che io ti voglio

Sulla porta che apre alla cucina mi racconti
del pasto frugale, e mi domandi quando resto sola
se sono sempre acqua o posso fermarmi
a guardarti adesso, e dire che non basta
avere nella mano la tua calligrafia
non basta la radice che spinge in alto il frutto;
che io ti voglio, discesa, spirito che mi bacia
lingua a tramandare, che s'arriva a una fonte
e poi si muore. Così devo dirti e poi parlarti
e poi lasciarmi stringere come fra due parole
di cui una più grande e l'altra, se ne ammanta

ah che passione! e nella stesura e nella lettura, l'ho letta d'un fiato, mamma mia quella strettoia fra due parole! pura magia!

Grazie Francesca, ti

è una scrittura che viene così, un po' dal cielo e impelle, nonostante questi miei giorni siano tutti volti all'attenzione dei miei ospiti (dei quali forse ho già detto).



... ed è strano, più si hanno cose da fare, più la scrittura si vuole insinuare

una scrittura che mi incanta fabella.