di fronte al non finito, penso sempre a Michelangelo. ai suoi prigioni che sembrano volersi liberare dalla materia, dal marmo che li imbriglia. ma anche alla pietà Rondanini, che il senso del non finito pervade, nelle scalpellate, in quel braccio lasciato da una scultura precedente. per me queste opere raggiungono il culmine del connubio arte/amore.
l'arte comunque sottintende una casualità, la non regola, che non è presente nelle opere giovanili del grande artista, che sono
ostentazioni di perfezione, di bravura
per arrivare dove, boh? forse a dire che l'amicizia è artigianato e l'amore è arte?
diciamo solo che periodicamente mi scatta la voglia di parlare di Michelangelo e i tuoi versi me lo hanno permesso.
Ti abbraccio forte, Vincenzo