atomicismi

fabella
giovedì 27 dicembre 2012 00:26


quello che sento è atomizzante
un attraversamento del nulla totale
aperto ai soffi del cuore, messi a conseguenza
con un ordine cronologico
una successione di giunture
che dipendono dalle manovre di un letto

quel letto lo sento come un serpente
che morde tutte le parti del corpo
senza distinzioni, mi attacca alle tempie
il freddo nucleare, la banda magnetica che
striscia sulla vita, sul momento inatteso

una finzione, l’interstizio
tra la laboriosità e il male, il peso equivoco
dei primi piatti, intervallati alla fame
come la spiga senza il chicco, la paglia
solitaria tra l’arsura della terra stesa
come una morte corporale
fabella
giovedì 27 dicembre 2012 01:41

m’illumina una luce così elettrica
di un crescendo elettrico
che non è un salire a dio, attraverso
il led di Natale, non è un salire di montagna
per raccogliere dati o comandamenti;
ma è l’effetto che segue all’ingrigirsi dei capelli
le bande larghe, il bianco più o meno simmetrico
attinente al pensiero, che sfievolisce
si stempra, arpeggia talvolta scritto
tendente alla proiezione della morte
come proiettare una coniugazione
fabella
giovedì 27 dicembre 2012 20:16


mi disanima una sfumatura di rosso aguzzino
il rosso magenta dei container
come bastioni, una specie di patrimonio
della logica globale che nei film schiaccia
sempre qualcuno. un’arma-mercato ch’è
musica da ascoltare in tedesco su youtube

quello schermo, globalmente, ci ingloba
come torri di Pisa che pendono, che pendono

sotto la neve

fabella
giovedì 27 dicembre 2012 20:17


un gesso quasi acustico intervalla la riga
delle formule elementari. il banco
nel quartiere centrale, un’audizione di mezza fila
a formare l’uomo tra le doppie (figurine)
il piccolo chimico, gli aghi da calza


fabella
giovedì 27 dicembre 2012 20:17


come i ragazzi della via Pall
come i ragazzi della 56^ strada
torno sporca di fango
la ceralacca nei capelli
nella ciocca, in particolare,
che conservo nastrata di rosa
come piombata. da tagliare
solo alla mia morte
quando la sembianza confonde
la donna l’uomo

ne fa un tutt’uno


fabella
venerdì 28 dicembre 2012 10:10
le parti modificate
#

quello che sento è atomizzante
un attraversamento del totale nulla
aperto a soffi di cuore, messi a conseguenza
un ordine cronologico
una successione di giunture
che dipendono dai sibili del letto

questo letto che morde tutte le parti del corpo
mi attacca alle tempie di freddo nucleare
di banda magnetica che striscia sulla vita
sul momento inatteso

alla finzione, all’interstizio
tra la laboriosità e il male, il peso equivoco
dei primi piatti, intervallati alla fame
come la spiga senza il chicco, la paglia
solitaria, l’arsura della terra stesa
come una morte corporale

#

m’illumina una luce così elettrica
di un crescendo elettrico
che non è un salire a dio, attraverso
il led di Natale, non è un salire di montagna
per raccogliere dati o comandamenti;
ma l’effetto che segue all’ingrigirsi dei capelli
le bande larghe, il bianco più o meno simmetrico
attinente al pensiero, che sfievolisce
si stempra, arpeggia, talvolta scritto
tendente alla proiezione della morte
come il proiettarsi di una coniugazione

#

mi disanima una sfumatura di rosso aguzzino
il rosso magenta dei container
come bastioni, una specie di patrimonio
della logica globale che nei film schiaccia
sempre qualcuno. un’arma-mercato ch’è
musica da ascoltare in tedesco su youtube

quello schermo, globalmente, ci ingloba
come torri di Pisa che pendono, che pendono

sotto la neve
fabella
venerdì 28 dicembre 2012 23:56
#

l’albero rimane la parte sconnessa alle prime mani
io che non tocco, tu che non tocchi e gli occhi
non mormorano altro che la tua giacca rossa
le mie scarpe rosse; il tempo rosso passato
dacché ci siamo messi a contare i gradini
per entrare in un palazzo senza
scheletri di cartone, coi bucati appesi
all’odore delle scale

a bocconi le voci dietro le pareti
fabella
lunedì 31 dicembre 2012 08:19
#

non ho niente sul fuoco
mia addolorata, mia lacrimosa
che mi chiudi il natale
nelle scatole di latta
nel dubbio che si fa segno
di un’impronta satellitare

benedetto questo mancare
di foglie algebriche
il pensare, anche se tardivo
ai margini del bosco ceduo

quello che possiedo per metà
fabella
lunedì 31 dicembre 2012 09:57
#

siimi in potenza
di essere
scrittura dinamica
nell'avvenire, cronica
adeguata al passo
che depongo, lieve

urlando

un fuori orbita
che segna
come un taglio alla tela






fabella
mercoledì 2 gennaio 2013 17:17
#

sempre un giorno che finirà
nella raccolta della carta
mani bruciate in un rondò
che gira i calendari

come a ripiegarmi sulle linee
di un oroscopo affetto da virus

fabella
giovedì 3 gennaio 2013 01:49
modifica alla precedente


#

ancora un giorno
che finirà nella raccolta della carta
mani bruciate in un rondò
che gira i calendari

come a ripiegarmi sulle linee
di un oroscopo affetto
da virus
fabella
giovedì 3 gennaio 2013 01:50

#

siimi orbita elettronica, magnetica
un dispositivo acustico sulle dita
nel tratto lieve, spalla collo
collo, spalla -la tenuta della mano
il labbro salato, l’aggrapparmi
prima di lasciarti andare

fabella
lunedì 14 gennaio 2013 23:53

#

rimane una partecipazione
un reperto di anni passati
a compattare gli strati
un’avvenenza acustica
che scompone
quello che ci manca
nella grande ovvietà
dei comandamenti


#
s'appanna per scelta luminosa
il vetro al tocco della pioggia
come suono ibrido, meccanico
opposto al polpastrello
che ti disegna il cuore


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