9 luglio 2014 20:21
oddio mi sento quasi stupida a mettere mano a una tua strofa, ma ci provo che non mi suona come il resto


rubo dal tuo commento che mi sembra più bello della strofa.



la via centrale è un museo coi suoi visitatori
i marciapiedi stretti.i bar per gli ubriachi così folti
un'automobile rossa che corre impazzita
quasi fosse un circuito questo budello di strada
ili@de
giovedì 10 luglio 2014 08:54
Oddio, qui mi ripeto. Mi piace molto il testo. Condivido la tua perplessità sulla seconda strofa. Ma non mi convince nessuna della tue proposte perché quel "terrore che corre sulle gomme", ricorda il titolo di un film. La soluzione di annamaria non è male. Forse cambierei quel "terrore".
Questo sostantivo ha una accezione passiva: in preda al terrore non sono in grado di elaborare alcuna idea, sono impotente anche dal punto di vista della morale collettiva.


Senza cambiare nulla, renderei più attivo il contesto sostituendo terrore con incoscienza. Sostantivo che porta con se un significato positivo ad una azione negativa: ti do dell'incosciente perché so il male che potresti fare e perché il senso collettivo condanna questo tuo comportamento (visione attiva della scena).

la via centrale è un museo coi suoi visitatori
i marciapiedi stretti. i bar per gli ubriachi così folti
e l'incoscienza sulle gomme di un’auto rossa che
corre nel budello quasi fosse un circuito

Mi rendo conto che, poeticamente, terrore è più d'impatto e che questa è unicamente una mia percezione personale, ma volevo segnalarla.


@

fabella
giovedì 10 luglio 2014 18:05
Re:
annamariagiannini, 09/07/2014 20:21:




rubo dal tuo commento che mi sembra più bello della strofa.







ili@de, 10/07/2014 08:54:





Mi rendo conto che, poeticamente, terrore è più d'impatto e che questa è unicamente una mia percezione personale, ma volevo segnalarla.







entrambi mi ricordate che i miei primi appunti per scrivere questa poesia, ciòè le immagini come le avevo fissate nell'immediato, non contenevano né la parola terrore, né quel giro di parole sulle gomme, che a quanto vedo non è piaciuto nemmeno a voi. quindi li ho ripresi ed ho cavato questo:



la via centrale è un museo dai marciapiedi sottili e le panche
fuori dai bar. i ragazzi ad Orgosolo sembrano tutti uguali
con la barba ed i capelli disegnati dallo stesso taglio. e gli ubriachi
condividono coi visitatori il senso unico che diventa circuito
per un’auto rossa, che schiamazza la festa con la sua follia

e globalmente la potremmo leggere così:

fabella, 07/07/2014 21:28:



qui ad Orgosolo si arriva attraverso la voglia di sgranare gli occhi
di puntarli in alto, a questo paese che si fa tela e parla sui muri
in tutti i segni del mondo –graffiando- tra il caffè degli artisti
e l’odore di piscio arrampicato su per tutte le scale

la via centrale è un museo dai marciapiedi sottili e le panche
fuori dai bar. i ragazzi ad Orgosolo sembrano tutti uguali
con la barba ed i capelli disegnati dallo stesso taglio. e gli ubriachi
condividono coi visitatori il senso unico che diventa circuito
per un’auto rossa, che schiamazza la festa con la sua follia

qui la parola è stretta
fra i denti c’è poco spazio per un’altra lingua
e la piazza tanto grande è resa vuota da fare paura

ma la terra non è mai una distanza
è l’unione col pane che si sfoglia come le ostie da distribuire all’altare
poi diventa minestra, insalata, foglio sottile
che stringe la ricotta fresca come il volto dei bambini
come le premure delle madri aperte alle assoluzioni

dove ancora c’è provvidenza nel nome dei nuovi nati
nei ricami fatti a mano, nella lana tagliata dai pastori

le case hanno giardini piccoli come balconi
e le ringhiere spalancate a dire –nessun segreto tra noi
nessun giudizio negli occhi dei murales –siete voi
il segreto, voi che vi aggirate a far fotografie come ladri
ad una bellezza che ci dipinge con le radici





cheddite? è un po' prosona. ma è così che mi piace quando voglio raccontare, in poesia [SM=g8139]
fabella
venerdì 11 luglio 2014 08:46
ancora ritocchi. vorrei rendere al meglio, ma per me che sono solita sottindendere, questo stile è tutto da sperimentare [SM=g8231]



qui ad Orgosolo si arriva attraverso la voglia di sgranare gli occhi
di puntarli in alto, a questo paese che si fa tela e parla sui muri
in tutti i segni del mondo –graffiando- tra il caffè degli artisti
e l’odore di piscio arrampicato su per tutte le scale

la via centrale è un museo dai marciapiedi sottili e panche
fuori dai bar. i ragazzi ad Orgosolo sembrano tutti uguali
con la barba ed i capelli disegnati dallo stesso taglio. e gli ubriachi
condividono coi visitatori il senso unico che diventa circuito
per un’auto rossa che schiamazza la festa con la sua follia

invece fra i denti c’è poco spazio per un’altra lingua
qui la parola si fa stretta e la piazza è resa vuota da fare paura

ma la terra non è mai una distanza
è l’unione col pane che si sfoglia come le ostie da distribuire all’altare
poi diventa minestra, insalata, foglio sottile
che stringe la ricotta fresca come il volto dei bambini
come le premure delle madri aperte alle assoluzioni

dove ancora c’è provvidenza nel nome dei neonati
nei ricami fatti a mano, nella lana tagliata dai pastori

le case hanno giardini piccoli come balconi
e le ringhiere spalancate a dire –nessun segreto tra noi
nessun giudizio negli occhi dei murales –siete voi
il segreto, voi che vi aggirate a far fotografie come ladri
ad una bellezza che ci dipinge con le radici





ili@de
domenica 20 luglio 2014 19:11
A volte nella vita succede di ritornare sui propri propositi e rivedere le proprie posizioni; del resto qualcuno ha detto che solo gli stolti non cambiano idea. Forte di questa massima, sono felice di ritornare sul mio proposito di non commentarti più.

Appena lessi questi versi, qualche giorno fa, mi resi conto di stare assistendo ad una metamorfosi o, più probabilmente, ad una dimostrazione di come tu potessi raccontare un accadimento utilizzando la poetica come mezzo di comunicazione.
Ho letto abbastanza della tua produzione artistico-poetica al punto da comprendere che questo tuo viaggio, in terra sarda, sembra averti rapita con i paesaggi aspri di una natura originaria e con l’essenza di un popolo fiero ed indomito. E’ come se tu stessi attraversando un “periodo sardo”. Inutile dire come mi ritrovi totalmente in questa nuova poetica che coinvolge il lettore in maniera completa.
Da “Cecità” a “Ad ogni punto a capo”, da “Tutti i colori del mare” a “I nidi delle aquile” a quest'ultimo questo brano: “ad Orgosolo”. Ognuna di queste poesie è la tessera di un mosaico che, via via, si compone nella mente. Ogni volta si aggiunge un frammento di ciò che si riesce a vedere attraverso i tuoi occhi ed alla fine è come se anche io avessi visitato i luoghi da te descritti.
Questa è la bellezza dei versi. Come già detto in altro post, non riesco a definire il confine tra prosa e poetica, ma quando dici “qui ad Orgosolo si arriva attraverso la voglia di sgranare gli occhi di puntarli in alto” è proprio qui che si comprende, netta, la differenza. In poesia non c’è bisogno di aggiungere altro. E’ la sensibilità di chi legge a costruire l’impalcatura scenica; tutto il resto, le descrizioni pedanti e prolisse che si incontrano in prosa, qui sono completamente superflue.
Non so quante volte ho riletto questa poesia dal momento in cui è stata pubblicata, ed ogni volta l’ho fatto sempre più lentamente, assaporando l’effetto di ogni parola sulla mia immaginazione.
Non ho avuto la fortuna/possibilità di visitare i luoghi che descrivi, ma devo ringraziare te per avermeli fatti vivere.
Ho sorriso quando hai chiesto di suggerire una possibile alternativa a quei versi della seconda strofa.
Nonostante la trovassi perfetta, ho voluto partecipare alla discussione, perdermi nei contorni di un’auto rossa che sfreccia in un budello di via, fra i murales e la gente assiepata ai tavolini di un bar, mentre tutto intorno è uno sfavillare di colori, di profumi, di volti e sensazioni, di voci in una lingua nuova, sconosciuta, musicale al punto da ispirare un cantautore come De André che della Sardegna fece la sua seconda terra.
In ventitré versi sei riuscita a condensare la storia tra uomo e terra. Uno spaccato del significato di armonia che riesci a descrivere in maniera mirabile. Come non lasciarsi coinvolgere dallo sgranare degli occhi davanti ad un luogo che trasuda storia ed arte da ogni via, muro, casa, pietra che incontri. Come rimanere impassibili davanti a contrasti forti come quello dell’ “odore di piscio arrampicato su per tutte le scale”, per passare qualche rigo più sotto al “pane che si sfoglia come le ostie da distribuire all’altare”.
Sono stato conquistato da queste tue ultime poesie, al punto da invidiare(non mi vergogno a dirlo) la capacità di condensare in pochi, perfetti, versi queste tue sensazioni .
Notoriamente io non sono un bravo scrittore anzi, mi reputo uno che ogni tanto ha una ispirazione dalla quale estrae una cosa leggermente più che decente, ma credo di avere il dono di astrarre il bello in tutte le sue forme e tu, mia cara, sei stata talmente “bella” in queste ultime produzioni, da lasciarmi completamente affascinato.
Sono cosciente che, come tutti gli artisti, ogni periodo ha una sua fine, ma sono contento di aver potuto apprezzare quello che ci hai regalato in questi ultimi giorni. Resta sempre la speranza di un prossimo viaggio in modo che tu possa creare delle nuove perle poetiche.
Chapeau pour toi

@
fabella
lunedì 21 luglio 2014 10:24
OH [SM=g2843108]

ho letto con meraviglia. mi riprendo e poi torno
[SM=g7542]
fabella
martedì 22 luglio 2014 11:13
Re:
qui rimarrei solo a leggere quello che mi hai scritto. antipatico che non sei altro [SM=g8231]

hai ben colto l'effetto che mi fa quella terra. un po' quello che è noto faccia l'Africa a chi ci è stato almeno una volta. tutto quello che ho scritto è dettato da quella terra, da quel mare. gli inserimenti di figure è marginale, perché il respiro lunghissimi del paesaggio era lì solo per contenere la mia anima. sono fortunata perché ho anche un luogo vicino che riesce a mettermi in comunicazione con l'anima, anche se non a tempo pieno, come mi è successo laggiù. ci andrò per tutto agosto e spero di tornare con qualcosa di scritto che ti emozioni ancora.

vado libera in questa risposta

sulla seconda strofa quel
ili@de, 20/07/2014 19:11:

budello di via



mi sta facendo pensare di usarlo per recuperare la prima versione. accidenti, anche in un testo che sembra esserti uscito liscio come l'olio, dev'esserci sempre qualche verso che ti faccia avere ripensamenti [SM=g8190]

tutututù. ma dove non sei bravo [SM=g10324] guarda che ti vedo come scrivi in rima. è di lì tutto si può sviluppare in una scrittura di qualità superiore, in qualsiasi stile tu scelga. scommetto che non ci credi... e invece è proprio così. ti manca solo il tempo per potertene rendere conto... scrivi una volta ogni morte di papa [SM=g8113]

il resto, a quando torno a rileggere questa "violoncellata" così bella e così suonata col [SM=g7542] (grazie)



vado [SM=x2823269]

sì, vado [SM=g7831]
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