la fabbrica del dolore

Francesca Coppola
mercoledì 6 maggio 2009 17:46


l'inquieto irride il raccolto
e si fustiga di rimpianti e
scommesse partorite morte

affanni come riprese sotto
un lampione abbattuto piange
il vuoto minuscolo di un anello

e due denti hanno il costo di
un supermercato intero e sbornie
e parrucche sono finte al tatto

Non chiude questo casello carico
in un posto unico al sapore di
letargo e sgomento

E vorrei grattarmi il mento
come una persona perbene e
non sentirmi quest'afa addosso


Francesca Coppola

morgan4
mercoledì 6 maggio 2009 22:13

aiuto! continuo a leggere e non riesco a mettere insieme qualche frasetta saggia [SM=g27994] che incapace!! è che è una poesia grande, mi supera un po', cercherò di ritornarci perchè mi interessano gli accostmenti che fai (sicuramente ci sarà un nome tecnico ma io non so [SM=g28000] )
sì, anche io cerco di imparare a farli e qui ho parecchi esempi


sah, lascio spazio a commenti più degni [SM=g27994]


ignurant!! [SM=g7910]



bacio [SM=g27986]

simina


Francesca Coppola
giovedì 7 maggio 2009 10:32


Simina, non si tratta di alcuna tecnica... mmmm io non sono (perniente) una conoscitrice della poesia e delle sue forme. io scrivo e semmai modifico lo faccio solo in base al suono che mi sento.

Quello che nasce dalle mie dita, nasce da me, dalla non non conoscenza di me e di tutte quelle sfaccettature che mi trovo.

Ma mi trovi concorde nel dire, che questa mia ultima, mi supera un pò a livello di complessità e di significati.

In tutti i sensi,
grazie per l'attenzione.

Bacio a te [SM=g7831]


Ecat Mel
giovedì 7 maggio 2009 13:16
Una poesia complessa per le immagini e il senso che rimanda a molteplici significati, quello che mi lascia addosso è un senso di smarrimento e di fastidio, quasi, rappresentato dalla visione di un quotidiano che recita la menzogna, la falsità e che difficilmente si riesce a scrollare dal proprio vissuto.

Non è sempre facile l'interpretazione e me ne scuso in anticipo con l'autrice, credo che queste poesie nascono da stati d'animo, da "suoni" interiori, a volte di cui non si ha nemmeno coscienza, altre sono sensazioni e rimandi... ma ciò che conta in un testo ben scritto, ben riuscito, in una poesia è che questa susciti attenzione, perché magari un poco ci rappresenta e poi, chissà come, ci tocca emozionalmente dentro e allora quell'emozione, anche se non sai da dove è partita diventa tua... io la trovo bellissima [SM=g27985]
al_qantar
giovedì 7 maggio 2009 20:43
Re:
Francesca Coppola, 06/05/2009 17.46:



l'inquieto irride il raccolto
e si fustiga di rimpianti e
scommesse partorite morte

affanni come riprese sotto
un lampione abbattuto piange
il vuoto minuscolo di un anello

e due denti hanno il costo di
un supermercato intero e sbornie
e parrucche sono finte al tatto

Non chiude questo casello carico
in un posto unico al sapore di
letargo e sgomento

E vorrei grattarmi il mento
come una persona perbene e
non sentirmi quest'afa addosso


Francesca Coppola





Francesca, sempre più dentro, proprio dove comincia ad addensarsi il pensiero e si formano le prime tracce di protoparole.

Come si fa ad arrivare in quelle caverne?

ma la cosa che più salta alla vista sono gli accostamenti di un lessico apparentemente non complementare, non d'uso comunemente poetico, ma di grande effetto sonoro e, soprattutto emotivo.

Sei grande Ciccina (Francesca in catanese stretto) e questa grandezza sta proprio nella tua capacità di utilizzo di un vocabolario molto tuo.

Questa poesia è un bombardamento di immagini e suoni che a tratti rasentano l'inverosimile bretoniano, ma l'ultima strofa mi ha abbattuto completamente

Ti abbraccio

S


Francesca Coppola
venerdì 8 maggio 2009 10:32
Re:
Ecat Mel, 07/05/2009 13.16:

Una poesia complessa per le immagini e il senso che rimanda a molteplici significati, quello che mi lascia addosso è un senso di smarrimento e di fastidio, quasi, rappresentato dalla visione di un quotidiano che recita la menzogna, la falsità e che difficilmente si riesce a scrollare dal proprio vissuto.

Non è sempre facile l'interpretazione e me ne scuso in anticipo con l'autrice, credo che queste poesie nascono da stati d'animo, da "suoni" interiori, a volte di cui non si ha nemmeno coscienza, altre sono sensazioni e rimandi... ma ciò che conta in un testo ben scritto, ben riuscito, in una poesia è che questa susciti attenzione, perché magari un poco ci rappresenta e poi, chissà come, ci tocca emozionalmente dentro e allora quell'emozione, anche se non sai da dove è partita diventa tua... io la trovo bellissima [SM=g27985]




si parola chiave è la menzogna. Brava!
Il dolore, la maggior parte delle volte, deriva da una bugia. E la fabbrica, è semplicemente quella catena di montaggio che in continuazione costruisce, sapientemente o meno, questi prodotti fatti di parole o di azioni false, che cristallizzano rancore e brutti ricordi.


Si, mi rendo conto anche che l'interpretazione non è facile. Ma credimi, con quello che scrivo ti puoi sbizzarrire come vuoi. Quasi sempre hanno una indefinita quantità di significati. Indossala a seconda di come ti senti [SM=g27987]

Grazie! [SM=g7831]

Francesca Coppola
venerdì 8 maggio 2009 10:38
Re: Re:




Francesca, sempre più dentro, proprio dove comincia ad addensarsi il pensiero e si formano le prime tracce di protoparole.

Come si fa ad arrivare in quelle caverne?

ma la cosa che più salta alla vista sono gli accostamenti di un lessico apparentemente non complementare, non d'uso comunemente poetico, ma di grande effetto sonoro e, soprattutto emotivo.

Sei grande Ciccina (Francesca in catanese stretto) e questa grandezza sta proprio nella tua capacità di utilizzo di un vocabolario molto tuo.

Questa poesia è un bombardamento di immagini e suoni che a tratti rasentano l'inverosimile bretoniano, ma l'ultima strofa mi ha abbattuto completamente

Ti abbraccio

S




come si fa ad arrivare in quelle caverne Al, non lo so... credimi.
Certe volte soffro così tanto, che non mi sembra vero, tutto questo dolore. Non mi sembra neppure mio. E' come se mi caricassi di un fardello enorme, troppo oneroso per me, ma per forza di cose, lo devo accettare. Non so definirti questa sensazione e probabilmente mi chiudo talmente in me, da scavarmi dentro... e trovare la -mia- caverna.

Si, un mio vocabolario, perchè io parlo di me. Difficilmente parlo di cose accadute agli altri, di fatti successi altrove. Il vocabolario, deve essere mio, perchè io so quello che provo e riesco a paragonarlo con termini che probabilmente risultano inverosimili, di difficile interpretazione, ma li sento miei. E strano che più leggo quello che scrivo e più mi sento meglio rispetto a quella situazione. Mi libero.


Grazie di [SM=g27998]
[SM=g28003]

[SM=g7831]








elfo nero
lunedì 11 maggio 2009 23:34
Piaciuta
Di difficile interpretazione, ma la trovo mo,to sentita e ispirata.
[SM=g28002]
anumamundi.
lunedì 11 maggio 2009 23:54
Francesca, posso giocare con i versi e sottoporti questa rivisitazione del tuo testo?




Vorrei grattarmi il mento
come una persona perbene e
non sentirmi quest'afa addosso

Non chiude questo casello carico
in un posto unico al sapore di
letargo e sgomento

e due denti hanno il costo di
un supermercato intero e sbornie
e parrucche finte al tatto

affanni come riprese sotto
un lampione abbattuto piange
il vuoto minuscolo di un anello

l'inquieto irride il raccolto
e si fustiga di rimpianti e
scommesse partorite morte.




il_complice
martedì 12 maggio 2009 15:13
sai fra, la tua poesia (in generale ma questa non di meno) è insolitamente capace di farmi sbirciare coi tuoi occhi come se un po' fossero anche miei, quindi nostri, e leggendoti viene d'obbligo parlare di Complicità
ai più alti livelli
Francesca Coppola
martedì 12 maggio 2009 16:43


@Leo, puoi giocare quando e come vuoi con quello che scrivo! [SM=g27987] anzi ti dirò che anche come hai strutturato tu assume lo stesso significato... per me ovviamente! [SM=g27988]




@Fra, è quello che io voglio! portarvi nel mio mondo e farvi vedere quello che vedo io. [SM=g7831]


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