quando ti chiamano ma resti
come un muro dietro a un quadro
per cercare nella cenere
Sottolineo che le mie riflessioni sono legate a questi versi in particolare ed esulano dal contesto della poesia
e ripeto quello che già scrissi:
"Sarà perché parli dell'illusione della tela, di una profondità di campo fittizia"
Ecco già si parlava, anni or sono, col mio maestro, pittore e scultore, di quanto la pittura limiti i suoi contenuti su un piano illusorio, perché bidimensionale e come tutto, in pittura sia destinato a ripetersi e la ricerca a finire. Il concetto che esprimi tu è proprio quello di una fine, che cerca nel “dietro al quadro” una verità. Dietro a quella profondità illusoria, che oggi, riprendendo dopo giorni questo commento da terminare, non mi riporta più al discorso arte.
Infatti era in sospeso per essere terminato con l’analisi dell’opera di L. Fontana, delle sue tele tagliate che lasciano intravedere l’ambiente dietro e diventano tramite tra la pittura piatta e il tuttotondo della scultura. Ecco l’ho fatta molto breve perché mi è venuto in mente invece, un aggancio di tipo sociale.
Semplicemente il mondo che mostra la TV e che attrae tante persone che stanno male, all’estero, per venire nel nostro paese. Ci sono popolazioni che conoscono benissimo l’italiano, a furia di guardare la nostra televisione. -ma come si spazia con questa tua poesia, Vincenzo- Rileggendo la poesia si può leggere anche in questa chiave, vedo. Ma pensa te. Un richiamo a certe persone davvero sfortunate, che credono nei sogni, in una vita più facile e si ritrovano sulla strada a battere o costretti a offrirsi all’illegalità, una volta arrivati nel nostro paese.
Vedi che c’è?
è l'ombra che lascia una parola
nella scia ingiusta del sogno
ma ci può stare anche in tutta la prima parte,
mi arriva
come una voce di paese
una vertigine
si è alzata senza vento
tra le anche dei nuovi palazzi
quella vertigine dell’ignoto, quell’alzarsi senza vento, come voce di paese che ci arriva a ogni curva, con la quale impariamo a convivere a ogni angolo di strada
ci sta, ci sta! Per tornare poi alla cenere, che trovano in certe situazioni di miserie e di disagio, proprio scavata nel concreto (muro), dietro l’illusione di un vetro di tv (quadro)
Ecco dove sono arrivata. Così alla buona. Che ne dici, Francesca?
E tu, Vincenzo?