Francesca Coppola
venerdì 17 maggio 2013 23:02
avvicinarti e poi non chiedere niente
aprirmi ai tuoi occhi come uccelli migratori
alla vista della terra calda
lasciarsi sorprendere
quando la casa diventa gabbia coi parati
e tu sei intento a mordere girasoli
proprio come uno spaventapasseri
che non fa più paura
voltarsi a sbuffare felicità
nei pressi di radici sparse in aria
fabella
lunedì 20 maggio 2013 08:43
che morbidezza, Francesca, che semplicità. un testo che prende la forma del lettore, nel suo tratto così vibrato. non mi viene di spiegarlo meglio, perché la sensazione è quella di esserci stati in quelle immagini. per me è come se mi trovassi dentro ad alcuni quadri di Van Gogh
Francesca Coppola
mercoledì 22 maggio 2013 22:18
sì, Van Gogh, penso mi abbia influenzata in qualche modo, con lo sfondo sul piccì! semplicità, morbidezza ecco credo che siano le cose cui tendo... e se ciò ti perviene, sono a metà dell'opera!
un abbraccio e grazie sempre del tuo dire!
al_qantar
sabato 25 maggio 2013 20:41
Universalizzi sempre più Fra, e sempre più ti insinui in quella poesia capace di creare l'atmosfere aderente al lettore, come sostiene Fabella.
Non so se proprio mi ritrovo nel flusso "Van Gogh", che adoro per i suoi inquietanti colori e, per mia caratteristica, non riesce a rilassarmi del tutto. Mi ritrovo, invece in un ambiente post pavesiano, nelle vicinanze di quel Pavese riflessivo (non certamente di quello osservatore), cauto e tu, è come se riprendessi da poco più avanti di dove ha lasciato.
Ecco questa è stata la mia sensazione immediata!
Baciazzo
S
Francesca Coppola
martedì 28 maggio 2013 14:38
ecco la tanto famigerata universalità, quella in cui un lettore riesce a percepire ciò che vuole, ciò che sente più aderente a talune circostanze, alcuni stati d'animo in particolare.
E naturalmente questo crea in me, grande gioia.
Un abbraccio strettissimo ad entrambi!