indifference

Uguale sbavatura d’infinito chiuso.
Stringe la finestra un cerchio nel suo giro, sapendo che non serve
butta gli angoli al fiume, sgocciola labbra aperte. Trovare qualcosa per. Qualcosa.

Si dilata e spande senza misura, cade schizzando la terra in spine
sul dorso, sotto i piedi
passi, nudi, verso
su, quella scala di ogni e sempre. Che arrampica, si snoda, ti svia
un cane in corsa guarda lontano e morde. Lune grasse del Sud , sottili d’Oriente.
Cellule in tremolio di chiesa sconsacrata, stanze di sassi e nubi, basse.

Questo paese di verde e nebbia, di vene bianche e magre, taglia le tele in lame
chiede mentre gonfia in vele la sua guerra zitta
nell’urlo assale le chiome in onde, fruscii sotto coperta.
Nessun nome. Ali incrociate di tortore ignare, seni arati in zolle rivoltate.
C’è la mia forma. Solca l’ ombra strappata sulle spalle
irraggiungibile, perenne

mattino d’alba
che non so che farne

Non possiamo uscire fuori dalla gabbia e ci diamo un tema, un verso, per rimanerci dentro senza troppe pene: un andare verso ciò che è finito e che eleviamo ad in-finito ripetersi (dissacrazione); e da cui la nostra forma è sempre lì da sempre mentre noi pensavamo fosse solo nostra, così come le pietre e le nuvole, basse.
C’è anche una marcia o un minuetto, o anche un quadro:

Si dilata e spande senza misura, cade schizzando la terra in spine
sul dorso, sotto i piedi
passi, nudi, verso
su, quella scala di ogni e sempre. Che arrampica, si snoda, ti svia
un cane in corsa guarda lontano e morde. Lune grasse del Sud , sottili d’Oriente.
Cellule in tremolio di chiesa sconsacrata, stanze di sassi e nubi, basse.


Mi era sfuggita, essendo al mare quando l’avevi postata.

È molto interessante la struttura in-definita nella sua finitezza e troncamenti vari; come l’infinito all’interno. Pensi di scriverne delle altre sul prosieguo? Sarebbe molto interessante il cammino.
Wittegenstein dice: Lo scrivere è come il camminare, e qui come se tu volessi cambiare passo.

Bravissima!