Ecat Mel
domenica 2 agosto 2009 15:47

alle porte rientrava anonima
straniata ai volti - a simmetrie lontane
dai suoi polsi l e i - collinare
al dispiegarsi delle ombre - muoveva
appena i fuochi con i fianchi

gli occhi dilatati all'erta
dai soliti stereotipi - i diluvi universali
l'invasione di formiche su piazze
contaminate dai rumori - sotto ai letti
a un centimetro di pelle dagli umani
rincasati - loro sì ai riti quotidiani
di lenzuola

- folle - dicevano
una luna n e r a

l'epidermide abbassata al battere di segni
come un soffio - indolente
al doppio andare della morte
dolce l'afonia dell'acqua al suo richiamo mugolare

quando attraversava la materia - senza ali
negli ignoti
insonne
alle simulazioni del proscenio
al salto

'Skorpio'
domenica 9 agosto 2009 12:32
I

Sull'onda calma e nera dove dormono le stelle
La bianca Ofelia ondeggia come un grande giglio,
Ondeggia molto piano, stesa nei suoi lunghi veli...
Si sentono dai boschi lontani grida di caccia.

Sono più di mille anni che la triste Ofelia
Passa, bianco fantasma, sul lungo fiume nero;
Sono più di mille anni che la sua dolce follia
Mormora una romanza alla brezza della sera.

Il vento le bacia il seno e distende a corolla
I suoi grandi veli, teneramente cullati dalle acque;
I salici fruscianti piangono sulla sua spalla,
Sulla sua grande fronte sognante s'inclinano i fuscelli.

Le ninfee sfiorate le sospirano attorno;
A volte lei risveglia, in un ontano che dorme,
Un nido da cui sfugge un piccolo fremer d'ali:
Un canto misterioso scende dagli astri d'oro.


II

O pallida Ofelia! Bella come la neve!
Tu moristi bambina, rapita da un fiume!
I venti piombati dai grandi monti di Norvegia
Ti avevano parlato dell'aspra libertà;

E un soffio, torcendoti la gran capigliatura,
Al tuo animo sognante portava strani fruscii;
Il tuo cuore ascoltava il canto della Natura
Nei gemiti dell'albero e nei sospiri della notte;

L'urlo dei mari folli, immenso rantolo,
Frantumava il tuo seno fanciullo, troppo dolce e umano;
E un mattino d'aprile, un bel cavaliere pallido,
Un povero pazzo, si sedette muto ai tuoi ginocchi.

Cielo! Amore! Libertà! Quale sogno, o povera Folle!
Ti scioglievi per lui come la neve al fuoco:
Le tue grandi visioni ti strozzavan le parole
E il terribile Infinito sconvolse il tuo sguardo azzurro!


III

E il Poeta dice che ai raggi delle stelle
Vieni a cercare, la notte, i fiori che cogliesti,
E che ha visto sull'acqua, stesa nei suoi lunghi veli,
La bianca Ofelia come un gran giglio ondeggiare.



di Arthur Rimbaud
Ecat Mel
lunedì 10 agosto 2009 16:24
grazie
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