tra bianco e nero

pierrot--
lunedì 15 ottobre 2007 13:19
Quel nero che mi tinge
non ha sbiadito il sole
tolto l’acqua alla terra
Stupiscono i riflessi di perline
e le mosche nella pupilla ferma
seguono vaghe lune,
pelle tesa e battuta
nei colpi del suo tempo.
Sul cerchio delle pietre intorno al fuoco
si unisce un seno lungo a un ventre gonfio
ho solo questo figlio
e voi
che mi guardate
mentre lo perdo
el_greco
martedì 16 ottobre 2007 14:02
Ci sono Poesie che hanno bisogno di un metabolismo accelerato, che le assimili in un attimo.
Ce ne sono altre che ci pongono davanti a quegli squarci di vita, quegli spaccati su mondi che pensiamo non appartenerci solo perchè lontani dalla nostra quotidianità che, invece, presuppongono la capacità di guardare attraverso un obbiettivo fotografico che abbia il potere di condurci per mano in realtà delle quali altrimenti ignoreremmo l'esistenza.

Questa è forse una delle rare volte che la poesia riesce a far percepire le immagini viste attraverso la lente di una macchina fotografica.

Anche io, ho sempre pensato alla violenza che si perpetra ai danni di coloro che vengono immortalati solo perchè rappresentano la "diversità".
Per fortuna non è sempre così, esistono anche persone che si dedicano a questa attività per documentare in maniera inequivocabile il risultato dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Esistono persone che attraverso l'immagine di quel seno avvizzito e dei corpi di bambini deformati dalla malnutrizione, con pancini gonfi e arti scheletriti, cercano di sensibilizzare l'altra parte del mondo, quella con il ventre gonfio dall'eccesso di cibo.

Brava Lucia, davvero dei gran bei versi. [SM=g28002]

pierrot--
mercoledì 17 ottobre 2007 11:17
Grazie Greco..

So la funzione sociale e divulgativa. Ma penso sempre e spero che qualcosa resti in chi spesso non può fare a meno di essere ritratto nella più grande intimità.

[SM=g28003] un sorriso
ormedelcaos
giovedì 18 ottobre 2007 12:08


e voi
che mi guardate
mentre lo perdo



dove la durata sembra smarrirsi nell'indefinito (mentre), l'umanità perde il senso, non emozionandosi, ma solo curiosando e sbadigliando, che nulla fa per soccorrere il dolore

l'occhio del mondo assolve il compito (?) dell'arte e della cronaca quale specchio asettico della realtà

molto bella.




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