Ebbene sono qui, a dirti cose secondo il mio modo di concepire la poesia. Per questo non verità assolute.
Partendo di qui ho disposto diversamente i tuoi versi:
cadeva la nebbia la prima volta
occhi per te riparo
sentori di perdita sulle rotte
barche-cammino
cent'anni e riconoscerti bianco
su sentieri dove non c'era il sole
sorridevo vestito di rose
di bosco confetto giurando nel sempre
plasmata di argilla scura
ti ho amato ed il ventre
ti partoriva i figli della terra
Premetto che se mi avessi detto di masticare poesia da tempo, ci avrei creduto e non avrei nemmeno pensato di discutere la tua poesia. Questo perché sarebbe frutto di fasi di maturazione che nessuno avrebbe diritto di contestare, ma nemmeno di fare un appunto senza conoscere la poetica dell'autore. Mentre tu inizi a scrivere, e si presume che una poesia uscita bene, sottintenda buone letture, forte sensibilità ed una vena senz'altro positiva, ma non ancora la consapevolezza per una continuità, sullo stesso livello di uno scritto particolarmente riuscito.
Tutto questo per dire, che considero utile partire da più chiarezza e linearità, pur non rinunciando a qualche verso che apra a duplice interpretazione.
In effetti la tua poesia ne contiene troppi, innanzitutto per la scelta di non usare punteggiatura, poi per quella dei ritorni a capo, disposti in modo da amplificare queste ambivalenze. Soluzioni che in genere adotta chi ha già fatto percorsi di base. E questo ti consiglio, per quello che affermi sul tuo ignorare (anche se in poesia, più conoscerai e più ignorerai
... vedrai, vedrai)
Dicevo ti consiglio un percorso di base, che non deve necessariamente passare attraverso la metrica, ma a quell'ordine artigianale che ti permetterà di arrivare al tipo di poesia che hai pubblicato, attraverso la consapevolezza e non attraverso la casualità.
Questo è tutto, a livello teorico
Andiamo a quello pratico.
Mi è sembrato per ora, di darti l'idea di questo ordine, pareggiando i versi e facendo circolare un po' d'aria in mezzo, inserendo degli spazi.
Voglio ora evidenziare le ambivalenze di cui ti dicevo, che certo sono pregevoli, ma come ti dicevo su una poesia già matura. Così, senza apportare modifiche allo scritto, ti ho fornito un esempio di quell'ordine minimo che ti dicevo.
Cadeva la nebbia
la prima volta occhi per te riparo
sentori di perdita sulle rotte barche-cammino
cent'anni e riconoscerti
bianco su sentieri non c'era sole
sorridevo
vestito di rose di bosco confetto giurando nel sempre
plasmata di argilla
scura ti ho amato
e il ventre ti partoriva i figli della terra
Nella pratica insomma:
"la prima volta", per esempio, può essere delle nebbia, ma anche degli occhi
"bianco" lo potresti riconoscere bianco, oppure "bianco non c'era il sole"
"vestito di rose di bosco confetto" anche questo si presta ad essere letto un più modi
persino "scura" si attribuisce naturalmente ad argilla, ma può diventare stato d'animo, se letta dopo una virgola, per esempio: scura ti ho amato
Ecco perché parlavo di concatenazione. E mi ripeto all'infinito: questo linguaggio, anche se in questo caso un po' abbondante, è pregevole in poesia. La mia perplessità è che tu, da principiante non lo sappia poi gestire, non sappia dare respiro a questo incalzare di doppie letture. Per ciò considero opportuno che il tuo percorso di base segua uno sviluppo graduale, partendo da un linguaggio più definito e una scansione più razionale. Sembreranno contraddizioni, perché per me la lirica deve contenere slegamenti, disordini, l'illogico e l'irrazionale. Tutti elementi di un'astrazione che però è estrapolazione dai suoi contrari. Legami, ordini, logica e ragione.
uhhhh mi fermo se no, o mi ripeto o mi perdo in argomenti troppo, troppo ampi... che dovrei togliere il freno alla ruota e scrivere per tutto il giorno
Mo' ho fatto la mia filippica. Spero che Sebastiano intervenga se non si sente d'accordo, almeno prima di pensarci hai due pareri. Ma anche Simone, ché discutere della poesia altrui fa bene alla propria.
Io concludo (è la cosa, Marina, di cui devi tenere conto, prima di tutto il resto) con la frase con cui ho iniziato:
Ebbene sono stata qui, a dirti cose secondo il mio modo di concepire la poesia. Per questo non verità assolute.
A rileggerti presto